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Recensione: The Amazing Spider-Man 2 – Il Potere Di Electro: il sequel di Marc Webb

The Amazing Spider-Man 2 – Il Potere Di Electro alza la posta della saga realizzata da Marc Webb.
The Amazing Spider-Man 2 - Il Potere Di Electro: la recensione del sequel di Marc Webb

Dopo l’ottimo riscontro di The Amazing Spider-Man, la Columbia decide di dare completa luce verde allo sviluppo del sequel, intitolato The Amazing Spider-Man 2: Il Potere Di Electro. Il secondo capitolo, che vede il ritorno di Marc Webb alla regia, è il film sul personaggio Marvel più controverso di sempre.

La trama di The Amazing Spider-Man 2 – Il Potere Di Electro

Ispirato sia ai fumetti reboot della saga Ultimate scritta da Brian Michael Bendis che alle storie classiche di Stan Lee e Steve Ditko, The Amazing Spider-Man 2: Il Potere Di Electro è il secondo ed ultimo capitolo della saga reboot con protagonista Andrew Garfield. Il cinecomic presenta la seguente trama:

Peter Parker continua a proteggere gli abitanti della città di New York attraverso le vesti del vigilante mascherato noto come Spider-Man. La fidanzata di Peter è Gwen Stacy ed i due si amano estremamente, ma il loro rapporto si incrina quando Peter ha sempre più paura di metterla in pericolo, mancando la promessa fatta al padre della ragazza prima di morire. Nel frattempo Max Dillon, un impiegato della Oscorp, cade in una vasca piena di anguille elettriche in un incidente sul lavoro. La tragedia lo trasforma in Electro, un uomo fatto di elettricità capace di assorbire l’energia di New York, diventando potente e pericoloso. Come non bastasse, Harry, il miglior amico di Peter, sta morendo a causa di una malattia genetica ed ha bisogno del sangue di Spider-Man, mentre Peter è deciso a scoprire una volta per tutte la verità sulla morte dei suoi genitori, trovando dei segreti oscuri.

Recensione: The Amazing Spider-Man 2 - Il Potere Di Electro: il sequel di Marc Webb

La recensione di The Amazing Spider-Man 2 – Il Potere Di Electro

Marc Webb presenta un notevole miglioramento nella sua impostazione registica attraverso scelte visive che sono eleganti e ben studiate. Le oscillazioni di Spider-Man tra i grattacieli di New York sono bellissime ed il regista fa un interessante uso della CGI per aumentare gli oggetti presenti in scena che si scagliano contro i personaggi, creando un ottimo effetto tridimensionale che aumenta la tensione ed il dinamismo dell’azione. La messa in scena del senso di ragno è forse la più bella che sia mai stata mostrata sul personaggio: Marc Webb utilizza il rallenty per creare lunghi piano sequenza che inquadrano numerosi gruppi di persone fino a focalizzarsi sui dettagli delle lame e dei flussi di energia che stanno per colpirli, facendo capire al pubblico che Spider-Man ha pochi secondi prima che queste persone siano tra le braccia della morte… per poi interrompere la slow motion nelle inquadrature successive, enfatizzando l’abilità del supereroe nel prendere le situazioni con le proprie mani salvando più individui con una velocità impressionante. La colonna sonora di Hans Zimmer è una delle migliori mai realizzate per un cinecomic e non fa rimpiangere il lavoro svolto da Danny Elfman nella trilogia di Sam Raimi.

Un altro grande miglioramento è il tormento di Spider-Man nel riuscire a gestire una vita da supereroe senza mettere in pericolo le persone che ama, con scene in cui lui deve scegliere tra ciò che vorrebbe e le sue responsabilità come vigilante. Il rapporto tra lui e Gwen è ben gestito e mostra l’esperienza di Webb come regista di commedie romantiche, attraverso espedienti simpatici che lasciano spazio anche a fragilità umane ed elementi drammatici. I personaggi infatti cercano di distaccarsi il più possibile perché sono spaventati dalle costanti difficoltà legate alla vita difficile che inizialmente avevano scelto, ma nei loro occhi (attraverso sguardi espressi dalle splendide performance di Andrew Garfield ed Emma Stone) è estremamente visibile il desiderio che provano l’uno nell’altro, il quale appare credibile e realistico. Peter Parker e Gwen Stacy sono infatti adolescenti che guardano il loro futuro con pessimismo mentre, allo stesso tempo, sono spinti dalla speranza che presto le cose si aggiustino, qualsiasi sia la scelta che prima o poi prenderanno. A questo concetto si unisce la rappresentazione di Spider-Man come simbolo della speranza stessa, con tante persone che si sentono al sicuro sapendo che qualcuno è pronto a prendere la decisione giusta in una città sempre più afflitta dal crimine, elemento che nel film precedente era poco approfondito e che qui sembra aver trovato la giusta vitalità.

The Amazing Spider-Man 2: Il Potere Di Electro - La recensione del sequel con Andrew Garfield

I villain di The Amazing Spider-Man 2 – Il Potere Di Electro

Max Dillon (interpretato da un eccellente Jamie Foxx) è un personaggio molto interessante, dal momento che si tratta di una persona emarginata che viene ignorata dalle persone appartanenti all’alta società e che vede anche lui in Spider-Man un punto di riferimento proprio perché lui si prende cura di tutte le persone. Al di là della discutibile messinscena del suo incidente, mostrato senza alcuna credibilità (un tecnico esperto non può finire fulminato perché ha cercato di sistemare dei fili estremamente pericolosi a mani nude), Max diviene ancora più promettente nel momento in cui si trasforma in un villain. Non solo la sua emarginazione aumenta essendosi trasformato in una persona fatta di energia venendo visto come essere deforme, ma il suo desiderio di connettersi all’elettricità di New York, potendo dominare tutta la città, è una reazione estrema all’essere stato ignorato così tanto. Divenendo padrone dell’energia, Electro non sarà più invisibile e potrà essere ammirato come un dio, passando da emarginato a totale dittatore reazionario che sarà sempre al centro dell’attenzione di tutti. Inoltre l’applicazione dei suoi poteri, che lo fanno sembrare invincibile, lo rendono anche estremamente inquietante. Nonostante sia un antagonista efficace, la figura di Electro ha un limite nel suo rapporto con Spider-Man, il quale muta all’improvviso quando fraintende che il supereroe non voglia aiutarlo, un elemento affrontato in maniera frettolosa e che non verrà più ripreso.

Anche la caratterizzazione di Harry (interpretato da un bravissimo Dane DeHaan) viene presentata in modo estremamente efficace, con l’idea di un ragazzo che non ha mai conosciuto l’amore paterno e che si attacca a Peter come unica persona di valore in un mondo formato da gente che se ne approfitta di lui, nonché come unica speranza di salvezza nel momento in cui ha bisogno di contattare Spider-Man dopo aver scoperto una possibile cura alla sua malattia. Harry è un personaggio molto ambiguo, poiché viene sempre mostrato come un bravo ragazzo, ma la disperazione della sua morte imminente lo spinge ad essere sempre più impulsivo, divenendo una figura tragica. La sua trasformazione in Green Goblin (togliendo il suo brutto design) è il risultato della rabbia creata dal credere di essere stato abbandonato, fornendo un’interessante analogia con Electro. In questa interessante psicologia del personaggio c’è una grave falla nel rapporto tra lui e Peter: il fatto che quest’ultimo si rifiuti di donare il sangue ad Harry per la paura di ciò che potrebbe succedere non ha alcun senso. Peter ha paura che Harry muoia a causa di effetti collaterali con il suo DNA, ma questo espediente non è credibile dal momento che il suo sangue è l’unica remota possibilità di quella che viene presentata come malattia incurabile. Perché quindi dovrebbe rifiutarsi di aiutare Harry per paura che muoia, quando l’unica alternativa per il suo amico è la morte stessa? Sarebbe stato molto più interessante se Peter avesse accettato e fosse stato il suo sangue stesso a trasformarlo in Goblin, creando maggiore pathos.

The Amazing Spider-Man 2 - Il Potere Di Electro: la recensione del cinecomic con Andrew Garfield

L’eccesso di The Amazing Spider-Man 2 – Il Potere Di Electro

Il grande problema del cinecomic è l’eccessiva presenza di numerosi elementi tutti potenzialmente efficaci che si mischiano troppo tra di loro: sia le vicende di Harry che quelle di Electro fanno fatica a coesistere insieme e più volte sembra che il film passi da una sottotrama all’altra con difficoltà, costringendo sé stesso ad interrompere una vicenda per fare spazio ad una scena apparentemente scollegata più volte. Ciò è causato dall’eccessivo numero di personaggi, soprattutto gli antagonisti della Oscorp, mostrati come dei semplici uomini d’affari senza scrupoli, che non servono a nulla al di là di aggiungere altre scene di tensione. La stessa cosa vale per tutta la vicenda dedicata alle indagini di Peter sulla figura dei suoi genitori, la quale vorrebbe aggiungere maggiore intensità al personaggio per esplorare le origini dei suoi poteri, ma finisce soltanto per appesantire la narrazione e di rallentare troppo il ritmo. Sicuramente la volontà di Marc Webb era quella di dare a Peter un punto di riferimento, facendo redimere la figura di suo padre, per avere maggiore forza esattamente come i cittadini vedono in lui il simbolo della speranza, ma la cosa è abbastanza inutile dal momento che il punto di riferimento sono già lo zio Ben e la stessa Gwen, senza contare la bellissima figura di Zia May che viene maggiormente approfondita.

Tuttavia è impossibile non citare il finale, il quale rappresenta una delle scelte più coraggiose che siano mai state intraprese in un cinecomic per il grande pubblico. Ciò che accade nell’ultimo combattimento è una sequenza con un dramma di rara intensità per un film di supereroi, il quale sovverte la caratterizzazione di Spider-Man, rendendolo ancora più fragile e interessante. Qualcuno potrebbe dire che non sia un grande atto di coraggio essere fedeli ai fumetti (specialmente quando si tratta di una delle cose più famose legate al personaggio), ma è facile rinunciare alla fedeltà degli albi se ciò porta ad un possibile allontanamento del pubblico, trattandosi di una scelta poco commerciale e che non viene intrapresa quasi mai dai blockbuster destinati a tutta la famiglia. Per questo il finale di The Amazing Spider-Man 2, che sottolinea il concetto dell’importanza di ricominciare a vivere quando si è completamente afflitti dalle difficoltà, è sicuramente una cosa che bisogna lodare.

The Amazing Spider-Man 2 - Il Potere Di Electro: la recensione del film con Andrew Garfield

The Amazing Spider-Man 2: Il Potere Di Electro è un cinecomic afflitto da grossi problemi causati dall’eccessiva quantità di sottotrame che mette troppa carne al fuoco, sprecando i ruoli di personaggi importanti che avrebbero potuto avere maggiore intensità. Tuttavia il sequel presenta comunque nuovi lati interessanti sul personaggio che, uniti ad alcune scelte coraggiose, rendono l’opera piacevole da guardare e superiore al film precedente.

3,5
Rated 3,5 out of 5
3,5 su 5 stelle (basato su 2 recensioni)
The Amazing Spider-Man 2 - Il Potere Di Electro: la recensione del cinecomic di Marc Webb
The Amazing Spider-Man 2: Il Potere Di Electro
The Amazing Spider-Man 2: Il Potere Di Electro

Peter Parker ha difficoltà a gestire la sua vita da Spider-Man, soprattutto quando il suo migliore amico Harry sta morendo ed un nuovo nemico di nome Electro appare.

Voto del redattore:

6.5 / 10

Data di rilascio:

31/03/2014

Regia:

Marc Webb

Cast:

Andrew Garfield, Emma Stone, Jamie Foxx, Dane DeHaan, Embeth Davidtz, Campbell Scott, Paul Giamatti, Colm Feore

Genere:

Supereroistico, action, fantascienza, drammatico

PRO

L’abilità registica di Marc Webb
Il rapporto tra Peter Parker e Gwen
La caratterizzazione di Electro
Il coraggioso finale
L’eccessiva quantità di sottotrame
Il rifiuto assurdo di Peter nell’aiutare Harry
Il mancato sviluppo del rapporto tra Electro e Spider-Man
La carenza di ritmo