Articolo pubblicato il 27 Novembre 2024 da Christian D’Avanzo
Eden è un film del 2024 di genere thriller, diretto da Ron Howard, il quale è tornato dietro la macchina da presa in seguito al discusso Elegia Americana (2020) e dopo Tredici vite (2022). Si tratta di un lungometraggio presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival 2024, e in anteprima in Italia al Torino Film Festival 2024. Eden presenta un cast di stelle del calibro di Jude Law, Vanessa Kirby, Ana de Armas, Sydney Sweeney e Daniel Brühl, e ha una durata di circa 129 minuti, oltre che la colonna sonora composta da Hans Zimmer. Non si conoscono ancora informazioni relative alla distribuzione del film di Ron Howard in Italia, ma di seguito si offre ai lettori la recensione in anteprima.
Di cosa parla Eden? La trama del film di Ron Howard
Presentato al TFF 2024, Eden è un thriller con un cast di attori amatissimi dal grande pubblico, per cui c’è un sentito interesse verso quest’ultimo film del regista, che tra parentesi ha ricevuto la stella della Mole a Torino per l’occasione. Di cosa parla Eden? La trama del film di Ron Howard così come riportata sul sito ufficiale del TFF:
“Una coppia di scienziati tedeschi lascia la Germania e si trasferisce sull’isola di Floreana, nelle Galapagos. Alla spedizione si uniscono prima due connazionali e poi una signora accompagnata dai suoi amanti e dal suo servitore: e il paradiso in terra si trasforma in inferno. Ispirato a una storia vera, un thriller d’ambientazione storica in cui Ron Howard esplora il confine fra utopia e follia.”

La recensione di Eden, ovvero un thriller mal strutturato e senza alcuna finalità
Tratto da una storia vera, come si evince anche dai titoli di coda, Eden è un thriller romanzato di un fatto reale, ovvero che un gruppo di persone ha vissuto per un lungo periodo su di un’isola nelle Galapagos. Le aspirazioni di Ron Howard nel creare un thriller avvincente, cinico e per certi versi sensuale, perde di mordente e soprattutto di credibilità minuto dopo minuto, ed accade sia per le scelte estetiche grossolane che per le modalità di narrazione goffe. Infatti, se l’idea di mettere in scena in maniera grottesca poteva trovare la sua ragione d’essere nel desiderio di mostrare gli istinti primordiali presenti in natura, e di conseguenza in tutti gli individui, di fatto il film si sgretola progressivamente in un nulla di fatto. Le inquadrature, più che suggerire, affermano, e tale fattore risulta ancor più didascalico di quanto non lo siano i paroloni filosofici utilizzati dal dottor Ritter. Ron Howard perde il controllo sulla sua creatura in men che non si dica, e dopo appena 50 minuti (circa) è tutto talmente evidente, se non addirittura superfluo, da perdere la presa su chi osserva: gli eventi di questo pigro e maldestro lungometraggio non riescono mai a catturare l’attenzione. La noia prevale su ogni sentimento, persino sul cattivo gusto di alcune scelte, come per esempio la scena del parto recitata, girata, montata e fotografata come se ci fosse una sorta di elemento sovrannaturale a guidare il personaggio di Sydney Sweeney durante l’ultima parte della scena; ennesima intuizione fuori contesto.
L’ascesa dei partiti nazionalsocialisti, la Grande Depressione e quanto di drammatico avviene all’inizio degli anni Trenta funge da cornice ma, ancora una volta, è un dato superficiale. Sì, è il motore d’azione che spinge tutti i personaggi a ritrovarsi su quella stessa isola, oltre al desiderio di arrivare al successo, chi con le parole, chi con il denaro, chi mettendo su famiglia, eppure la sfera collettiva non coincide – oppure non collide – davvero mai con quella personale. Dunque, partendo dalla bella idea di rappresentare una minuscola società in stato di civilizzazione, Eden vorrebbe indurre gli spettatori e le spettatrici a riflettere sul concetto stesso di Paradiso? Oppure è, nella sua banalità, una sorta di tesi sugli istinti animali presenti negli esseri umani? O uno scontro dove vige la legge del più forte, magari, così come potrebbe trattarsi di un elaborato sulla sopravvivenza. Fatto sta che in qualunque modo la si legga, il nuovo film di Ron Howard è talmente confuso – e confusionario – da non trasmettere assolutamente niente di quanto descritto, in quanto ogni elemento lascia trasparire una sorta di malsana voglia da parte del regista di sorprendere, di scandalizzare con qualche goccia di sangue e con del trucco posticcio, quasi teatrale, come d’altronde è la recitazione degli attori.

Tutti sono vittime di personaggi monodimensionali, i quali non vivono mai un’evoluzione o una sorta di introspezione psicologica, anzi, sono dei ruoli stereotipati che vanno dalla moglie malata allo scrittore fintamente ispirato, passando per la giovane madre prima timida e poi forte, senza dimenticare un ex soldato traumatizzato dalla guerra e una donna pronta a sfruttare tutti pur di raggiungere il proprio egoistico obiettivo. Sydney Sweeney sembra essere sempre nella stessa parte, anche a causa di copioni poco brillanti, c’è da dirlo, Ana de Armas e Vanessa Kirby sembrano spaesate, Jude Law è invece una macchietta fin troppo dimenticabile. Il finale di Eden arriva al termine di una serie di punti di vista messi in luce senza alcun pathos, senza mostrare un briciolo di mordente, nemmeno a tratti, ma definendo “il bianco” e “il nero” senza mai soffermarsi sulla zona grigia dell’ambiguità. Proprio per questo non c’è interesse nel seguire il discorso mal allestito nel film, tantomeno nell’empatizzare con uno o l’altro, e ovviamente non sussiste l’idea di provare una qualche sorta di emozione che non siano il fastidio oppure la noia. Bastano 50 minuti per capire praticamente tutto senza provare alcuna fascinazione per le immagini, ecco perché Eden risulta un falso thriller, nonché un lungometraggio dove “il cosa” e “il come” sono assenti ingiustificati. Insomma, si tratta di un disastro su tutta la linea.