Articolo pubblicato il 29 Dicembre 2024 da Bruno Santini
Parafrasando il Paul Hunman di The Holdovers – Lezioni di vita, “la vita è come la scala di un pollaio: corta e piena di merda”. Il 2024 è stato un anno vorticoso, caotico, addirittura sorprendente per numerosi motivi, in grado di offrire agli spettatori nuove visioni e nuovi modi di intendere la settima arte. Sullo schermo (grande o piccolo che sia) è arrivato tanto, forse addirittura troppo, con risultati che vale la pena raccontare. Dalla A alla Z, come nei migliori alfabeti, vogliamo sintetizzare e tenere in pillole l’intero anno cinematografico.
A – Anora/Ariana Grande
Dalla Palma d’Oro a una delle attrici rivelazione dell’anno, la A ha davvero tanti pretendenti, ma si scelgono proprio i due che maggiormente sottolineano la tendenza del cinema attuale. Fa certamente scalpore osservare un Sean Baker trionfare nel contesto di Cannes, ma è anche molto positivo rendersi conto di un cambiamento così tanto considerevole nel modo di pensare all’essenza di un Festival. D’altro canto, Wicked era uno dei prodotti più attesi del nostro millennio e la performance di Ariana Grande sembra essere nata con l’attrice e cantante stessa: impossibile non citarla.
B – Brody, Adrien
A proposito di attori, non si può far finta di non aver notato la performance straordinaria di Adrien Brody in The Brutalist, il film di Brady Corbet presentato in anteprima al Festival di Venezia 2024. Una grande abbondanza di B che non fanno altro che confermare una posizione indiscutibile: in odore di secondo Oscar nella sua carriera, curiosamente per un ruolo molto simile a quello per cui ha vinto ne Il Pianista, Adrien Brody offre una prova di sé straordinaria che – se ce ne fosse stato davvero bisogno – conferma l’incredibile attore che è.
C – Coppola, l’intera famiglia
In un anno di grandi ritorni, anche la famiglia Coppola torna a far parlare di sé, sotto tutti i punti di vista. È certamente l’anno di Megalopolis, film presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024 da Francis Ford Coppola, ma è anche quello in cui Priscilla viene distribuito in Italia, con la regia di Sofia Coppola. Come se non bastasse, anche Gia Coppola è dietro la macchina da presa per The Last Showgirl, con Pamela Anderson protagonista, mentre un Coppola che rinuncia al suo cognome, Nicholas Cage, torna a offrire una prova monstre per Longlegs, tra gli horror più apprezzati dell’anno.
D – Dune, film e serie
Ha conosciuto una storia incredibilmente travagliata nel corso degli anni, ma Dune sembra finalmente aver conosciuto quel successo che meritava anche sullo schermo. Non ci è riuscito Jodorowski, non ha ottenuto un risultato encomiabile David Lynch, ma finalmente Denis del Villeneuve ha trovato la sua strada con Dune, che raggiunge dei risultati straordinari al botteghino e per la critica nel 2024, con la Parte Due tanto attesa. Nello stesso anno, si registra anche l’uscita della serie Dune: Prophecy con la produzione di HBO e con un risultato non certamente inferiore alle aspettative. Il futuro di una delle epiche fantasie più importanti nella storia letteraria, insomma, sembra essere roseo.
E – Estranei
La data di uscita in Italia è avvenuta nel 2024, dunque permette di inserire uno dei film sicuramente più interessanti di quest’annata in classifica: Andrew Haigh trova uno dei suoi lavori più importanti della carriera con Estranei, che sfrutta due volti non più soltanto in rampa di lancio – Andrew Scott e Paul Mescal, che meritano tutti i favori della critica – per creare un delicatissimo, intimo prodotto di grandissimo livello. Il risultato attiene non soltanto a quella presenza in giuria al Festival di Venezia 2024, un’investitura non certamente da poco per un regista, ma anche ad una cultura cinematografica che finalmente volge lo sguardo al mondo LGBTQI+ in modo sempre più marcato e meritevole, con risultati che non possono che far piacere allo spettatore.
F – Flop
Non c’è annata che tenga se non si parla anche di flop, ovvero di risultati negativi tanto per il pubblico quanto per la critica. Anche il 2024, che determinati flop non poteva certamente permetterseli in ambito produttivo, ha presentato il suo bel conto a diverse realtà distributive e a case di produzione internazionali. Probabilmente, il flop per definizione è quello di Joker: Folie à Deux, con un calo così tanto vertiginoso da far segnare dei record in negativo per il film, dopo la sua presentazione in anteprima a Venezia 2024. Ma chi floppa su tutta la linea è certamente la Sony con il suo Spider-Man Universe, con tre film su tre (Madame Web, Venom 3 e Kraven) che non sono in grado di pareggiare i costi di produzione e con l’ultimo film che rappresenta uno dei peggiori risultati di sempre al botteghino in rapporto al suo budget. È, però, anche il flop (ammesso sempre che gli interessi) di chi ha venduto la sua intera produzione di vino per finanziare un film generalmente odiato da tutti: non da se stesso, quanto meno.
G – Glazer, Jonathan
La responsabilità di un artista è quella di non ignorare gli eventi che appartengono alla contemporaneità: con parole più o meno simili a queste, Jonathan Glazer ha ritirato il suo Oscar per il miglior film internazionale con La Zona d’Interesse, facendo segnare una delle pagine più controverse della storia della manifestazione a premi, ma soprattutto parlando per la prima volta di Palestina in ambito pubblico e istituzionale. Il film in questione rappresenta non soltanto uno dei capolavori del terzo millennio, ma anche un prodotto in grado di far segnare una nuova tendenza, fatta meno di immagine e più di suono, del cinema contemporaneo. È lo stesso Jonathan Glazer, però, ad essere emblema del 2024, con quella lettera firmata da più di 1000 addetti ai lavori hollywoodiani in grado di contestare le sue parole e con una contromossa che ha scatenato un certo dibattito mediatico. Tra gli altri punti a favore del regista britannico, anche una pubblicità con Scarlett Johansson che ha promosso la nuova collezione Prada.
H – Horror
Se c’è un genere che è stato rivitalizzato dall’annata appena trascorsa, questo è sicuramente l’horror. Per troppi anni considerato un universo minore o relegato a produzioni semplici e veloci da realizzare, il genere horror e sta ottenendo sempre più credito soprattutto dal punto di vista prettamente narrativo e psicologico, con produzioni sempre più intelligenti e con la sperimentazione che viene portata anche ai festival. La punta di diamante del genere horror è The Substance, che si prende le sue numerose candidature ai Golden Globe (e presumibilmente anche agli Oscar), ma l’anno in sé ha visto tanti altri prodotti – da Longlegs a Terrifier 3 – in grado di riportare in auge il tanto amato genere cinematografico. Certo, non mancano gli orrori, nomen omen, dimenticabili, ma in un’annata così splendida si chiude volentieri un occhio.
I – Inside Out 2
Le statistiche sui grandi numeri fanno sempre un certo effetto: probabilmente Inside Out 2 è tra i film che sono piaciuti meno dell’anno, ma solo se consideriamo che è il film che ha portato più spettatori in sala risultando il premiato al box office con i maggiori incassi e ingressi in sala. Al netto di fantasticherie algebriche, è innegabile come – per quanto sia stato realizzato in fretta e furia da una nuova gestione che ha dovuto recuperare dai disastri di Bob Chapek – Inside Out 2 sia una scommessa vincente, oltre che un film che porta il concetto di ansia e attacchi di panico nel mondo dell’animazione per bambini. E chissà che il futuro di Riley non abbia ancora qualcosa da dire.
J – Jesse Plemons
Anche la J, così come tante altre lettere, avrebbe avuto evidenti e illustri rappresentanti, ma Jesse Plemons ci sembra il più congeniale al senso e allo spirito di una realtà che vuole sintetizzare i momenti più importanti della stagione cinematografica. La sua presenza lapidaria, sintetica e per pochissimi minuti in Civil War di Alex Garland offre uno spaccato importantissimo della sua estrema bravura, troppo spesso offuscata da dinamiche altre o, semplicemente, da attori a cui è stato affidato il ruolo di protagonista. Se quei 5 minuti possono però cambiare una carriera, quelli che lo vedono protagonista in Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos (per cui è stato anche premiato anche a Cannes) mostrano di quale pasta, anzi di quali paste, può essere fatto l’attore. A cui è atteso il banco di prova definitivo, ancora con Lanthimos, per Bugonia.
K – Korine, Harmony
Nel bene e nel male, si finisce sempre per parlare di Harmony Korine. Ovvero di un regista che nasce, cresce e corre per provocare, per essere al centro dell’attenzione e al contempo lontano dai riflettori. L’Italia ha accolto quell’esperienza allucinata che prende il nome di Aggro Dr1ft, annunciato in streaming sul sito ufficiale del regista a seguito di qualche distribuzione qua e là in alcuni strip club, con Korine che si è poi ripetuto a Venezia 2024 con il suo Baby Invasion (è ormai un habitué). E lì c’è il vero show, con Gaspar Noé in maschera che si rifiuta di firmare autografi nella notte di Harmony Korine, la vera star, e il regista che si lascia andare ad un paragone non da poco che accosta iShowSpeed e Tarkovskij. Con un 2024 così, parafrasando George Clooney, what else?
L – Lanthimos, Yorgos
Per il pubblico italiano, due film su due delle ultime produzioni di Yorgos Lanthimos sono arrivati al cinema nel 2024: parliamo di Povere Creature! e Kinds of Kindness, ovvero due mondi diametralmente opposti l’uno dall’altro, con il secondo film che è stato realizzato durante la fase di post produzione del primo. Gli attori, le maestranze e la colonna sonora vengono ereditati dal grandissimo lavoro di Povere Creature!, ma ciò che viene portato sullo schermo è notevolmente differente? Il tutto è figlio, forse, di un approccio alla sceneggiatura differente? In ogni caso, Yorgos Lanthimos è uno dei man on the hour, che figura non soltanto sulla cresta dell’onda, ma che ha ottenuto anche un grandissimo successo agli Oscar, con quattro statuette portati a casa per Povere Creature! e, come se non bastasse, il suo cortometraggio Nimic (da recuperare assolutamente) ha fatto tanto parlare di sé.
M – Margaret Qualley
Una volta per i ruoli c’erano gli attori, adesso li fa tutti Margaret Qualley. Il Martellone statunitense deve aver detto così nel rapportarsi all’attrice che ha trovato nel 2024 il suo anno di totale consacrazione, dopo un inizio di carriera che – tra C’era una volta… a Hollywood e The Leftovers – appariva certamente promettente. Sono quattro i film per lei, almeno guardando alle uscite italiane: Povere Creature!, Kinds of Kindness, Drive Away-Dolls e The Substance. Che, anche solo guardando alle specifiche del ruolo, vuol dire evolvere rispetto a tipologie di ruolo costantemente differenti, che lambiscono anche l’idea del doppio in Lanthimos e che si affacciano al body horror nel film di Coralie Fargeat. Il tutto mediato dalla collaborazione con un certo Ethan Coen che, a 30 anni di vita, non è dir poco.
N – Numero 2
E non ci si riferisce soltanto al Giurato di Clint Eastwood, ma ad una tendenza che ha portato tantissimi registi a lavorare sulla base del concetto del 2, che fosse esso inteso come un ideale completamento dell’opera principale (Dune: Parte 2 non è da considerarsi un sequel, ma una seconda parte di un’opera completa) o come un ritorno alle origini, per motivi certamente produttivi ma anche di natura artistica. È l’anno di Il Gladiatore 2, dei tanti sequel di film Disney, ma anche di Un altro Ferragosto, il ritorno a quelle atmosfere e a quelle realtà che avevano caratterizzato Ferie d’agosto di Paolo Virzì. I risultati, c’è da dirlo, non sono sempre soddisfacenti ma è molto interessante osservare come il cinema contemporaneo stia tentando di ottenere una sua strada sotto questo punto di vista.
O – Oh, un altro film di Luca Guadagnino
Non necessariamente per un’assenza di altri riferimenti (Oz Cobb? Oz Perkins? Oz, il mago di interpretato da Jeff Goldblum?), ma per una precisa vocazione che porta tutti noi spettatori ad essere sicuramente molto curiosi. Quanti sono i progetti pronti di Luca Guadagnino? Difficile a dirsi, con il regista che afferma di aver quasi completato il suo documentario su Bertolucci, che a Venezia 2024 ha presentato in anteprima Queer con Daniel Craig e che intanto ha visto uscire al cinema l’ancor più quotato Challengers. E non è finita qui, poiché ci attendono l’American Psycho con Austin Butler, l’After the Hunt con Julia Roberts e il Camere Separate con Josh O’Connor. E forse qualche altra decina di progetti in via di conferma.
P – Pap Music!
Una lettera che avrebbe potuto regalare tantissimo di buono, grazie alla grande abbondanza di riferimenti sia per quanto riguarda addetti ai lavori, sia pescando tra il novero dei film. Si sceglie di citare Pap Music! per un motivo molto semplice: per effettuare una sintesi estrema di tutto ciò che ha caratterizzato un anno cinematografico, non si può soltanto prendere in esame un qualcosa di bello, ma bisogna necessariamente tenere bene a mente anche gli aspetti negativi. Con tutti i discorsi che sono legati ai finanziamenti dei film, ai fondi destinati a produzioni e al denaro negato a C’è ancora domani, reo di non essere considerato meritevole di valore artistico, Pap Music! è l’emblema di tutto ciò che non va nel nostro paese. Un progetto fatto della stessa sostanza di cui sono fatti gli incubi e che ha (e avrebbe) tanto da raccontare, con qualche dettaglio che abbiamo anche tentato di spiegarvi.
Q – Qui non è Hollywood
Di Qui non è Hollywood si è iniziato a parlare fin da quando la serie aggiungeva, al suo titolo, il nome Avetrana e si presentava con un poster certamente discutibile. Poi una decisione del singolo del comune, che ha deciso di bloccare la distribuzione della serie, e la conseguente eliminazione del riferimento alla città nel titolo, con l’arrivo di Disney Plus. In tutto ciò Qui non è Hollywood ha fatto il suo, con una regia illuminata e un lavoro di interpretazioni, estetica e narrazione che non ha nulla da invidiare alle produzioni HBO. Qui non è Hollywood non è soltanto il racconto della morte di Sarah Scazzi, che anzi resta relegata al primo episodio con buona pace di chi vorrebbe morbosamente rivedere ciò che già sa, ma l’estrema e lucida capacità di affrontare la realtà fatta di costante bisogno di scoop, immagini e dichiarazioni, da plasmare e modellare come i solchi sulle cosce delle belle donne di Avetrana, come Franca Leosini bene insegna.
R – Rohrwacher, Alice e Alba
Nel 2025 sarà possibile inserire, alla J o alla A, il riferimento a Jaques Audiard e al suo Emilia Pèrez. Intanto, si richiama alla memoria dello spettatore il suo The Sisters Brothers per parlare proprio di due sorelle, che ormai sono parte integrante del cinema italiano e che, anzi, portano avanti l’emblema della nostra realtà italiana più di quanto un qualsiasi altro marchio made in Italy sappia fare. Di Alba Rohrwacher, volto presente in tutti i mondi cinematografici più disparati (da Finalmente l’Alba a L’amica geniale 4, passando per Maria in anteprima a Venezia 2024), c’è anche poco da dire di più, così come della sua sorella che torna non con un nuovo film, bensì con un cortometraggio eccezionale, dove unisce le forze per la seconda volta con JR, per il suo Allégorie Citadine. C’è chi Leos Carax lo ammira soltanto e chi non solo lo ammira, ma gli affida anche il ruolo di un regista in un cortometraggio: indovinate chi è dei due Alice Rorhwacher?
S – Sequel
L’abbiamo anticipato prima ma ritiriamo fuori il discorso per completarlo idealmente: il 2024 è stato l’anno dei sequel, sia in termini di produzione che di successo, con il box office che è dominato da tutti film che vengono dopo qualche altra cosa di cui si era già parlato. L’instabilità politica, economica e sociale dei nostri tempi – corroborata da due scioperi che hanno piegato l’industria hollywoodiana in occasione del 2023 – non poteva che restituire altro risultato: c’è bisogno di capitalizzare qui e ora, e per farlo ci si affida a quelle materie che si sa quali risultati possono provocare. Speriamo, però, che questa sia soltanto una parentesi di questo specifico momento storico e che ci sia spazio per raccontare altro, non perché sequel, remake, reboot o revival non vadano bene, ma perché monopolizzare l’industria raccontando ciò che già si conosce non lascia poi troppo spazio all’immaginazione.
T – Televisione/Trump, Donald
Figli di una cultura che tende a credere che le serie TV siano un qualcosa di minore, o addirittura da accantonare, rispetto alla grande abbondanza di uscite in sala, il 2024 ha iniziato a provocare una grande frattura nell’algoritmo con una nuova attenzione che viene destinata al mondo della televisione. E nel parlare di televisione partiamo proprio da un ultimissimo esempio, con Il conte di Montecristo con Pierre Niney che arriva direttamente in TV dopo essere stato presentato a Cannes in due serate; ma è anche l’anno delle serie TV, che arrivano copiosamente al Festival di Venezia 2024 come parte integrante del Fuori Concorso, dimostrando che la tendenza – talvolta – può essere smentita, con l’augurio che le belle serie non siano chiamate più soltanto “film lunghi”.
La T merita però anche un altro rappresentante: la persona dell’anno, Donald Trump, che però non si vuole qui lodare in quanto politico, uomo, personaggio pubblico o portatore di bei capelli; c’è da riconoscere, piuttosto, una grandissima attenzione della settima arte verso Trump persona o, meglio, rispetto al trumpismo raccontato in film come Civil War, Anora, Giurato Numero 2 e – ovviamente – The Apprentice. E da Venezia arrivano altri due contributi che raccontano questa realtà, Separated di Errol Morris e 2073 di Asif Kapadia.
U – Underdog
Ci sono flop, successi e anche risultati inaspettati, che nessuno poteva prevedere: in un periodo storico in cui sono poche le certezze e tanta la volontà di affidarsi a un qualcosa di già dato, è sempre bello lasciarsi sorprendere da un film, un autore o addirittura da una tendenza cinematografica. Gli underdog di cui parliamo potrebbero essere film inaspettatamente belli, o dal successo clamoroso nel nostro paese o altrove, o ancora registi che all’esordio (si veda Felipe Gálvez) sembrano già essere veterani della materia: ma siccome qui e lì se ne è già parlato, dedichiamo lo spazio di underdog alla piattaforma che più di tutte incarna l’essenza del presente, MUBI. Non più soltanto realtà d’essay, ma mondo che sa conquistare il suo spazio senza mai cedere a compromessi e che sale sì nelle statistiche, ma anche nelle grandi prese: l’arrivo in streaming di cui uno dei film più chiacchierati dell’anno, The Substance, ci sarà proprio lì. Se non è un colpo da underdog questo…
V – Villain
Anche i villain sono cambiati negli ultimi anni, accanto a tutto ciò che si dice essere mutato dalla nuova tendenza del cinema contemporaneo. Che sia in meglio o in peggio, non sta a noi dirlo, ma è bene notare una tendenza che porta i classici nemici a non essere più così cattivi e i cattivi ad avere sempre, e comunque, delle ragioni che li portano ad essere tali. Due delle serie HBO del 2024, The Penguin e Dune: Prophecy, portano Il Pinguino, Sofia Falcone e gli Harkonnen sotto una nuova luce, e alla fine si finisce per compatirli un po’ tutti, questi cattivoni.
W – Wenders, Wim
C’è un paese che nell’anno di Il male non esiste decide di candidare agli Oscar un film che prende il nome di Perfect Days. Il paese si chiama Giappone e il regista, Wim Wenders, è probabilmente uno degli anelli di congiunzione più forti e saldi che esistano tra il cinema di Ozu e quello della contemporaneità. Il ritorno di Wim Wenders dietro la macchina da presa con Perfect Days provoca due risultati: innanzitutto, un parere quasi unanime della critica che loda la bellezza nelle piccole cose proposta dal film di Wenders, in cui tutto sembra essere al contempo intimo e universale; in secondo luogo, il lungometraggio rende inspiegabilmente bene nel nostro paese, ottenendo risultati straordinari e facendo segnare anche un certo record data la sua materia. È, a suo modo, un risultato da ricordare.
X – X-Men
Non è stato un anno indimenticabile per i cinecomic, benché il successo di Deadpool & Wolverine – al cinema, tra i banchi di scuola o su TikTok con il trend strabordante poi ripreso anche per Wicked – sia sotto gli occhi di tutti. Più che di una battuta d’arresto, però, forse è meglio parlare di una fase di quiescenza e preparazione verso il futuro, che soprattutto in casa Marvel sembra avere tanto da raccontare: tra i new mask, same task di Robert Downey Jr e le tante indiscrezioni su questo o quell’attore che riprenderà questo o quel ruolo, spiccano gli X-Man che erano stati tenuti congelati per un bel po’, in attesa di rivalsa. La serie X-Men ’97, un revival di quei prodotti degli anni ’90 che tutti conservano con gioia, è un primo grande assaggio di futuro per quei mutanti che sono pronti a tornare nel MCU in bello stile.
Y – Yara, Il caso di
Tante le produzioni italiane del 2024 e, tra molte di queste, spiccano anche delle perle. Se precedentemente si è parlato di Qui non è Hollywood, adesso è necessario anche il tema relativo a Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio. Il racconto di Yara Gambirasio, che porta sul piccolo schermo uno degli elementi di cronaca più discussi negli ultimi anni nel nostro paese, probabilmente fallisce proprio nel dar voce a Massimo Bossetti, in un passaggio che appare piuttosto vuoto di significazione; per il resto, però, la miniserie appare sicuramente molto lapidaria nelle sue espressioni, con un certo accento che viene posto soprattutto sull’elemento processuale. Sul true crime, insomma, l’Italia sembra essersi difesa molto bene.
Z – Zendaya
Si conclude con un’attrice che ormai ha davvero poco da dire, a proposito del suo successo e della sua fama, ma che nel 2024 ha aggiunto un’ulteriore tassello alla sua filmografia e al suo status symbol. Tante le news che l’hanno riguardata, dal minutaggio ridotto di Spider-Man 4 fino al ritorno sul set per Euphoria, ma Zendaya è senz’altro l’attrice che presta il volto a una delle interpretazioni più brillanti dell’anno, con il suo ruolo in Challengers. E non è certamente da dimenticare, del resto, anche quello di Chani in Dune: Parte Due, a cui si conferisce un peso politico molto più elevato rispetto ai libri.