My Best, Your Least: la tediosità di un film che si preoccupa solo ed esclusivamente del contenuto

Film sudcoreano del 2024 diretto da Kim Huyn-jung, qui al suo primo lungometraggio, My Best, Your Least è in concorso al TFF 2024: la recensione.
My Best, Your Least: la recensione del film sudcoreano TFF 42

My Best, Your Least è un film sudcoreano del 2024 diretto da Kim Hyun-jung, qui al suo esordio per un lungometraggio. La durata di quest’ultimo è di circa 111 minuti, e verte su una tematica sociale davvero importante; non a caso, è stato selezionato per il concorso del Torino Film Festival 2024. Di cosa parla nello specifico My Best, Your Least e com’è qualitativamente parlando? Seguono la trama e la recensione del film.

My Best, Your Least: la trama del film sudcoreano in concorso al TFF 42

My Best, Your Least è l’unico film orientale in concorso al TFF 42, nonché il primo lungometraggio diretto da Kim Hyun-jung, il cui cortometraggio dal titolo Eun-ha (2015) è stato invece pluripremiato. Di cosa parla My Best, Your Least? Di seguito la trama così come riportata sul sito ufficiale del Torino Film Festival 2024:

“L’insegnante di liceo Hee-yeon si trova ad affrontare sfide personali delicate, tra cui l’infertilità e la costruzione della nuova casa. Quando la sua studentessa Yu-mi rimane incinta, Hee-yeon le consiglia di abbandonare la scuola, convinta che sia la soluzione migliore. Tutto cambia, però, quando Hee-yeon scopre di essere incinta a sua volta. L’evento le permette di aprirsi con Yu-mi, dando vita a una complicità inaspettata tra le due donne.”

La recensione di My Best, Your Least: il film sudcoreano è soltanto contenuto, perdendo il focus sulla “forma cinematografica”

Ci sono film a tema costruiti per avvalorare una tesi, anche senza presentare un’antitesi e privandosi della possibilità di scavare davvero affondo, ma che riescono comunque a rappresentare uno scorcio della società e della cultura di riferimento. Non c’è nulla di male nell’utilizzare il cinema per veicolare un messaggio, così da elaborare un contenuto di grande valore sociale, pur, lo si ribadisce, non mostrando le zone d’ombra, i dubbi, le irregolarità, il rapporto causa-effetto, ma semplificando un concetto. Eppure ci sono poi opere come My Best, Your Least, ovvero quei lungometraggi dalla struttura maldestra dove si perde il focus sulla “forma cinematografica” per erigere un testo di mero contenuto, arrivando persino a tediare con discorsi retorici.

Ebbene sì, va detto che senza curare come si deve la confezione di un film e, di conseguenza, mettendo da parte il linguaggio cinematografico in quanto tale, il messaggio potrebbe arrivare chiaro agli spettatori ma senza risultare impattante, magari addirittura annoiando, per l’appunto. Si tratta qui di un’opera prima, e lo si nota sia dall’inesperienza di Kim Hyun-jung dietro la macchina da presa che dalla puerilità con cui viene messa in scena l’importante tematica sociale affrontata in My Best, Your Least. Questo lungometraggio del 2024 ha dei seri problemi nell’esporre la problematica sociale presente in Sud Corea, poiché gli espedienti drammaturgici sono perlopiù calcati, gratuiti e ridondanti nell’arco di 111 minuti, arrivando così a stancare chi sta guardando a causa della banalità espressiva. Entrando nello specifico, si segnala che il montaggio del film sudcoreano è quasi assente, l’impressione è che non vi siano stati tagliati effettivi e che si sia ricorsi a delle ellissi temporali abbastanza destabilizzanti; in aggiunta, altra nota di demerito, le inquadrature sono talmente autonome da non permettere di cogliere alcuna sfumatura emotiva.

Il risultato è un’accozzaglia di scene, o addirittura di sole inquadrature senza grandi significati, in quanto troppo isolate le une dalle altre, le quali scorrono una dopo l’altra lasciando poco o nulla agli spettatori e alle spettatrici. Viene allora a crearsi un paradosso decisamente spiacevole: il ritmo del racconto è frenetico solo all’apparenza, mentre di fatto è come se non accadesse nulla di tangibile. Gli eventi che si susseguono non riescono a comunicare le tanto ambite emozioni, scadendo nel melenso, proponendo una tesi assolutamente valida e necessaria, ma rendendola imperturbabile nell’immatura voglia di ricercare la commozione. My Best, My Least ha una durata eccessiva perché manca quasi totalmente di forma e, sfortunatamente, non rende giustizia al contenuto, anzi, lo semplifica con un finale verboso nel quale prevale un’ultima speranzosa inquadratura.

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My Best, Your Least: la recensione del film sudcoreano TFF 42
My Best, Your Least
My Best, Your Least

Esordio dietro la macchina da presa per Kim Hyun-jung, cineasta che si espone su una problematica presente in Sud Corea attraverso un film ambientato direttamente all'interno del sistema scolastico nazionale.

Voto del redattore:

4 / 10

Data di rilascio:
Regia:

Kim Hyun-jung

Cast:

Jang Yoon-joo, Choi Soo-in, Kim Yu-hee

Genere:

Drammatico

PRO

La tematica sociale e la volontà di esporre la problematica presente in Sud Corea
La struttura del racconto cinematografico, con espedienti drammaturgici abbastanza frivoli
Il montaggio, le inquadrature scollate e la frenesia delle scene
La durata risulta spropositata
Il finale verboso