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Rebel Moon – The Director’s Cut non ha senso e rende Zack Snyder la parodia di se stesso

Zack Snyder torna con Rebel Moon – The Director’s Cut, operazione che si dimostra essere estremamente discutibile.
Rebel Moon The Director's Cut: cosa cambia

Su Netflix sono uscite le versioni integrali dei primi due capitoli di Rebel Moon diretti da Zack Snyder. Se già i due film non avevano convinto parte della critica, in virtù di una serie di elementi che sembravano più opera di mosaico e di citazionismo fine a se stesso, è con le director’s cut che è possibile ragionare d’insieme, considerando anche quale momento stia vivendo il cineasta statunitense che – ottenuto il supporto e il lasciapassare di Netflix – ha deciso di perseguire con la sua strada che rimanda, pur con un senso completamente differente, alla Zack Snyder’s Justice League. In questo specifico caso, allora, si può parlare semplicemente di un montaggio più lungo o dietro questa operazione si cela un ragionamento diverso dal solito? A seguire l’analisi di Rebel Moon: The Director’s Cut.

Che cos’è il fenomeno Rebel Moon – The Director’s Cut, tra libertà creative e becero marketing

Nel definire l’operazione della Director’s Cut di Rebel Moon completamente inutile e insensata, bisogna fare innanzitutto un passo indietro: Rebel Moon è il primo capitolo di un’omonima trilogia realizzata da Zack Snyder, il quale si pone l’obiettivo di creare una saga colossal ispirata a Star Wars ed a I Sette Samurai di Akira Kurosawa. Ogni capitolo della trilogia, prodotta interamente da Netflix, è diviso in due parti, per un risultato finale di ben 6 film e – a questo punto c’è bisogno di attenderselo – relative director’s cut che portano il computo finale a 12 prodotti differenti che portano la firma dello statunitense. Inizialmente sono state rilasciate sulla piattaforma le due parti del primo capitolo, intitolate Rebel Moon – Parte 1: La Figlia Del Fuoco e Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice. Successivamente Netflix ha rilasciato un montaggio alternativo del primo capitolo, il quale si intitola Rebel Moon: The Director’s Cut e che a sua volta è diviso in due parti, le quali hanno cambiato titolo per dare al pubblico l’impressione di star guardando due prodotti diversi: infatti, attualmente, si intitolano Rebel Moon – Parte 1: Calice Di Sangue e Rebel Moon – Parte 2: La Maledizione Del Perdono.

Rebel Moon: The Director’s Cut è stato pubblicizzato da Netflix come il montaggio definitivo di Zack Snyder personalmente approvato da quest’ultimo, a differenza delle versioni cinematografiche rilasciate inizialmente. La cosa potrebbe confondere, dal momento che Netflix, quando sceglie di finanziare autori, è nota per lasciare libertà creativa sulla produzione (almeno prima delle nuove regole). Infatti non esistono versioni alternative dei film prodotti dalla major e Rebel Moon: The Director’s Cut attualmente rappresenta l’unica eccezione. Lo stesso Zack Snyder aveva già lavorato in precedenza con Netflix realizzando Army Of The Dead, uno dei titoli di maggior successo della piattaforma e, nell’occasione della sua uscita, l’autore aveva dichiarato che la sua director’s cut dello zombie movie era esattamente quella rilasciata per il grande pubblico, avendo ricevuto carta bianca dalla major come nessun altro film nella sua carriera.

Se Army Of The Dead si è rivelato essere una scommessa vinta per Netflix, come mai Zack Snyder ha rilasciato due montaggi per Rebel Moon: The Director’s Cut? Stando a quanto dichiarato dal regista, il motivo è stata l’influenza di Zack Snyder’s Justice League. Il fenomeno social che è divenuto il cinecomic ha attirato l’attenzione dei dirigenti di Netflix, i quali hanno chiesto all’autore di rilasciare una director’s cut di Rebel Moon proprio per sfruttare il clamore suscitato dal film del defunto DC Extended Universe, poiché la reazione dei fan del regista avrebbe potuto fare comodo all’algoritmo della piattaforma. Tuttavia tale operazione si è rivelata vincente?

Rebel Moon - The Director's Cut: non ha senso e non serve a nulla

Cosa cambia in Rebel Moon – The Director’s Cut e perché l’intera operazione è totalmente inutile

Il primo cambiamento di Rebel Moon: The Director’s Cut è il fatto che il film sia vietato ai minori, diversamente dal montaggio originale delle prime due parti. La presenza di scene splatter e di scene esplicite di sesso è stata usata da Netflix per pubblicizzare una pellicola che, nella versione finale del regista, avrebbe avuto un’impostazione più adulta. Inoltre la durata di Rebel Moon – Parte 1: Calice Di Sangue è di 204 minuti (contro i 134 di La Ragazza Di Fuoco) mentre la durata di Rebel Moon – Parte 2: La Maledizione Del Perdono è di 173 minuti (contro i 122 di La Sfregiatrice). La maggiore durata permette, secondo Zack Snyder, un maggiore approfondimento dei personaggi e la presenza di scene inedite che accrescono la mitologia. L’operazione sembra simile a quella di Zack Snyder’s Justice League, final cut che dura 242 minuti contro i 120 della versione cinematografica, ma in realtà si tratta di qualcosa di completamente diverso. Justice League è stato un progetto estremamente travagliato, il quale ha portato all’abbandono del suo autore ed ha portato al subentramento del regista Joss Whedon, che ha preso le redini del progetto: dei 120 minuti della versione arrivata in sala di Justice League soltanto 40 sono stati diretti da Zack Snyder, senza contare il montaggio e la fotografia che sono stati alterati per adattarsi alla visione di Joss Whedon. La director’s cut, conosciuta appunto come Zack Snyder’s Justice League, ha in seguito presentato un film quasi totalmente differente, poiché non si è limitata a mostrare un maggior approfondimento dei personaggi, ma scelte registiche inedite, colpi di scena della sinossi assenti nel montaggio cinematografico e finali alternativi che ribaltano il futuro dei personaggi. Al di là di quanto si ami o si odi Zack Snyder, l’operazione di Justice League era stata fatta con l’intento di mostrare l’idea originale dell’autore basata su come avrebbe voluto che il film venisse prima dell’intervento di Whedon richiesto dalla Warner Bros.

Rebel Moon: The Director’s Cut non è un montaggio nato per mostrare l’idea originale di un progetto montato in modo differente quando è arrivato nelle sale (altri esempi, al di là del lato più estremo rappresentato dal famoso Justice League, possono essere Legend di Ridley Scott o Superman II di Richard Donner), ma è una mossa di marketing che è stata concordata dal regista e dai produttori fin dal principio. A causa di questo concetto di base, Zack Snyder non avrebbe mai permesso che il suo film risultasse completamente diverso anche nel montaggio originariamente rilasciato: nonostante il cambio di rating, le scelte registiche infatti rimangono identiche. L’unico miglioramento visivo è negli stacchi di montaggio, dal momento che le ferite dei colpi degli spari e delle spade mostrano anche gli schizzi di sangue, per questo Snyder non è costretto a tagliare bruscamente le inquadrature per rispettare il target per famiglie, estendendo la durata dei piani e fornendo maggiore coesione. Anche dal punto di vista della sceneggiatura, entrambe le parti non cambiano: non ci sono scene che approfondiscono particolarmente i personaggi, fatta eccezione per alcuni momenti con il robot James, i quali però estendono lati della sua caratterizzazione che vengono già spiegati nella versione originale. Questa cosa non dovrebbe stupire, perché per quale motivo Zack Snyder avrebbe dovuto nascondere scene che avrebbero ribaltato completamente la visione dei suoi personaggi? Al massimo vengono seminati maggiori indizi sui possibili sequel e vengono rivelati più dettagli sul passato della protagonista Kora, ma nessun altro personaggio viene particolarmente espanso e, come già specificato, non si trattano di elementi che ribaltano ciò che viene mostrato nel montaggio originale. Più che sembrare la final cut di un autore, Rebel Moon: The Director’s Cut sembra una versione estesa e inutilmente diluita, cosa che fa apparire l’intera operazione priva di senso.

Che cos'è Rebel Moon - The Director's Cut

Perché Rebel Moon – The Director’s Cut non ha senso

Rebel Moon: The Director’s Cut non è il primo caso di montaggio alternativo che viene concordato dalla produzione e dal regista fin dal principio: una cosa simile è successa con Le Crociate e successivamente con Napoleon, entrambi diretti da Ridley Scott. Quest’ultimo infatti era consapevole che 4 ore (la durata originale di entrambi i film) non sarebbero mai state rilasciate in sala, così ha realizzato un montaggio adatto alla distribuzione cinematografica per poi mostrare la sua visione definitiva nella fruizione home video e streaming. Tuttavia Ridley Scott ha avuto a disposizione circa due ore di girato contro le 4 originali di entrambi i film, mentre Zack Snyder, per il montaggio con il rating adatto a tutti, ha avuto a disposizione almeno 4 ore di girato divisi in due parti (senza contare che la prima dura quasi due ore e 50). Davvero una durata poco inferiore alle 5 ore non sarebbe bastata ad approfondire le vicende della storia? Già dividere Rebel Moon in due parti non ha senso a prescindere, dal momento che nel montaggio originale Zack Snyder spreca decine di minuti per mostrare l’azione, senza fornire spazio ai personaggi. Con le director’s cut l’autore commette lo stesso errore ed il tutto è diluito al limite dell’insopportabile. Inoltre l’operazione ha ancora meno senso se si pensa che entrambe le versioni sono state distribuite in streaming: a questo punto sarebbe stato opportuno rilasciare esclusivamente Rebel Moon: The Director’s Cut, dal momento che nelle piattaforme la durata di un lungometraggio è ininfluente, poiché è lo spettatore stesso a scegliere come dividere la fruizione di un film.

L’unico modo per dare un senso all’esistenza di Rebel Moon: The Director’s Cut sarebbe potuto essere lo sfruttamento del rating. Siccome Rebel Moon è costato 200 milioni di dollari, Netflix avrebbe potuto utilizzare la distribuzione nelle sale per mostrare a più pubblico possibile il film con un rating adatto a tutti, in modo da sfruttare gli introiti degli incassi cinematografici. Successivamente la major avrebbe potuto rilasciare direttamente Rebel Moon: The Director’s Cut in piattaforma, fornendo un’esclusiva prestigiosa allo streaming. Dal momento che Netflix non ha pensato di sfruttare la sala, Rebel Moon: The Director’s Cut è un’operazione inutile che rende Zack Snyder la parodia di sé stesso, dal momento che ha sfruttato l’idea di final cut nella maniera più distorta possibile, allungando nel peggiore dei modi un film che già alla base si è dimostrato essere mediocre.