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Il Signore degli Anelli – Le due torri reclama a sé nuovi e tragici eroi

Il film di mezzo di una Trilogia ha l’arduo compito di continuare il viaggio del primo capitolo, per poi prepararlo alla sua conclusione. Obiettivo raggiunto da Le due torri in modo a dir poco eccellente.
Recensione film Il Signore degli anelli - Le due torri

Il 16 gennaio del 2003, in Italia, approdò il secondo encomiabile capitolo della celebre trilogia scritta e diretta da Peter Jackson, ovvero Il Signore degli Anelli – Le due torri. L’epico viaggio di Frodo, per distruggere l’Unico Anello e salvare la Terra di Mezzo, si arma di uno sviluppo narrativo ramificato, contando su un nuovo fondamentale personaggio e su una battaglia divenuta ormai leggenda.

La trama di Il Signore degli Anelli – Le due torri, il secondo film della trilogia di Peter Jackson

Il secondo film della Trilogia, basata sull’omonima opera fantasy di J. R. R. Tolkien, riprende la visione proprio da dove si era momentaneamente interrotto il precedente La Compagnia dell’Anello. In seguito alla caduta di Gandalf a Moria nello scontro con il Balrog, il gruppo partito da Gran Burrone si è ufficialmente diviso su più fronti. Da una parte infatti Aragorn, Legolas e Gimli partono alla ricerca di Merry e Pipino, con l’obiettivo di salvare i due hobbit rapiti dagli Uruk-hai di Saruman, incontrando il popolo di Rohan alle prese con l’avvelenamento della mente del Re.

Proprio i 2 hobbit, nel frattempo, riescono a liberarsi dalle grinfie dei loro assalitori trovando rifugio presso la misteriosa foresta di Fangorn, trovando un nuovo alleato sul confine con Isengard. Ma l’attenzione è ovviamente rivolta anche e soprattutto sul viaggio di Frodo e del fedele Sam, nella loro missione la quale si rivela sempre più pericolosa. Sul cammino dei due valorosi hobbit si frappone un nuovo sinistro personaggio, Gollum, il quale si offre di accompagnarli verso Mordor attraverso strade che solo lui conosce. Un personaggio dal doppio volto, imprevedibile, che si rivelerà determinante per la missione in un modo o nell’altro.

Recensione film di Peter Jackson Le due torri

La recensione di Il Signore degli Anelli – Le due torri: la Compagnia si sfalda ma l’epica di Tolkien splende ancora

Esattamente come per la recensione del precedente tassello della trilogia di Peter Jackson, La Compagnia dell’Anello, anche Il Signore degli Anelli – Le due torri meriterebbe di far parte di uno sguardo unitario l’intera opera del regista neozelandese. Ciò non toglie come, il film distribuito negli U.S.A. nel dicembre 2002, abbia speciali frecce al suo arco, addirittura più efficaci di quelle scagliate dalla mira infallibile di Legolas.

Innanzitutto, se La Compagnia dell’Anello rappresenta l’inizio del viaggio (inaspettato) dell’eroe, Le due torri continua quello stesso percorso scegliendo di prediligere una strategia narrativa decisamente differente. Se infatti nel primo film il focus è quasi completamente rivolto verso il protagonista interpretato da Elijah Wood, questo secondo capitolo non solo introduce altri fondamentali caratteri, ma presenta più di un vero protagonista. Non più dunque LA Compagnia, dissolta tra i fatali colpi del nemico, ma LE Compagnie.

Ben tre sono infatti i filoni narrativi principali tracciati da Jackson e squadra, sottolineando un enorme spessore nel lavoro di scrittura e di montaggio che ha permesso a ciascuna “sottotrama” e ciascun personaggio di ricevere il giusto e degno peso specifico all’interno della visione. Jackson coccola i suoi protagonisti, i quali acquisiscono in un modo o nell’altro pari importanza nella macroeconomia narrativa della Trilogia, tanto per la necessaria Missione di Frodo, quanto per quella di Aragorn e di un redivivo Gandalf nel ribaltare le sorti di Rohan, per non dimenticare la speciale alleanza tra hobbit ed Ent nella distruzione di una delle Due Torri.

Il capitolo di mezzo quindi, quello che ottiene onere ed onore nel legare inizio e fine del viaggio, riesce incredibilmente ad impreziosire lo svisceramento narrativo della Trilogia, facendo crescere i propri personaggi, presentando più di un villain da sconfiggere e diverse circostanze fantastiche o meno a cui adattarsi. Da quest’ultimo punto di vista, inoltre, resta a dir poco “magico” come Jackson riesca ad imprimere il suo gusto fantasy in ogni inquadratura pur sfruttando prevalentemente mezzi artigianali e paesaggi mozzafiato della Nuova Zelanda.

Per quanto riguarda infatti il lato più prettamente tecnico, su Le due torri ci sarebbe poco da aggiungere rispetto al già perfetto bagliore visivo e sensoriale vissuto con il primo capitolo, facente sempre parte della leggendaria operazione chiamata Il Signore degli Anelli. Eppure non si dovrebbe mai finire di tessere le lodi di questo film, non soltanto per la confermata meraviglia visiva ma anche per lo sfoggio di una produzione colossale. Gli scenari riportati su schermo da Jackson sono certamente frutto di un importante e determinante utilizzo di effetti speciali, dai centellinati green screen all’operazione di dare vita al Fosso di Helm (senza dimenticare la costruzione di un personaggio che verrà menzionato successivamente) ma, ancora una volta, il fantasy respira di fortissimo realismo. Così facendo le sterminate praterie di Rohan sono quelle del distretto di Ashburton, la fitta foresta di Fangorn si trova nel Parco nazionale del Fiordland, il già citato Fosso di Helm è un modello appositamente costruito, senza considerare l’altissimo numero di comparse con annesse armature, armi e costumi.

Arrivando all’olifante nella stanza, impossibile non spendere un commento su una delle migliori sequenze di battaglia della storia del cinema, tanto per la caratura di tecnica registica impegnata quanto nel perfetto utilizzo appunto di analogico e digitale per dare vita ad un epico teatro di valorosi guerrieri. Tutti gli incredibili 40 minuti della battaglia al Fosso di Helm, nei quali lo stesso Jackson compare in un altro dei suoi cameo, compongono un vero e proprio manuale per ogni war-movie che si rispetti, nei quali la spettacolarizzazione action – particolarmente marcata e dinamicamente ritmata – non sacrifica il pathos dei suoi protagonisti ma lo valorizza.

Recensione film Il Signore degli Anelli - Le due torri Gollum

La recensione di Il Signore degli Anelli – Le due torri: il mio tesssoro!

Oltre alla celebre battaglia, che vede vincitrice la fazione della Resistenza della Terra di Mezzo contro le forze di Saruman, sono innumerevoli i momenti che sprigionano vera epica dallo schermo, non soltanto la possente ultima marcia degli Ent, ma anche il ritorno non del Re ma dello Stregone Bianco. Ancora una volta, al centro di queste emozionanti e potentissime immagini vi sono i personaggi de Il Signore degli Anelli, che qui acquistano maggiore spessore e profondità oltre a crescere di numero.

Per quanto riguarda il primo aspetto, quello di costruzione ed evoluzione psicologica, i protagonisti già mostrati ne La Compagnia dell’Anello vengono praticamente tutti arricchiti di nuove abilità ed emozioni. Frodo e Sam continuano il loro viaggio senza sosta, continuando a scoprire gli orrori della Terra di Mezzo facendo affidamento unicamente alla fiducia reciproca. Aragorn si ritrova immischiato in una circostanza regale, che lo porta inesorabilmente a fare ulteriormente i conti con il proprio passato, la propria linea di sangue ed i tormenti del cuore. Merry e Pipino, linee comiche della Compagnia per via della loro inettitudine a valorose missioni di questo tipo, diventano condottieri nella guerra contro Isengard per vincere la paura e per onorare l’impegno dei loro amici. Il ritrovato Gandalf, inoltre, è quello che più di tutti stravolge radicalmente i suoi connotati non solo fisici: da spaesato, impotente e pauroso Gandalf il Grigio, la sua nuova missione come Gandalf il Bianco lo porta ad essere non solo sicuro di sé ma, soprattutto, dispensatore di forza e coraggio verso gli altri, con il “fuoco” della speranza che continua a soffiare nelle sue parole.

Come “capitolo di mezzo”, Le due torri non porta a casa semplicemente il suo compitino, ma accresce in questo modo l’importanza dello sviluppo narrativo attraverso il peso specifico rivolto ai suoi personaggi, che continuano a crescere e ad evolvere lungo il cammino, finendo per incontrarne altri fondamentali. Il primo da citare è sicuramente il formidabile Theoden di Bernard Hill, per quello che più si avvicinerebbe alla rappresentazione più pura del Re sullo schermo: forte, valoroso, onorevole ma, tuttavia, altrettanto fragile ed impaurito di non riuscire ad avere le necessarie capacità di leader per salvare il suo popolo, la sua famiglia, che acquisirà connotati ancor più tragici nella conclusione della Trilogia.

Subito dopo il Re, giunge così a suo sostegno la scudiera di Rohan di quella Eowyn con il volto di Miranda Otto, che già da sola metterebbe fatalmente a tacere tutte le insensate dispute sul ruolo dei personaggi femminili. Se infatti Theoden è la perfetta rappresentazione del sovrano, quello della valorosa guerriera si avvicinerebbe invece a quella della principessa indomabile che lotta contro il male ed il pregiudizio su di lei per vedere riconosciuta la libertà, sua e del suo popolo, della sua famiglia. Alle altre new entry di questo secondo capitolo non si vogliano togliere meriti – sia per la caratterizzazione in sede di scrittura e sia per l’interpretazione attoriale, contando personaggi del calibro dell’Eomer di Karl Urban, l’emozionante Faramir di David Wenham, del viscido Grima di Brad Dourif o il meraviglioso Barbalbero e di tutta la sua razza – ma la scena viene completamente rapita dall’ingresso di un nuovo cruciale personaggio.

Si lasciano momentaneamente da parte tutte le considerazioni riguardanti la costruzione tecnica di Gollum, con la stupefacente interpretazione di Andy Serkis che grida ancora vendetta per la campagna Oscar, ma ci si vuole soffermare sul cuore del personaggio creato da Tolkien ed introdotto nella Trilogia da Jackson. Gollum, ai posteri, è quello che si rivela essere il più importante per le sorti della Terra di Mezzo, senza il quale Frodo non avrebbe mai raggiunto vivo il Monte Fato, nonostante i “contrattempi” lungo il percorso. <<Il mio tesssoro!>> è ormai una delle citazioni più abusate nella storia del cinema, per un personaggio profondamente stratificato che non gode solo di una presentazione estetica di fortissimo impatto ma anche di una psicologia marcatamente viscerale.

Gollum incarna il continuo dualismo tra Bene e Male, la corruzione morale dell’essere umano e l’estenuante lotta verso i propri impulsi e la propria natura. Un saggio stregone affermò come il suo cuore gli abbia suggerito che Gollum avrà ancora una parte da recitare, nel bene o nel male, prima che la storia finisca, perché dopotutto nemmeno i più saggi conoscono tutti gli esiti. Un personaggio quello di Gollum infatti sfuggevole, imprevedibile, colui che stringerà un rapporto ancor più intimo con il protagonista rispetto al fedele Sam, proprio a causa di quel fatale legame non richiesto, non desiderato, ma necessario che li accomuna. Un mostruoso e corrotto Virgilio accompagnatore del suo Dante per l’Inferno di Mordor, che segna il suo ingresso nella storia del cinema e che in questo film, prima della perfetta chiusura del suo cerchio, regala sequenze a dir poco emozionanti e memorabili al chiaro di luna.

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Il Signore degli Anelli - Le due torri locandina del film
Il Signore degli Anelli - Le due torri
Il Signore degli Anelli – Le due torri

Il secondo film della leggendaria trilogia di Peter Jackson lega perfettamente inizio e conclusione di un viaggio epico, caratterizzato da fantastica magniloquenza visiva e solidi personaggi.

Voto del redattore:

10 / 10

Data di rilascio:

16/01/2003

Regia:

Peter Jackson

Cast:

Elijah Wood, Ian McKellen, Viggo Mortensen, Sean Astin, John Rhys-Davies, Bernard Hill, Christopher Lee, Billy Boyd, Dominic Monaghan, Orlando Bloom, Miranda Otto, David Wenham, Brad Dourif, Andy Serkis

Genere:

Fantastico, avventura, azione, epico, drammatico

PRO

Eccezionale il lavoro svolto sul parallelo sviluppo narrativo di diverse ambientazioni e personaggi in scena.
I “vecchi” personaggi vengono notevolmente arricchiti e quelli “nuovi” impattano immediatamente nella narrazione con grande peso specifico.
Magniloquente l’esperienza visiva e sensoriale dell’intera Trilogia che conferma la sua valenza epica anche in questo capitolo di mezzo.
La battaglia del Fosso di Helm è storia del cinema.
Nessuno.