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Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re è il perfetto ultimo atto di una gloriosa trilogia

Con il capitolo che conclude la sua epica impresa, Peter Jackson scala l’Olimpo dei grandi grazie ad un’opera colossale che si imprime a forza nella storia del cinema.
Recensione film Il signore degli anelli il ritorno del re

Il 22 gennaio 2004 viene rilasciato nelle sale italiane Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re, terzo ed ultimo capitolo dell’epica trilogia scritta e diretta da Peter Jackson. Il film, che vede ancora protagonista il folto cast con Elijah Wood, Ian McKellen e Viggo Mortensen, conclude così lo straordinario viaggio del suo protagonista Frodo, partito dalla quieta Contea verso le fiamme del Monte Fato per distruggere l’Unico Anello e salvare la Terra di Mezzo. Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re segna anche la storia del cinema, non solo per l’incredibile contributo tecnico apportato da Jackson e squadra, ma anche per il travolgente successo ottenuto durante la campagna dei Premi Oscar.

La trama di Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re, il terzo film della trilogia di Peter Jackson

Ancora su sceneggiatura dello stesso Jackson, firmata a 6 mani con Fran Walsh e Philippa Boyens, la narrazione di Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re riprende dagli avvenimenti dello scorso film, con il gruppo composto da Gandalf, Théoden, Éomer, Aragorn, Gimli e Legolas che riesce a ricongiungersi ad Isengard con Merry e Pipino. Qui Barbalbero ha infatti preso il controllo degli ormai ex domini di Saruman, con lo stregone rinchiuso nella sua impenetrabile fortezza di Orthanc.

Ai piedi della torre Pipino recupera il Palantir, il quale offrirà al gruppo uno sguardo sui futuri piani del nemico: Sauron attaccherà Minas Tirith, capitale del regno di Gondor ed ultima roccaforte degli uomini. Gandalf e l’hobbit partono così per avvisare la città, con il resto del gruppo che si prepara per l’ultima grande guerra che determinerà le sorti della Terra di Mezzo. Nel frattempo, Frodo, Sam e Smeagle continuano il loro viaggio verso Mordor, con il rapporto di fiducia tra i tre che si sgretola sempre di più.

Il Signore degli Anelli il ritorno del Re recensione film

La recensione di Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re: it’s a clean sweep

Con queste parole un certo signore, di nome Steven Spielberg, consacrò Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re alla storia del cinema. L’ottavo film scritto e diretto da Peter Jackson infrange definitivamente il taboo del concepire il fantasy nel mondo della Settima Arte, un genere troppo spesso relegato in maniera anche dispregiativa all’intrattenimento per soli ragazzi. <<…il senza corona di nuovo re sarà>> ed eccola allora l’incoronazione alla leggendaria impresa del regista neozelandese e della sua troupe, ovvero quella che, durante la Notte degli Oscar del 2004, non solo vede Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re diventare il primo di genere più marcatamente fantasy ad aggiudicarsi l’ambito premio per il Miglior Film, ma anche il superamento di diversi record.

Tra questi, con 11 riconoscimenti ottenuti su 11 candidature il film di Jackson diventa l’opera più premiata nella storia del cinema (assieme a Ben-Hur e Titanic, sebbene questi presentino un numero maggiore di nominations), oltre ad essere la saga più vincente con 17 premi Oscar totali. Dalla “Contea” della sua piccola comunità natale di Pukerua Bay, Peter Jackson arriva così in cima all’Olimpo della Settima Arte e lo fa attraverso il suo inconfondibile stile registico, quello che ha dato forma e sostanza ai suoi esordi cinematografici. Il capitolo che conclude la trilogia, infatti, è quello dove forse più degli altri emergerebbe tutto il gusto del regista verso il cinema dell’orrore fin dai suoi primi minuti.

L’incipit di Il ritorno del Re, che mostra di fatto la genesi del personaggio di Gollum, è raccapricciante soprattutto nel modo in cui Jackson decide di mostrare la sua trasformazione psichica e fisica, oltre a permettere allo spettatore di immergersi ancor più in profondità nella caratterizzazione di uno dei personaggi più affascinanti. Un orrore strisciante che continua a disseminarsi per tutta la visione e fino allo schiarimento dell’oscurità, con il regista che denota una straordinaria classe anche nella gestione della tensione.

Un terrore che si insinua nella mente dello spettatore per poi esplodere definitivamente nell’orrore, da scene più “soft” – come quella dello scontro tra Pipino e Sauron – fino alla memorabile apparizione della mostruosa Shelob, passando per un ancor più accattivante incontro con lo spettrale popolo che dimora nella montagna. Pur sfruttando il materiale del professore Tolkien, Jackson arriva così sul tetto del mondo attraverso la sua poetica e la sua precisa idea di cinema. Un’idea ampiamente mostrata già nelle precedenti 2 parti, dove qui non solo ne aumenta maggiormente il tiro (se ciò fosse possibile), ma diventa funzionale anche nell’accompagnare il viaggio verso la sua catartica conclusione tra lacrime ed abbracci rinvigorenti.

La recensione di Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re: il ritorno è anche quello a casa

Se La compagnia dell’Anello ha il compito di portare sullo schermo l’immaginario inimmaginabile di Tolkien e Le due torri ha, invece, l’onere di dare ulteriore forza cinematografica e narrativa alla trilogia, Il ritorno del Re deve necessariamente chiudere il cerchio. Arriva sì la distruzione dell’antagonista e la vittoria degli eroi, ma il modo in cui Jackson e soci concludono la storia dei personaggi più importanti di questa leggendaria impresa resta encomiabile.

Alcune voci fuori dal coro hanno provato, col tempo, a screditare l’ingombrante ultimo atto di Il ritorno del Re, per via della presenza di una moltitudine di finali forse non necessaria, la quale diventa invece più che necessaria per lo stesso regista. Un’immagine chiarificatrice arriverebbe infatti direttamente dal set, con l’emozionante abbraccio tra Peter Jackson e Elijah Wood al termine dell’ultima ripresa del film. Dando un’occhiata anche alla carriera post trilogia, il regista è ormai parte attiva della mitologia creata da Tolkien e tocca con mano non tanto i membri fisici del cast (col quale non può che nascere un affetto famigliare), quanto i rispettivi personaggi. Un amore verso questi che Jackson deve in tutti modi conservare fino alla fine, con la chiusura della rispettiva storia che diventa il momento cruciale per qualsiasi personaggio che si rispetti.

Dopo una caccia secolare, Gollum riesce finalmente ad ottenere l’Anello per sé, per quanto questa sia solo un’illusione, un fugace momento di felicità prima che quella avidità e quella dipendenza che lo hanno tormentato per tutta la vita lo portino alla fatale autodistruzione. Ritrovando anche l’amore, Re Aragorn ha messo finalmente da parte il ramingo, diventando ciò che è nato per essere e facendo così pace con i fantasmi del suo passato e del passato della sua stirpe. I piccoli hobbit che, fino a qualche tempo fa, non avevano mai messo il naso fuori di casa oltre qualche miglia, tornano a casa da veri eroi, sebbene gli altri abitanti della Contea non possano avere idea di cosa abbiano passato i quattro valorosi mezzuomini. Gandalf il Bianco ha ultimato il suo compito “divino”, pronto ad accompagnare in un nuovo viaggio verso le Terre Immortali.

Immortali come le 3 gemme che compongono la trilogia di Peter Jackson, che non conosce invecchiamento sotto nessun punto di vista. Con il Ritorno alla Contea si chiude la Terza Era della Terra di Mezzo, con il terzo film di una Trilogia che si mostra Una e Trina nel mostrare una superba idea di cinema, una perfetta costruzione tecnica ed un’avvincente narrazione splendidamente epica. Non si è fatto riferimento al pregio di Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re sotto il profilo più spiccatamente settoriale, poiché ciò costituirebbe di fatto una ridondanza di elogi, con gli Oscar ottenuti per ciascuna categoria che sarebbe di per sé un valido indizio. Tutto il pacchetto tecnico, da quello musicale delle celebri note di Howard Shore a quello fotoscenografico, è infatti incline nel rappresentare su schermo un’esperienza mai così epica ed emotivamente travolgente. Decisamente troppe le immagini impresse nella memoria di appassionati e non di Il ritorno del Re, con la gloriosa Cavalcata dei Rohirrim che forse spiccherebbe più di tutte per l’assoluta potenza cinematografica che riesce a sprigionare ad ogni visione.

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Il signore degli Anelli il ritorno del Re locandina del film
Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re
Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re

Il capitolo che conclude l'epica impresa di Peter Jackson, il quale scala l'Olimpo dei grandi cineasti grazie ad un'opera colossale che si imprime a forza nella storia del cinema.

Voto del redattore:

10 / 10

Data di rilascio:

22/01/2004

Regia:

Peter Jackson

Cast:

Elijah Wood, Ian McKellen, Liv Tyler, Viggo Mortensen, Sean Astin, Cate Blanchett, John Rhys-Davies, Bernard Hill, Christopher Lee, Billy Boyd, Dominic Monaghan, Orlando Bloom, Hugo Weaving, Miranda Otto, David Wenham, Brad Dourif, Karl Urban, John Noble, Andy Serkis

Genere:

Fantastico, epico, avventura, azione, drammatico

PRO

Aumentando ancora di più il tiro dei precedenti 2 atti, la conclusione della trilogia è un’epica ed irripetibile esperienza cinematografica.
Una sceneggiatura che solidifica i suoi incredibili personaggi e regala più di qualche sequenza memorabile.
Un comparto tecnico da Oscar sotto tutti i punti di vista.
Nessuno.