La recensione di Stranger Eyes, nuovo lungometraggio diretto da Siew Hua Yeo e presentato in anteprima all’interno del concorso ufficiale dell’81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. il terzo progetto del regista singaporino vede tra i suoi protagonisti il grande Lee Kang-sheng e si è attestato come uno dei titoli più interessanti di Venezia81. A seguire, trama e recensione di Stranger Eyes.
La trama di Stranger Eyes, presentato in concorso a Venezia81
Prima della consueta analisi e recensione del film, segue la sinossi ufficiale di Stranger Eyes, il nuovo film di Siew Hua Yeo presentato in anteprima in concorso a Venezia81:
“Dopo la misteriosa scomparsa della propria bambina, una giovane coppia inizia a ricevere strani video e si rende conto che qualcuno ha filmato la loro vita quotidiana, persino i momenti più intimi. La polizia mette la casa sotto sorveglianza per tentare di sorprendere il voyeur, ma la famiglia inizia a sgretolarsi a mano a mano che i segreti si svelano sotto lo sguardo attento di occhi che li osservano da ogni parte”.
La recensione di Stranger Eyes, diretto da Siew Hua Yeo
Tra titoli attesissimi come Joker: Folie à Deux e Queer ed altri subissati di critiche sin dalla loro anteprima mondiale come Harvest, l’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stata in grado di fare anche ciò che forse, più di qualsiasi altra cosa, viene richiesta ad un festival di questo livello, ovvero stupire proponendo, all’interno della propria selezione, titoli di autori poco noti capaci però di fare breccia nel cuore degli spettatori sin dal primo momento. Quest’anno non ci sono dubbi su quale sia questo film: Stranger Eyes di Siew Hua Yeo.
C’è una coppia di giovani la cui figlia Bo scompare improvvisamente, c’è una città costantemente sorvegliata da telecamere ed un uomo senza vita sociale che osserva e riprende costantemente la loro vita, recapitando loro dei dvd che mostrano il loro quotidiano. C’è un thriller sopito da una drammatica riflessione sociale riguardante il proprio paese – che, nei modi, riporta subito alla mente Niente da Nascondere di Michael Haneke – ci sono i social che alterano le personalità di chi le usa e la percezione che si ha di loro ma anche l’amore e un’indagine su cosa vuol dire essere genitori. Stranger Eyes è un film denso di contenuti ma rarefatto nell’esecuzione, che sfrutta il più classico dei MacGuffin – la scomparsa della bambina – per virare su altri lidi, spostare l’attenzione su chi c’è e trasformare ciò che dovrebbe proteggere i cittadini, ovvero le telecamere, in arma che ne mette invece in dubbio l’incolumità.
Lee Kang-sheng è grandioso nel ruolo di questo uomo solitario che vive con la madre che, più di un semplice stalker, è un Grande Fratello di Orweliana memoria, un occhio sul mondo che monitora ogni spostamento dei due giovani e che ci regala forse la scena più bella di tutto il film, ovvero quella della seduzione all’interno del supermercato che ricorda, oltre al cinema di Tsai Ming-liang di cui l’attore taiwanese è sempre stato assoluto protagonista, quello di Wong Kar-wai per il modo in cui si concentra sugli spazi, sui volti e sui gesti dei due. Stranger Eyes ci spinge a riflettere su cosa significa essere genitori oggi cercando di scavare in profondità, con le immagini piuttosto che con le parole, sfruttando un occhio distante piuttosto che la vicinanza tra i vari personaggi e, per quanto di difetti ce ne siano eccome, tutto finisce in secondo piano, sovrastato dalla voglia di fare del giovane Siew Hua Yeo, che guarda al passato per raccontare il presente con un’opera estremamente moderna, nonché la più grande sorpresa di Venezia81.
