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Tutto su mia Madre è un gioco di specchi metacinematografico

Tutto su mia Madre è il film di Pedro Almodóvar in cui si percepisce la volontà di erigere un palcoscenico del suo personale cinema: cosa lo rende così unico?
Di seguito la recensione di Tutto su mia Madre, il film di Pedro Almodóvar

Presentato in anteprima alla Festival di Cannes, Tutto su mia Madre (Todo sobre mi madre) è un film del 1999 del regista Pedro Almodóvar pluripremiato, vincitore di un Oscar e un Golden Globe come miglior film straniero. Seguono la trama e la recensione di Tutto su mia Madre, il film del 1999 di Pedro Almodóvar con Cecilia Roth, Marisa Paredes e Penélope Cruz.

La trama di Tutto su mia Madre: di che parla il film di Pedro Almodóvar?

Tutto su mia Madre rientra fra i film pluripremiati del regista spagnolo Pedro Almodóvar, che si è saputo distinguere nei più celebri riconoscimenti e premiazioni cinematografici tra cui il Premio miglior Regia a Cannes 52, un Oscar e un Golden Globe come Miglior Film straniero oltre che ai BAFTA. Prima di passare alla recensione, occorre riportare la trama di Tutto su mia Madre per sapere di che parla il film di Pedro Almodóvar.

inizia a Madrid, con la morte del giovane Esteban, figlio adorato di Manuela (Cecilia Roth). Una sera piovosa, al termine della rappresentazione teatrale de Un tram chiamato desiderio, i due aspettavano all’uscita del teatro l’attrice protagonista Huma Rojo (Marisa Paredes), sperando in un suo autografo. Ma il ragazzo, mentre cercava di rincorrere l’auto in cui si era subito rintanata l’attrice a causa del maltempo, viene travolto da una macchina, morendo sul colpo. Manuela non aveva mai rivelato a Esteban chi fosse suo padre, lasciandogli covare la speranza d’incontrarlo. Dopo la tragica perdita, la donna decide quindi d’intraprendere un viaggio – forse per esaudire il desiderio del figlio ormai defunto – e si reca a Barcellona, alla ricerca del transessuale Lola (Toni Cantó), ignaro di essere padre. Arrivata in città, Manuela incontra dopo tanto tempo la sua amica prostituta Agrado (Antonia San Juan), conosce María Rosa Sanz (Penélope Cruz), giovane suora sorprendentemente incinta, e riesce ad incontrare Huma…

La recensione di Tutto su mia Madre: il mondo metacinemtografico teatrale di Almodovar

Per citare l’espressione di shakespeariana memoria che il mondo è un palcoscenico, il film Tutto su mia madre di Pedro Almodóvar ne conferma a pieno titolo il significato in quanto rappresenta l’esempio lampante di questo postulato. Il lungometraggio inizia infatti con la messa in scena di una simulazione di un colloquio per un trapianto di organi e termina con lo spettacolo portato sul palco dalle protagoniste del film dell’opera teatrale del 1947 Un tram chiamato desiderio del drammaturgo americano Tennessee Williams. Ecco che fin da subito, si viene messi dinnanzi alla poetica del cinema del regista Pedro Almodóvar, un mondo metacinematografico in cui lo spettatore partecipa attivamente nella sua realtà di fronte al grande schermo e assiste alla commistione messa in scena nel mondo intradiegetico del film tra realtà e finzione, giocando con esse fino a renderle indistinguibili.

Appare dunque chiaro che per il regista siano fondamentali le suggestioni e le influenze cinematografiche e letterarie, che inserisce abilmente all’interno della realtà diegetica dei suoi film andando a creare un microcosmo metacinematografico parallelo a quello dello spettatore. Di fatto anche in Tutto su mia Madre, il racconto si avvia grazie alla voce narrante di Esteban, il figlio della figura femminile protagonista, un giovane e talentuoso scrittore alle prime armi, che butta giù nero su bianco alcune parole riguardo sua madre. Così, il titolo del film di Almodovar riprende alla lettera quello di un altro film, il celebre Eva contro Eva del 1950 diretto da Joseph L. Mankiewicz che nella versione originale si intitola All About Eve letteralmente “tutto su Eva”, che Esteban cita alla madre e di cui lei prende nota su un foglio. Come in tutta la sua filmografia, altro ingrediente immancabile sono i personaggi femminili e non di Pedro Almodóvar che si muovono in una scenografia sgargiante, composta da ambienti esterni e interni decorati con arredamenti, pareti e oggetti dai colori complementari in cui prevalgono le tonalità forti dell’arancione, del viola, del verde ma soprattutto del rosso come simbolo di amore, passione, desiderio, fil rouge della poetica del regista.

Questo meccanismo di gioco di specchi e rifrazioni viene applicato non solo a livello diegetico ma anche sul piano della caratterizzazione e costruzione delle protagoniste del lungometraggio. Nel film, infatti, ciascun personaggio femminile – che siano donne nate in quanto tali che decidono di andare con uomini effeminati, uomini divenuti donne, o uomini che si sentono semplicemente donne e che vogliono vestirsi con abiti prettamente dell’altro sesso o truccarsi – diventa una declinazione unica e originale del concetto e della figura di donna, liberando così il termine da ogni possibile etichetta o definizione limitanti, così come volontariamente mostrato nel finale del film e dai titoli di coda in cui si omaggiano le donne del cinema nella loro assoluta essenza in quanto vera espressione di amore e passione, e infine dedicandolo a tutte loro ma soprattutto a sua madre, chiudendo così il cerchio tra realtà e finzione:

«A Bette Davis, Gena Rowlands, Romy Schneider… A tutte le attrici che hanno fatto le attrici, a tutte le donne che recitano, agli uomini che recitano e si trasformano in donne, a tutte le persone che vogliono essere madri. A mia madre».

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Tutto su mia madre
Tutto su mia madre

Tutto su mia madre racconta la storia di una figura materna che si moltiplica nelle sue mille sfaccettature tramite altre donne che incontra e conosce, le cui vite finiscono per intrecciarsi inevitabilmente.

Voto del redattore:

9 / 10

Data di rilascio:

19/11/1999

Regia:

Pedro Almodóvar

Cast:

Cecilia Roth, Marisa Paredes, Candela Peña, Antonia San Juan, Penélope Cruz, Eloy Azorín, Toni Cantó, Fernando Fernán Gómez, Carlos Lozano, Rosa Maria Sardà, Juan Márquez, Patxi Freytez, Agustín Almodóvar, Carmen Balagué, Lola García, Fernando Guillén, Esther García, Manuel Morón, Carlos García Cambero, José Luis Torrijo, Michel Ruben, Malena Gutiérrez, Yael Barnatán, Carmen Fortuny, Daniel Lanchas, Rosa Manaut, Paz Sufrategui, Inmaculada Subira, Juan José Otegui

Genere:

Drammatico

PRO

La commistione tra realtà e finzione interna al film
I parallelismi narrativi tra personaggi
La prorompenza della tavolozza cromatica delle scenografie
Il finale
Nessuno