Il treno dei bambini viaggia nella direzione sbagliata

Presentato in anteprima al Festival di Roma, è disponibile su Netflix il nuovo film italiano con Barbara Ronchi e Serena Rossi, tratto da una storia vera: qual è il risultato?
La recensione de Il treno dei bambini, con Barbara Ronchi e Francesco Di Leva

Articolo pubblicato il 8 Dicembre 2024 da Giovanni Urgnani

Presentato in anteprima internazionale alla diciannovesima edizione del Festival del Cinema di Roma, sezione Grand Public, distribuito direttamente sulla piattaforma digitale Netflix a partire dal 4 dicembre 2024. Il cast vede la presenza di interpreti del calibro di Barbara Ronchi, Serena Rossi, Francesco Di Leva e Stefano Accorsi, con Cristina Comencini dietro la macchina da presa, mentre la colonna sonora è composta da Nicola Piovani. Ma qual è il risultato de Il treno dei bambini? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film.

La trama de Il treno dei bambini, di Cristina Comencini

La pellicola è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo scritto da Viola Ardone, pubblicato nel 2019, a sua volta basato su fatti realmente accaduti; la produzione vede la collaborazione di Palomar. Ma di cosa parla Il treno dei bambini? Di seguito la trama ufficiale del film diretto da Cristina Comencini:

Amerigo Speranza ha un destino nel nome: si chiama come il luogo lontano in cui suo padre (forse) è emigrato per cercare fortuna, e il cognome evoca i sentimento che convincerà sua madre a spedirlo dai Quartieri Spagnoli di Napoli ad un Nord non meglio identificato, dove forse i Comunisti mangiano i bambini, ma forse invece li salvano dalla miseria.”

La recensione de Il treno dei Bambini, il film Netflix con Serena Rossi e Stefano Accorsi

La recensione de Il treno dei bambini, con Serena Rossi e Barbara Ronchi

La pagina di storia italiana messa in scena da Cristina Comencini è una di quelle vicende che nei libri non vengono raccontate, lasciate nel dimenticatoio anche dai maggiori mass media, quelle situazioni non abbastanza eclatanti per l’opinione pubblica ma dal forte impatto lasciato nella società, soprattutto in un momento cruciale come l’immediato secondo dopoguerra, segnato dai tetti scoperchiati e dalle pance vuote.

In un angolino a prendere la polvere ci verrà messo presto anche questo film, l’approccio scelto per rappresentare dei fatti realmente accaduti è forse uno dei più sbagliati. Prendendo per buono il fatto che i protagonisti sono appunto bambini, ma realizzare un prodotto per tutta la famiglia non preclude la possibilità di elaborare qualcosa di sofisticato, o quantomeno di portare a termine un lavoro che vada oltre la scialba didascalia. Molto più utile sarebbe stato un documentario, ricercato nell’informare sui fatti, raccogliendo testimonianze e documentazioni che avrebbero sicuramente garantito maggiore interesse e maggiore attenzione che questo soggetto avrebbe meritato.

È difficile stabilire quanto sia stato penalizzante o meno l’essere la trasposizione di un romanzo, sta di fatto che Il treno dei bambini viaggia sui binari della banalità e della fiacchezza, il marchio produttivo/distributivo appartiene a Netflix, ma è come se si leggesse Rai, poiché la resa visiva in primis, e il concetto cinematografico in secundis, sono quelli delle sue fiction, appiccicandosi di conseguenza l’etichetta di “televisivo”, nel vecchio e negativo senso del termine. L’approfondimento non è contemplato, per nessuna situazione presente nell’arco della durata: inesistente è l’affronto della difficoltà d’integrazione di un bambino proveniente dal Sud Italia, trasferitosi al Nord. A dir poco telefonata è la costruzione del rapporto tra Amerigo e Derna, ma nessuno può dirsi valorizzato nella sua caratterizzazione o nella sua personalità, tutti sono delle semplici pedine, addirittura il personaggio interpretato da Francesco Di Leva è pressoché inutile, un espediente pigro per aggiungere la rappresentanza della criminalità organizzata, a cui si poteva fare assolutamente a meno.

Cade totalmente nel vuoto l’opportunità di affrontare, e risolvere, il conflitto madre-figlio, venutosi a creare a causa delle vicende vissute dai relativi protagonisti; un legame spezzato che sembra ricucirsi solamente con la solita inquadratura ricattatoria, sprecando la comparsata di Stefano Accorsi. Rimanendo in tema di cast, innanzitutto si è dimostrata infelice la scelta dei baby protagonisti, ma decisamente più rilevanti sono le prove sottotono di due figure attoriali di prim’ordine come Serena Rossi e Barbara Ronchi, capaci di non guastarsi troppo grazie al loro talento, ma penalizzate per la scarna scrittura dei loro personaggi.

Nel raccontare il passato si cerca comunque di sviluppare tematiche del presente, una di queste è il ruolo femminile nella società, in questo caso più specificatamente nella politica, ponendo un timido accento sul maschilismo vivo anche nella realtà del Partito Comunista Italiano. Una parentesi che muore lì appena dopo essere stata aperta, come se arrivasse in maniera casuale, solamente per timbrare il cartellino, come se poi bastasse inserire un numero maggiore di volti femminili per portare a compimento la questione. Ciò non può definirsi “sviluppare una tematica”, una mentalità pressapochista molto diffusa sul piccolo schermo italiano, ma, a quanto sembra, è ritenuto sufficiente per comunicare agli spettatori. Ciò che non è sufficiente è purtroppo il risultato finale della pellicola.

4,0
Rated 4,0 out of 5
4,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
La recensione de Il treno dei bambini, con Barbara Ronchi e Francesco Di Leva
Il treno dei bambini
Il treno dei bambini

"Un viaggio attraverso la miseria, ma anche la generosità dell'Italia del dopoguerra, vista dagli occhi di un bambino diviso tra due madri."

Voto del redattore:

4 / 10

Data di rilascio:

04/12/2024

Regia:

Cristina Comencini

Cast:

Barbara Ronchi, Francesco Di Leva, Serena Rossi, Monica Nappo, Giorgia Arena, Antonia Truppo, Christian Cervone e Stefano Accorsi

Genere:

Biografico

PRO

L’idea di partire da un soggetto storico poco conosciuto ma meritevole di spazio
Una messa in scena che palesa i suoi limiti di budget
Una prova generalmente sottotono del cast
Ogni contenuto è portato avanti con superficialità e banalità