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Alien: Romulus è un progetto che non sa guardare al futuro

Alien: Romulus segna il ritorno nelle sale di una delle saghe più importanti nella storia della settima arte, ma com’è stato il lavoro del suo regista Fede Álvarez e l’opera ha davvero senso di esistere?
La recensione di Alien Romulus, nuovo capitolo della saga cinematografica creata da Ridley Scott e diretto da Fede Álvarez

La recensione di Alien: Romulus, nuovo capitolo dell’amatissima saga cinematografica di Alien che torna su grande schermo a 7 anni di distanza dal precedente Covenant. Diretto da Fede Álvarez, il film vede come protagonista Cailee Spaeny, Coppa Volpi a Venezia80 con Priscilla di Sofia Coppola. Nelle sale italiane dal 14 agosto 2024. A seguire, trama e recensione di Alien: Romulus.

La trama di Alien: Romulus, nuovo capitolo della saga cinematografica nata dalla mente di Ridley Scott

Prima di passare all’analisi e recensione del film, due parole sulla trama di Alien: Romulus, il film di Fede Álvarez che segna il ritorno al cinema di una delle più grandi saghe di sempre, disponibile nelle sale italiane a partire dal 14 agosto 2024. Alien: Romulus è un midquel, ovvero un film che, a livello di timeline, si pone tra Alien (1979) e Aliens – Scontro Finale (1986). Esso segue la storia di un gruppo di giovani colonizzatori che si ritrovano intrappolati in una stazione spaziale abbandonata e che, in cerca di risorse, si imbattono in un’inquietante scoperta che cambierà per sempre le loro vite. Quello che inizialmente sembrava un compito di routine si trasforma rapidamente in un incubo quando, esplorando i corridoi della stazione spaziale, entrano in contatto con una forma di vita mai vista prima.

Cailee Spaeny e David Jonsson in una scena di Alien: Romulus, diretto da Fede Álvarez

La recensione di Alien: Romulus, diretto da Fede Álvarez 

Saranno passati sì e no 30 secondi prima che, in apertura, venga mostrato lo xenomorfo, prima ancora del titolo del lungometraggio stesso. Da incubo a mascotte, da terrore ad ammirazione. I tempi sono cambiati e la fruizione cinematografica non è più quella di una volta, ci sono nuovi diktat da seguire, meno voglia di rischiare ed una maggiore volontà di andare sul sicuro, tentando di accontentare gli appassionati di franchise sempre più grandi ed ingombranti ma, a subirne le conseguenze, inutile dirlo, è la qualità delle opere stesse. In questo senso, Alien: Romulus è una delusione immensa.

Il problema non è dunque quello di realizzare nuovi capitoli di un brand già esistente: nel 1986, James Cameron dimostrò con Aliens – Scontro Finale come fosse possibile mantenere una propria originalità nonostante le fondamenta fossero già state poste da un altro autore quasi un decennio prima. In maniera certamente più difettosa, riuscirono in questo intento anche David Fincher con Alien³ (1992) e Jean-Pierre Jeunet con Alien – La Clonazione (1997), senza dover poi scomodare Ridley Scott che, dopo aver creato da zero questo mondo, ne amplia a dismisura l’universo – narrativo e non – con i meravigliosi prequel Prometheus (2012) e Alien: Covenant (2017), capolavori ancora oggi bistrattati e poco citati. Di anni ne sono passati, le voci su un nuovo capitolo si sono rincorse per molto tempo ma, finalmente, la direzione giusta sembrava esser stata trovata: affidare il quinto capitolo della saga (settimo se si considerano Alien vs Predator e Alien vs Predator 2) a Neill Blomkamp, reduce da due opere eccezionali come District 9 e Elysium. Tutto sembrava pronto, ma il progetto naufragò ed Alien 5 finì tra le mani di Fede Álvarez, già autore del remake di La Casa.

Una scelta che la dice lunga sul progetto stesso per cui, più che sperimentare e dare carta bianca ad un autore emergente, si è deciso di andare con l’usato sicuro, un regista che più che guardare al futuro fosse in grado di ammiccare ad un passato sì glorioso, ma ormai lontano, preoccupandosi solamente di rientrare dei costi di produzione e tentare goffamente di allargare il bacino d’utenza della saga. Il risultato è un film che, tra l’altro, si limita al mero citazionismo, perché di ciò che rese grande l’originale Alien, non vi è traccia: il lavoro certosino sull’uso dei tempi, di una suspense da togliere il fiato e che esplodeva con l’arrivo dello xenomorfo, assente per buona parte della pellicola. Gli spazi stessi, che davano quel senso di claustrofobia che rendeva lo spettatore parte attiva dell’opera, qui diventano un semplice sfondo per eventi che arrivano, uno dopo l’altro, alla velocità di un qualsiasi action americano.

La meravigliosa colonna sonora di Benjamin Wallfisch non basta a salvare un film che sceglie inoltre a quale passato fare riferimento visto che, in quanto midquel, si pone all’interno della timeline ufficiale subito dopo il primo capitolo del 1979, evidentemente per evitare di dover riprendere gli avvenimenti del terzo e quarto capitolo, massacrati dalla maggioranza di critica e fan. I capitoli precedenti, soprattutto i prequel della saga, erano abbastanza ambiziosi ed intelligenti da porre delle domande allo spettatore, mentre Alien: Romulus è talmente rapido e veloce da dare la sensazione di preoccuparsi solamente di portare a casa la pagnotta, chiudendosi poi con un finale che lascia tutto aperto per il continuo di una saga che però, in questi termini, non avrà più nulla da raccontare e ragione di esistere.

2,3
Rated 2,3 out of 5
2,3 su 5 stelle (basato su 3 recensioni)
La locandina ufficiale di Alien: Romulus, il nuovo capitolo della saga creata da Ridley Scott
Alien: Romulus
Alien: Romulus

A 7 anni di distanza da Covenant, la saga di Alien riprende vita e torna nelle sale cinematografiche con Romulus, Midquel diretto da Fede Álvarez con protagonista Cailee Spaeny

Voto del redattore:

5 / 10

Data di rilascio:

14/08/2024

Regia:

Fede Álvarez

Cast:

Cailee Spaeny, David Jonsson, Archie Renaux, Isabela Merced, Spike Fearn, Aileen Wu

Genere:

Fantascienza, Horror, Thriller

PRO

La colonna sonora di Benjamin Wallfisch
Un midquel blando e già visto
La gestione di tempi e spazi
Il suo ruolo all’interno della timeline ufficiale della saga