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Recensione – Dragon Ball Daima 1×02: Glorio

Glorio è il secondo episodio di Dragon Ball Daima, il nuovo anime scritto da Akira Toriyama: ma qual è il risultato della puntata 1×02 e che cosa succede ai nostri personaggi?
Recensione - Dragon Ball Daima 1x02: Glorio

Quello di Dragon Ball Daima è sicuramente uno dei prodotti di animazione più attesi degli ultimi anni, considerando sia la materia trattata che per molti è sinonimo di nostalgia e di infanzia, sia il lavoro di Akira Toriyama che ha scritto e realizzato il character design della maggior parte di ciò che si osserva sullo schermo. A seguito di un primo episodio introduttivo, La cospirazione, che aveva permesso di immergersi immediatamente nell’universo di Dragon Ball Daima, con l’episodio 1×02Glorio – si entra subito nel merito, con elementi che costituiscono strizzatine d’occhio al passato e con una qualità ancora una volta indiscutibile. Di seguito, si indica tutto ciò che c’è da sapere a proposito della recensione del secondo episodio di Dragon Ball Daima, Glorio.

La trama di Dragon Ball Daima 1×02

Prima di proseguire con la recensione del secondo episodio di Dragon Ball Daima, è importante sottolineare innanzitutto la trama di Dragon Ball Daima 1×02, che prende il nome di Glorio. Trattasi del nome di uno dei personaggi che compaiono nel nuovo universo dell’anime in questione, a seguito della trasformazione di tutti i protagonisti dell’anime in bambini: l’episodio, infatti, si apre con Gomah che ha appena visto il suo desiderio essere esaudito da Shenron ma, dal momento in cui si tratta di uno sconosciuto per il potente drago, non può chiederne altri. Per questo motivo, decide di tornare nel Regno Demoniaco, mentre tutti gli altri scoprono di essere stati rimpiccioliti, con reazioni contrastanti; Bulma si mette subito a lavoro per riparare la navicella con cui Kaioshin è giunto sulla Terra tanto tempo addietro, per raggiungere il Regno Demoniaco, mentre sulla Terra arriva proprio Glorio che tenta di portare a termine una missione in segreto: uccidere Re Gomah, per servire il Terzo Regno Demoniaco ed eliminare la minaccia del potente Re.

La recensione del secondo episodio di Dragon Ball Daima

Quella di Dragon Ball è una materia che, tra numerose retcon ed elementi che cambiano costantemente nel corso degli anni (talvolta anche con una prassi che viene accettata dagli spettatori e che, in fondo, da parte della storia di Dragon Ball stesso), riesce a comunicare costantemente il motivo di un così tanto grande successo. Daima, in fondo, è una serie nata come enorme operazione nostalgia e non manca di sottolinearlo fin dal primo momento, con un primo episodio introduttivo che costituisce contemporaneamente il riassunto del passato, in particolar modo della saga di Majin Bu; e non sempre rievocare, omaggiare e citare il passato è un problema: quando ciò avviene con una dovizia di particolari e con una cura del dettaglio (soprattutto dal punto di vista estetico), allora non si può non notare quanto sia emozionante ciò che si osserva sullo schermo, apprezzandone i contenuti.

Ecco che la recensione dell’episodio 1×02 di Dragon Ball Daima non può prescindere proprio da questo elemento nostalgico, con la storia di Dragon Ball che viene omaggiata attraverso una serie di elementi che ritornano, talvolta in maniera gratuita ma comunque efficace: fa sicuramente piacere ritrovare il design delle vecchie navicelle di Dragon Ball, così com’è ancor più emozionante notare quel Goku bambino non soltanto nelle sue fattezze e atteggiamenti, ma anche nel rimando al vero Goku bambino, con tanto di Bastone Nyoi e incontro del celebre Karin. Il tutto, ovviamente, in una costante globalità di elementi che riportano la storia di Dragon Ball sullo schermo (che si tratti delle fattezze di Crilin, della testardaggine di Vegeta o anche del Maestro Muten che tenta di farsi bello quando scopre di non essere più anziano); l’ironia non manca e ancora una volta è il personaggio di Kibith a prestarsi ad essa, con il suo ruolo di “fattorino” che viene più volte sottolineato nel corso dell’episodio; certo, Glorio è una puntata di assoluta transizione, che ha solo l’onere di portare lentamente avanti la narrazione in attesa dei veri scontri e del fulcro di ciò che Dragon Ball Daima sarà, ma osservare delle buonissime animazioni e un senso così corporale e affettivo per la storia raccontata fa certamente piacere. Il tutto, ovviamente, con il più classico dei cliffhanger e con l’introduzione di un personaggio – Glorio – che fa ben sperare e che sembra quasi riportare alle fattezze di quel Trunks del futuro che ha fatto innamorare i fan.

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