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Recensione – The Penguin 1×01: Dopo la chiusura

Sulla piattaforma di NOW TV ha esordito la nuova serie TV The Penguin, spin-off di The Batman: ma qual è il risultato della prima puntata?
Recensione - The Penguin 1x01: Dopo la chiusura

A partire dal 20 settembre 2024 arriva, sulla piattaforma di NOW TV, la nuova serie HBO Max The Penguin, che costituisce lo spin-off di The Batman con Robert Pattinson. Con un ritorno nel contesto urbano di Gotham, che viene iconicamente rappresentato dal Pinguino di Colin Farrell, la serie si occupa di approfondire tutte le atmosfere della città che era stata conosciuta all’interno del film di Matt Reeves, soprattutto per quanto riguarda i traffici di droga e la crescente lotta tra famiglie mafiose; il primo episodio, Dopo la chiusura, costituisce un’ideale introduzione di tale discorso: ma con quale risultato? Per comprenderlo, si indica di seguito la recensione dell’episodio 1×01 di The Penguin.

La trama di The Penguin 1×01: Dopo la chiusura

Com’era stato già anticipato in sede di presentazione della serie, gli eventi di The Penguin prendono piede a distanza di pochissime settimane rispetto a quanto osservato all’interno del film The Batman. Tuttavia, il contesto del lungometraggio viene immediatamente isolato e, per questo motivo, la trama di The Penguin 1×01: Dopo la chiusura può essere perfettamente colta (così come l’intera serie) indipendentemente dal film con Robert Pattinson. Ma di che cosa parla il primo episodio della serie su NOW TV?

A seguito della morte di Carmine Falcone, suo figlio Alberto – nonostante i problemi di droga e gioco – tenta di farsi strada all’interno della città, presentandosi come nuovo boss. Oswald Cobblepot si mette immediatamente a sua disposizione ma, quando viene deriso da Alberto Falcone per la sua ambizione di diventare un gangster rispettato e amato dalla gente, decide di ucciderlo. Quest’atto, che potrebbe metterlo in difficoltà, rappresenta il primo passo di un nuovo ambizioso progetto del Pinguino, intento a conquistare la città: per farlo, si serve dell’aiuto di un giovane ragazzo che aveva tentato di rubare la sua automobile (Victor Aguilar) e che decide di risparmiare; intanto, però, i traffici di droga gestiti dal Pinguino vengono smantellati dalla Famiglia Falcone e Oswald (dopo aver coinvolto anche i Maroni per generare una vera e propria guerra tra clan) ritrova, a distanza di anni e dal suo internamento ad Arkham, anche Sofia Falcone, sorella di Alberto.

La recensione del primo episodio di The Penguin: una buona introduzione… forse troppo prolungata?

Il mondo delle serie TV sta cambiando considerevolmente negli ultimi anni, ridefinendo anche quelli che sono i confini tipici di una realtà che ha sempre combattuto con minutaggi e rappresentazioni esaustive. Uno dei risultati di tale processo è il proliferare di miniserie che tentano di mascherare la propria impostazione cinematografica e che aumentano, per ogni episodio, la durata complessiva del racconto: è, probabilmente, anche il caso di The Penguin, una serie spin-off di The Batman che (al di là del discorso legato alla trama e alle contestualizzazioni dei personaggi), appare immediatamente connessa a quella che era la materia filmica di Matt Reeves. Nel contesto della recensione del primo episodio di The Penguin, Dopo la chiusura, è bene allora partire proprio dalla questione del minutaggio complessivo, che in questo caso ha la durata di 64 minuti e che si immagina essere finalizzato ad una questione meramente introduttiva: se è certo che The Penguin si adegua perfettamente alla tendenza che negli ultimi anni domina la realtà televisiva, è pur vero che tale durata costituisce un peso impossibile da non notare, soprattutto nella disposizione di elementi talvolta reiterati e che non hanno necessariamente legami con il processo di world building che la serie ha bisogno di operare.

È pur sempre l’episodio 1×01, quello che in gergo potrebbe essere definito come “introduttivo”, e in effetti The Penguin compie il suo lavoro in maniera essenziale: si delinea un personaggio che era stato già conosciuto nel film The Batman (ma in modo da essere contestualmente slegato dal lungometraggio, fruibile cioè anche a chi non ha visto il film), si indica il contesto urbano in cui questi muove i suoi passi, si dà un saggio di quelli che saranno i villain della serie e si può osservare già parte di quell’azione che si immagina sarà protagonista dei prossimi episodi. Così come già The Batman aveva dimostrato, il contesto urbano di Gotham è il reale personaggio della serie: molti cinecomic degli ultimi anni accentrano il peso della narrazione in personaggi e attori, mentre il lavoro di Matt Reeves porta ad allontanarsi rispetto a quegli egocentrismi personalistici, concentrandosi piuttosto sulle atmosfere cittadine che appaiono ancora una volta funzionali al contesto della narrazione. Benché non esista nella realtà, Gotham è il perfetto archetipo di una città che tutti potrebbero conoscere, a partire dai bassifondi e fino a giungere alle realtà residenziali, con un contrasto di classe che viene ben evocato non solo dall’estetica della rappresentazione, ma anche dal fattore dell’illuminazione (atmosfere cupe per la rappresentazione della parte “sporca” della città, luce e scene in pieno giorno per la dimora dei Falcone).

Ne consegue un prodotto intelligente, che può contare anche sulla pronta resa di Colin Farrell, ancora una volta nei panni di un irriconoscibile e funzionale Pinguino a cui si vuole dare una sfumatura maggiormente umana (ma era già ampiamente prevedibile dalla natura del progetto): è interessante allora notare la dicotomia tra un uomo che sfida il crimine e che, contemporaneamente, si lascia dominare dagli affetti/pulsioni di una madre con la quale innesca un rapporto ambiguo, quasi edipico, e dalla quale si lascia soggiogare. E non può mancare neanche quel personaggio tipico delle rappresentazioni urbane: colui che viene dimenticato dalla strada, che cerca un’opportunità di riscatto e che si affaccia al mondo del crimine; in questo senso, allora, anche il personaggio di Victor Aguilar appare comodamente (e sapientemente) scritto. Probabilmente, l’unico neo del primo episodio di The Penguin appare proprio il personaggio maggiormente atteso della serie, Sofia Falcone, per il quale si apprezza certo la volontà di delineare un’ossessione compulsiva – anche in virtù del passato ad Arkham -, ma che appare piuttosto pallido, almeno in un primo momento, nel contesto generale della serie: che sia per l’interpretazione forse troppo eccentrica di Christin Milioti, per una scrittura non estremamente qualitativa o per una coesistenza di fattori, insomma, il villain finora presentato non appare dei migliori.

Il risultato dell’episodio 1×01 di The Penguin non può dirsi, tuttavia, certamente scarso: nella sua volontà di introdurre contesti urbani, personaggi e dinamiche, la serie spin-off per ora sembra condurre nel modo giusto la narrazione, servendosi anche di un buon saggio della colonna sonora di Michael Giacchino e lasciando la giusta curiosità per il futuro di un prodotto che ha, potenzialmente, ancora tanto da dire.

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