Articolo pubblicato il 3 Novembre 2024 da Giovanni Urgnani
L’attesa sta sempre più per scadere, manca davvero poco all’uscita nelle sale di uno degli eventi cinematografici più attesi di questo 2024. Mentre si contano i giorni per la visione del sequel, è utile fermarsi a riflettere su dove eravamo rimasti con la pellicola vincitrice di cinque premi Oscar, tra cui “Miglior film” e “Miglior attore protagonista” a Russell Crowe. Ma quindi come finisce Il gladiatore? Di seguito la spiegazione del finale del film diretto da Sir Ridley Scott.
Il gladiatore, il finale del film di Ridley Scott
ATTENZIONE!!!! SPOILER!!!!!!!
Concluso il duello finale nell’arena, Massimo Decimo Meridio ha sconfitto a morte il tiranno Commodo, restituendo a Roma e al suo impero la possibilità di tornare ad essere una repubblica libera, com’era nei desideri finali di Marco Aurelio. Ma Massimo non può salvarsi dal dissanguamento procurato dalla ferita inflitta a tradimento dallo stesso Commodo prima di cominciare la lotta; il generale si trova a cavallo tra due mondi, i cancelli dei Campi Elisi si stanno spalancando per lui, ha ancora però la forza di ordinare la liberazione dei suoi compagni e affidare al senatore Gracco le redini delle istituzioni statali. A Massimo rimane il tempo di morire sulla sabbia del Colosseo, tra le braccia di Lucilla; Juba seppellisce le statuine di legno della moglie e del figlio di Massimo e sorridendo esclama: «Ti rivedrò, ma non ancora. Non ancora».
Il gladiatore, la spiegazione del finale del film
Concluso il suo arco evolutivo, Massimo ha rinunciato alle “semplici” questioni di vendetta personale per combattere in favore di un progetto più grande, non soltanto per compiacere l’imperatore precedente, a lui devoto, ma restituendo al popolo la possibilità di lasciarsi rappresentare in modo libero. Come tutti i personaggi scottiani, il raggiungimento dell’obiettivo finale porta al sacrifico di qualcos’altro, in questo caso per Massimo è la perdita della vita stessa. Per fare alcuni esempi al fine di avvalorare questo discorso, si possono citare come esempi: la coppia formata da Thelma e Louise sacrifica la vita in nome della loro libertà ritrovata; Baliano di Ibelin per salvare la popolazione civile di Gerusalemme concede il controllo della città all’esercito musulmano e infine lo stesso Mosè, per compiere la missione di guida del popolo d’Israele rinuncia alla tranquillità familiare, a fianco della sua amata Zipporah.
Per quanto riguarda invece la sequenza ai Campi Elisi, all’apparenza potrebbe sembrare lineare e senza possibilità d’interpretazione, lasciando spazio ad un lieto fine agrodolce. È necessario però porsi un interessante quesito: l’arrivo nel l’aldilà, dove rivede moglie e figlio, è frutto della sua immaginazione? La domanda nasce dalla riflessione sulla simbologia che Ridley Scott ha voluto dare all’impero e all’idea di Roma come ideale; allegoria del sogno americano, Roma si è dimostrata una bugia, una promessa disattesa dalla corruzione e dalla sete di potere di singoli individui, colpevoli di aver sparso sangue lungo la strada. Allo stesso modo in cui Massimo ha creduto in un’ideologia fasulla, potrebbe aver creduto anche in un culto altrettanto fasullo, portandolo, in punto di morte, a vedere ciò che avrebbe voluto sempre vedere. Ma basta a farlo corrispondere alla realtà?