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Recensione – Agatha All Along 1×04: E Se Ti Perdo / Canto Il Mio Ricordo

La recensione della quarta puntata di Agatha – All Along, la serie Marvel spin-off di WandaVision.
Agatha All Along: la recensione del quarto episodio

La terza puntata di Agatha All Along ha introdotto la funzione della Strada Delle Streghe, facendo capire che ogni episodio mostrerà una diversa prova che si connetterà ad un’abilità precisa di ogni fatucchiera che accompagna la protagonista. La nuova puntata della serie del Marvel Cinematic Universe prosegue quindi con questo schema, ma continuerà ad intrattenere senza risultare ripetitiva e mostrando nuovi elementi interessanti legati ai personaggi? A seguire la recensione del quarto episodio, intitolato E Se Ti Perdo / Canto Il Mio Ricordo ed attualmente disponibile sulla piattaforma streaming Disney Plus.

La trama di Agatha All Along 1×04

La quarta puntata di Agatha All Along, la serie Marvel che funge da sequel e da spin-off di WandaVision, presenta una nuova prova della Straga delle Streghe ed inserisce diversi elementi che richiamano al passato delle protagoniste. L’episodio infatti presenta la seguente trama:

Dopo aver seppellito Sharon, la congrega è costretta a evocare una Strega Verde sostitutiva, che si rivela essere Rio, con grande fastidio di Agatha. Le due infatti hanno dei conti in sospeso e le altre streghe non capiscono quanto Rio sia disposta ad essere una collaboratrice. La congrega trova una casa con un’estetica anni ’70. Entrando, scoprono che si tratta di uno studio di registrazione, ma ovviamente il luogo nasconde molto più di quello che vuole sembrare: stavolta infatti le streghe dovranno vedersela con una maledizione.

Recensione - Agatha All Along 1x04: E Se Ti Perdo Canto Il Mio Ricordo

La recensione del quarto episodio di Agatha All Along

La regia torna ad essere affidata a Rachel Goldberg e l’impostazione tecnica è rimasta quasi la stessa, con il formato Imax che viene utilizzato quando le streghe sono nella casa ma senza mai particolari guizzi visivi interessanti, fatta eccezione per un simpatico omaggio a La Casa di Sam Raimi, con la maledizione che prende vita attraverso l’occhio della telecamera. Un altro elemento molto carino è il montaggio da videoclip, con l’uso di split screen applicato durante un intermezzo musicale che forniscono alle scene anche un’atmosfera da fumetto (le inquadrature possono ricordare le vignette). Nonostante Goldberg non sia una regista eccellente, riesce a gestire bene le attrici in un mix interessante tra generi diversi, senza che nessuno di questi si unisca all’altro in modo forzato: per esempio le battute di Rio non spezzano la tensione degli elementi demoniaci perché servono a mostrare quanto lei sia terrorizzata. Il personaggio di Rio interpretato da una splendida Aubrey Plaza ed evocato involontariamente da Agatha, ha un’ottima entrata in scena che richiama agli zombie movie senza perdere la salsa pop continuamente evidenziata dalla serie. A tal proposito, la strega appena menzionata è interessante nella sua ambiguità da mattatrice, mettendo alla prova lo spettatore su quanto lei si diverta a fare la ragazza cattiva e quanto veramente lo sia davvero. Al di là del passato tra Rio ed Agatha, il quale sarà raccontato maggiormente nei prossimi episodi dopo gli interessanti indizi seminati in questa puntata, la cosa che intriga maggiormente è la tensione sessuale che c’è tra le due, mostrata con dei dettagli sottili ma coraggiosi (Agatha che si copre i seni per non risultare troppo ammiccante agli occhi della probabile ex compagna).

La stessa caratterizzazione di Agatha diviene sempre più approfondita, mostrando il suo inaspettato lato materno che prende vita quando si tratta di preoccuparsi del ragazzo senza nome. La cosa colpisce perché Agatha, come viene mostrato nella sua apparente indifferenza per la morte di Sharon, è spesso presentata come un personaggio freddo, egocentrico ed egoista. Nell’episodio precedente è stato confermato che la strega ha perso un figlio (anche se non viene ancora rivelato il reale modo in cui ciò è accaduto), quindi, nonostante la sua cattiveria, questo vuoto sembra colmarsi quando è accanto al ragazzo, cosa che la spinge persino ad essere più clemente e aperta con il gruppo. Il ritrovamento di un affetto che non ha mai potuto manifestare e che forse l’ha segnata per tutta la vita sembra essere l’inizio di una redenzione, ma allora ci si pone questa domanda: il ragazzo è davvero il figlio perduto di Agatha? E cosa accadrebbe se non dovesse rivelarsi tale? Queste sono le domande che l’episodio pone, mantenendo un’interessante tensione coerente con lo spirito che c’era in WandaVision, perché il mistero fa da padrone in sfide che appaiono esteticamente diverse in ogni puntata e senza mai risultare una copia stantia dello show citato (diversamente dal fallimentare primo episodio).

Agatha All Along: la recensione del quarto episodio

La musica del quarto episodio di Agatha All Along

Se l’evoluzione di Agatha è interessante, l’elemento che maggiormente penetra l’episodio riguarda la caratterizzazione del personaggio di Alice, la quale viene riflessa nella struttura della casa che si trasforma in uno studio musicale per ricordarle il tormento della madre morta. Alice infatti non ha mai accettato il fatto che sua madre, una star morta in un incendio, abbia passato la sua vita a cantare la canzone delle Streghe (che l’ha resa famosa in tutto il mondo) piuttosto che passare del tempo con lei. Tutto ciò l’ha portata ad allontanarsi dalla figura di sua madre, rifiutandosi di ascoltare e di cantare la sua canzone più celebre e rinunciando alla sua eredità. Eppure più Alice percepisce questo distacco, più il suo demone interiore la tormenta. La maledizione che la costringe ad affrontare le sue paure la porta ad approfondire finalmente ciò a cui ha rinunciato da tanto tempo, scoprendo che, dentro la musica composta dalla madre, lei sia capace di trovare delle soluzioni al suo malessere che non aveva mai pensato di poter esorcizzare. La prova che Alice affronta non è quindi soltanto un modo per fare pace con il suo passato, ma dimostra anche quanto l’arte possa aiutare a creare uno sfogo, un incantesimo protettivo che serve a stringere legami (la Congrega che l’aiuta a scacciare la sua rabbia) e a fare evolvere nuovi lati di sé stessi per diventare persone migliori, distruggendo l’oscurità che annebbia la propria anima.

Un altro elemento molto interessante è il fatto che venga cantata una versione di La Strada Delle Streghe che ha un arrangiamento diverso rispetto a quello cantato nel secondo episodio: infatti è completamente diversa perché è influenzata dalla madre di Alice che ha inserito il proprio tocco personale, dimostrando come la percezione e la creazione della musica possa cambiare in base alle sensazioni del singolo individuo che usa l’arte per avvicinare i propri cari e lanciare un messaggio nel mondo che rispecchia le sue sensazioni. Inoltre questo sguardo artistico è anche un’intelligente operazione produttiva che permette alla serie di aumentare l’iconicità della canzone (già divenuta un tormentone dopo l’uscita delle prime puntate). Il quarto episodio di Agatha All Along si allontana dai canoni del genere supereroistico per portare qualcosa di diverso, creando un bellissimo misto pop tra horror, musical e commedia che porta ad una riflessione sull’importanza dell’arte e sul senso dell’eredità. Questi elementi, uniti ad un maggiore approfondimento dei personaggi che getta interessanti luci sulla figura di Agatha, rendono l’episodio il migliore della serie fino ad ora.

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