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Diva Futura: come finisce? La spiegazione del finale del film con Pietro Castellitto

Addentrandosi nella situazione socio-politica italiana, Diva Futura narra la storia dell’omonima agenzia del porno danni’80-’90. Ma come finisce il film e qual è il suo significato?
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Diva Futura è il secondo film dell’attrice, regista e sceneggiatrice Giulia Steigerwalt, successivo al Settembre del 2022 Barbara Ronchi e Fabrizio Bentivoglio. Prodotto da Matteo Rovere, nella stessa veste della serie tv Netflix Supersex, anche Diva Futura si addentra nella realtà del cinema per adulti degli anni ’80 e ’90, ripercorrendo la storia dell’omonima agenzia del porno che da il nome al titolo del film. Questo è stato presentato in Concorso all’81° Festival del cinema di Venezia e presenta anche un cast d’eccezione con Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza e Tesa Litvan. Ma come finisce Diva Futura e qual è il suo significato?

Come finisce Diva Futura

Occorre innanzitutto indicare come finisce il secondo film di Giulia Steigerwalt, con Pietro Castellitto, prima di procedere con la spiegazione del finale di Diva Futura. In seguito alla tragica morte di Moana per il cancro al fegato, il mondo di Riccardo si sta lentamente sgretolando e, con esso, anche quello della sua “famiglia”. Non solo infatti i problemi con la giustizia per Ilona, impegnata in una battaglia più o meno legale per l’affidamento del figlio, ma anche quelli di Eva nella sua traumatica esperienza nei film pornografici fuori dalla protezione di Riccardo.

Quest’ultima si ritroverebbe infatti costretta a girare scene hard contro la sua volontà, credendo alla vincolatività dei contratti girati i quali, tuttavia, andrebbero oltre i confini della legge italiana e non venendo quindi riconosciuti e tutelati. Attraverso una sovrapposizione delle diverse linee temporali, il film nel suo ultimo atto vira verso la fine di Diva Futura, con la polizia che sta intensificando i sequestri e gli arresti dei protagonisti del settore pornografico. Una serie di eventi che, direttamente o indirettamente, portano ad un aggravamento della salute di Riccardo, la quale inizia ad essere sempre più critica.

Dopo aver sofferto per anni di una forma di diabete, egli morirà nel 2012 in seguito ad un ictus in ospedale, tra le lacrime di Eva e dei suoi 2 figli. Ma i guai non terminano nemmeno dopo la morte di Riccardo, dato che le chiese tendono a rifiutare di organizzare un funerale che si rivelerebbe “scomodo”, se non grazie a qualche mazzetta d’incoraggiamento. Nel finale di Diva Futura vengono apposte le immagini di repertorio di un biopic dei personaggi reali del film, supportate da didascalie che certificano come il mito di Diva Futura si sia mantenuto negli anni e, con esso, anche la pura bellezza della sue protagoniste.

La spiegazione del finale del film Diva Futura

Una volta indicato il finale del film Diva Futura si può, ora, arrivare a dare una sua spiegazione circa il ruolo che l’agenzia ed i suoi agenti hanno ricoperto nella rivoluzione culturale italiana. Trattandosi di un film biografico, principalmente sulla storia di Riccardo Schicchi e del suo contributo nell’industria del porno, il film presenta una struttura storica che attinge a piene mani da situazioni e personaggi realmente accaduti, arrivando a svelare gli ulteriori elementi narrativi necessari nei titoli di coda.

Tuttavia, l’operazione attuata dalla regista Giulia Steigerwalt tende a soffermarsi sui suoi principali spunti di riflessione, non menzionando comunque ogni singolo fatto e prendendo a volte anche le distanze dalle singole vicende realmente verificatasi. Il primo fattore di rilievo è sicuramente quello del tatto umanistico che la regista attua in favore delle attrici protagoniste, riuscendo a mostrare come Diva Futura abbia reso immortali i nomi (su tutte) di Ilona Staller Cicciolina, Moana Pozzi, Éva Henger e le altre come icone di libertà più che di bellezza, nonostante alcune siano tragicamente scomparse o incorse in problemi di varia natura.

L’altro fattore determinante di Diva Futura resta poi quello della già citata rivoluzione culturale italiana, arrivando in questo caso ad un’amara presa di coscienza sull’ipocrisia della nostra società e non solo. Oltre alla “caccia alle streghe”, attuata dalla legge e suoi rappresentanti nei confronti di liberi professionisti trattati come criminali, il film di Giulia Steigerwalt mette sul tavolo anche l’evoluzione tossica e disfunzionale nel concepire il mezzo pornografico. Da dimostrazione di libertà personale legata all’eros (senza considerare la visione artistica di Riccardo Schicchi), l’atto si trasforma in una spietata mercificazione del copro oltre ad una gabbia morale e sociale ancor più opprimente.