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Suspiria (2018): come finisce? La spiegazione del finale del film di Luca Guadagnino

Suspiria (2018) è un film dal finale davvero emblematico per il suo significato: ma come finisce e che spiegazione c’è dietro?
Spiegazione finale Suspiria film 2018

Uno dei progetti che ha più ha fatto discutere negli ultimi anni, soprattutto in quanto relativa ad una eredità cinematografica rimasta comunque nel raggio di registi italiani, nella fattispecie Dario Argento-Luca Guadagnino, è stato il remake di Suspiria risalente al 2018. La storia è stata rivisitata alla grande dal cineasta palermitano, autore di film come Chiamami col tuo nome e il recente Challengers, che anche nell’ambito horror ha saputo dire la sua con stile e lucidità. Pregio assoluto della rivisitazione è, almeno per chi scrive, il finale del Suspiria del 2018: ma come finisce? Di seguito la spiegazione del finale del film.

Come finisce Suspiria (2018)?

Suspiria si conclude con una rivelazione fondamentale per lo snodo della trama, ovvero che Susie Bannion è in realtà la vera Mater Suspiriorum, e di conseguenza non è più la vittima sacrificale designata dalla comunità di streghe per protrarre nel tempo l’energia vitale di Helena Markos. La danza di sangue del sabba sancisce la separazione definita tra le due fazioni, quella di Madame Blanc e quella di Helena Markos, lasciando spazio ad una riconciliante madre suprema quale è la Susie interpretata dalla magnetica Dakota Johnson. Inoltre, la proiezione della protagonista nell’antica strega fa proseguire la danza con un’altra intensità, rappresentata con il calo di frame ed una vibrante colonna sonora, e nel contempo la Nuova Madre si rivolge alle sue figlie punendole per il Male che hanno generato, mentre alle vittime chiede di esprimere un ultimo desiderio, nel loro caso la morte.

Nonostante la pioggia di sangue e la gerarchia interna ristabilita con un ordine differente dal solito, c’è ancora spazio per il dottore Josef Klemperer, il quale viene portato fuori dall’accademia con tanto di scuse da parte di Mater Suspiriorum per il comportamento delle sue figlie. Nel frattempo si vede Madame Blanc, che è sì sopravvissuta, ma ha la testa quasi del tutto mozzata dal collo, così come le altre streghe si risvegliano macchiate di sangue e consapevoli di quanto accaduto e delle relative conseguenze: ora devono far fronte alla vera Madre delle Madri.

Le ultime scene del Suspiria del 2018 lasciano spazio all’amore e alla compassione di Susie, la quale va a trovare in ospedale il dottor Klemperer per rivelargli la verità sulla moglie (nel film interpretata da Jessica Harper), affermando quindi che lui ha avuto la colpa di non averla ascoltata per tempo e di non aver consentito lei di fuggire dalla Germania nazista. La donna è infatti morta per ipotermia fuori dal campo di concentramento, per sua fortuna in compagnia di altre donne che l’hanno supportata fino all’ultimo respiro. Susie decide di cancellare la memoria a Klemperer per risparmiargli il peso della colpa, e per fortuna una barlume di speranza c’è, perché il film finisce definitivamente con uno zoom che racchiude il cuore inciso sul muro di quella che una volta era la casa dell’uomo e di sua moglie: A+J.

Suspiria (2018): la spiegazione del finale

La spiegazione del finale di Suspiria potrebbe risultare alquanto complessa, e allora si rimanda alla lettura della recensione del film per poter ricevere più informazioni sull’interpretazione del lungometraggio del 2018. Nell’opera di Luca Guadagnino con Dakota Johnson la pioggia di sangue segna l’avvento di un nuovo potere, una nuova gerarchia sociale e politica con cui la strega suprema – Mater Suspiriorum – si appresta a guidare la comunità formata dalle figlie. Il significato è legato alla figura stessa della Madre, una donna che, come si legge in un riquadro posto nella casa natale di Susie all’inizio del film, è in realtà insostituibile. Nel momento in cui alla protagonista viene detto di rinnegare e dimenticare l’esistenza della madre biologica, tale sussulto ne completa il risveglio, dunque palesa la sua vera natura compiendo quello che è il suo destino. Il percorso di Susie è come un cerchio perché per tutto il racconto vengono forniti indizi e informazioni sotto forma di parole, immagini appartenenti alla realtà presente ed altre mentali relative alla sfera del sogno/ricordo, come per esempio il disegno di Berlino sulla mappa della Susie bambina.

A dispetto di un’infanzia rigida e traumatica, il personaggio interpretato dalla Johnson evolve al punto tale da non essere più una vittima sacrificale, bensì una donna che, mossa dall’amore (mai ricevuto) e dalla compassione, è disposta a dare una nuova direzione alla comunità di streghe per ristabilirne l’etica e la morale. Questa escalation prende vita pian piano, con Madame Blanc e Susie che creano un rapporto affettivo e con un’inversione di ruoli (circa) dettato dal campo-controcampo nel ristorante, e con i segni dei vestiti rossi indossati durante il balletto Volk che, come segni premonitori, suggerisco l’ampio versamento di sangue. A proposito del balletto, già lì si avverte il cambiamento finale di Susie, la quale danza guidando le altre con sé come se fossero un unico blocco corpo-mente direzionato verso la libertà, libertà che, storicamente parlando, negli anni ’70 era in procinto di essere conquistata.

Le donne sono state messe ai margini dagli uomini guerrafondai, così come le streghe sono state cacciate per tutta la vita e tacciate di essere dei mostri, ma ecco che nell’ombra e all’interno di una frazione in una frazione – la comunità delle streghe nella città di Berlino divisa dal muro – avviene un miracoloso atto liberatorio, poiché con il senno di poi il Male viene perpetuato nel tempo e nella Storia tramite la memoria. Da qui il “bel gesto” (anche necessario) di Susie di cancellare la memoria al dottore, e la scelta di far finire Suspiria con l’inquadratura di un cuore infisso sul muro, come a voler suggerire calorosamente che l’amore, come il Male, è una potenza che va oltre.