Articolo pubblicato il 5 Ottobre 2024 da Gabriele Maccauro
La recensione di Il Buco 2, nuovo film diretto dallo spagnolo Galder Gaztelu-Urrutia e sequel del suo stesso lungometraggio d’esordio del 2019. Disponibile su Netflix dal 4 ottobre 2024, la sua uscita è passata un po’ in sordina, nonostante si trattasse di uno dei progetti più attesi degli ultimi anni. A seguire, trama e recensione di Il Buco 2.
La trama di Il Buco 2, nuovo film targato Netflix
Prima della consueta analisi e recensione del film, è bene spendere due parole sulla trama di Il Buco 2, il nuovo lungometraggio di Galder Gaztelu-Urrutia, sequel diretto (o almeno a questo la pellicola induce a pensare sino alla sua fase finale) del suo precedente Il Buco del 2019 e disponibile su Netflix. A seguire, la sinossi di Il Buco 2:
“Mentre un misterioso leader impone il proprio dominio nel Buco, un nuovo inquilino viene coinvolto nella lotta contro questo controverso metodo per combattere il brutale sistema di alimentazione. Ma quando mangiare dal piatto sbagliato diventa una condanna a morte, fino a che punto saresti disposto a spingerti per salvarti la vita?”.

La recensione di Il Buco 2, diretto da Galder Gaztelu-Urrutia
Nel 2019, su Netflix fu rilasciato uno dei film più chiacchierati ed apprezzati degli ultimi tempi, il debutto alla regia di Galder Gaztelu-Urrutia, ovvero Il Buco. Un successo tale – ed un’opera che teneva tutto aperto per eventuali prequel/sequel – ha inevitabilmente portato il regista spagnolo a tornare a lavorare sulla propria creatura. Il risultato, cinque anni dopo, è Il Buco 2, uno dei film più attesi dell’anno della piattaforma streaming. Tanti i modi per riprendere in mano con successo questo universo cinematografico, ma ancora di più quelli che potevano portare ad un passo falso. Purtroppo, si è caduti nel secondo caso.
L’effetto Dunning-Kruger è una distorsione cognitiva che porta un individuo a sovrastimare la propria preparazione su un dato argomento ed è esattamente quello che sembra essere occorso a Gaztelu-Urrutia. Forse non ci si aspettava un successo così grande con il film del 2019 ed una collaborazione così forte con Netflix sin dal proprio esordio alla regia, ma Il Buco 2 sembra approfondire, ampliare ed allo stesso tempo intrecciare, complicare ed appesantire proprio ciò che non andava in Il Buco.
Il film del 2019 era infatti molto interessante da un punto di vista di costruzione delle immagini, una pellicola che, nonostante attingesse a piene mani da tante saghe – da Cube a Saw, le citazioni non mancano – di grande successo, era stato capace di crearsi un proprio universo, tanto da convincere appunto Netflix a produrne un sequel e, chissà, dare il via proprio ad un nuovo franchise che possa portare alta la loro bandiera in tutto il mondo. L’approfondimento dei personaggi, del funzionamento della piattaforma e dei vari livelli erano stati la chiave vincente di Il Buco, che scivolava invece nel suo ultimo atto con quelle sequenze oniriche visivamente d’impatto ma che davano l’impressione di essere gratuite, volte solo a sorprendere lo spettatore senza un vero messaggio a supportarle.
Il Buco 2 ribalta il primo capitolo: nella prima fase tutto è troppo veloce, non c’è tempo di affezionarsi a nessun personaggio e le parole lasciano spazio alle mani, tanto da far sembrare obsoleta la divisione in livelli per come i vari protagonisti si affrontano su diversi piani. Si preme molto di più sull’onirico, sulla distopia di un mondo sempre e solo abbozzato, dove la sorpresa lascia il posto alla delusione per una trama volutamente intrecciata che desidera solamente lasciare a bocca aperta lo spettatore, senza però permettergli di capire davvero il messaggio della pellicola, che sul finale diventa quasi delirante – soprattutto se si pensa che lo stesso Gaztelu-Urrutia aveva dichiarato che, dal suo punto di vista, il piano più basso non esisteva ed il protagonista era già morto, prima ancora di tutta la sequenza finale – che non chiude nulla e che anzi, lascia le porte aperte per nuovi capitoli ancor più del lungometraggio del 2019.
Viene così da chiedersi quale sia lo scopo di un film del genere se non quello di produrne degli altri. Concentrarsi sul futuro perdendo per strada il presente e facendo leva su un passato (relativamente) saldo. La serializzazione cinematografica ha senso di esistere ma, come insegna il Marvel Cinematic Universe, deve portare avanti un progetto solido, sensato, che non sia il mero successo commerciale. Nel caso di un terzo capitolo, l’auspicio è che Gaztelu-Urrutia possa dunque trovare una quadra del discorso, pensare a cosa egli vuole realizzare e non agli spettatori, che nella realizzazione di opere cinematografiche non devono avere nessun’altro ruolo se non quello di pubblico pagante.