Il senso delle candidature di Megalopolis e Joker: Folie à Deux ai Razzie Awards

I Razzie Awards hanno effettuato le loro consuete candidature per la stagione del 2025 e tra i nominati ci sono anche Megalopolis e Joker: Folie à Deux, ma qual è il senso di queste scelte?
Il senso delle candidature di Megalopolis e Joker: Folie à Deux ai Razzie Awards

Articolo pubblicato il 22 Gennaio 2025 da Bruno Santini

Come in occasione di ogni anno, ritornano anche nel 2025 – inesorabili e naturalmente contestati – i Razzie Awards, gli anti-Oscar che fanno sempre molto parlare di sé per un periodo molto misurato di tempo e che, naturalmente, non perdono mai occasione per citare attori, titoli o addetti ai lavori che sanno essere alla base di una possibile polemica da parte degli spettatori. Nel 2025 le selezioni sono state rivolte principalmente a quattro titoli, suddivisi nelle varie categorie, con due cinecomic (Joker: Folie à Deux e Madame Web), a cui si aggiungono Borderlands e, soprattutto, l’ultimo film dietro la macchina da presa di Francis Ford Coppola, Megalopolis. E se ci si ritrova, ormai alla 44esima edizione di questi non-premi, a parlarne e a chiederci perché fosse così tanto necessario effettuare certe scelte, forse i Razzie Awards hanno (ancora una volta) compreso come cogliere nel segno. Ma cerchiamo di capirne più da vicino.

Il meccanismo dei Razzie Awards e la visibilità della polemica

Quanto dispiace, ad una star, la sua presenza in una delle categorie dei Razzie Awards? Ne conosce l’esistenza, prende il tutto come un gioco perverso o ne è davvero intimorita, quasi come se potesse macchiare un’intera carriera? Difficile dirlo, poiché ogni caso è a sé e i recenti scandali hanno dimostrato che l’opinione pubblica può insorgere contro una determinata decisione, ma una cosa è certa: probabilmente, a prendersela maggiormente e reagire peggio, è proprio il pubblico. Spesso perché vede tradito il proprio standard qualitativo (e, banalmente, ritrovare ai Razzie qualcosa che si è amato è un po’ come aver inserito in quella medesima categoria lo spettatore stesso), spesso perché non comprende come il livello di distacco tra un autore e un’opera – nella maggior parte dei casi esistente non per un esercizio di volontà quanto più per evidenti questioni economico-contrattuali – sia tutt’altro che marcato.

Insomma, i Razzie Awards (salvo alcune eccezioni che è sempre necessario citare) non spostano nulla nelle carriere degli attori e, in fondo, non interessano a nessuno. Non interessano di certo a Francis Ford Coppola, che alla fine della sua carriera si ritrova nominato come peggior regista, o a Joaquin Phoenix, che intanto ha già numerosi altri progetti pronti per il prosieguo della sua esperienza cinematografica. Interessano invece allo spettatore, all’amante del cinema, al tifoso da manifestazione a premi, semplicemente perché sono strutturati bene: o meglio, hanno un solo preciso obiettivo, e riescono ogni anno a cogliere nel segno. I Razzie Awards non hanno alcuna pretesa di indirizzare l’andamento della sala cinematografica o di coadiuvare il lavoro di realtà produttive e distributive, ma tutto si risolve in quell’evidente senso di “cazzeggio” che anima quelle poche – ma decisive e disturbanti – scelte che vengono compiute annualmente. Un meccanismo che ha il solo obiettivo di generare polemica, che prescinde dalla reale interpretazione del peggio e che (a dirla tutta) compie l’esatto percorso intrapreso anche dagli Oscar, ovvero sacrificare il 90% della produzione annuale in nome di alcuni titoli caldi, che in questo caso vengono scelti senza il consueto percorso promozionale o distributivo di un’opera; la presenza di Jack Black in tre categorie differenti non è poi tanto diversa da quella recente che portò a nominare Bruce Willis – prima che si sapesse della sua malattia – in una categoria tutta sua, in cui venivano citati tutti i film in cui aveva recitato in un solo anno; e la presenza di 4 o 5 film reiterati per tutte le categorie dimostra che non c’è (per volontà, non per incompetenza) nessuna forma di attenzione a tutto ciò che il cinema ha offerto nell’ultimo anno.

Perché prendersela per le candidature ai Razzie Awards?

Sulla base delle avvenute candidature, il responso è pressoché sempre lo stesso: tutte le candidature per Megalopolis e Joker: Folie à Deux sono esagerate e, anche qualora si volesse accettare che questi due film meritano una menzione tra il peggio dell’anno, non è comunque giusto ritrovarsi di fronte a scelte come quelle di Joaquin Phoenix, Shia LeBeouf o alla combo “Tutto il cast di Megalopolis”; il reale punto della discussione è: perché prendersela? Al netto dell’analisi di quei meccanismi che sono stati precedentemente citati, è pur giusto aggiungere un’ulteriore valutazione che non poggi su standard qualitativi o su una base di valutazione dei film: se c’erano film da attaccare in questa stagione cinematografica, pur rimanendo “sul sicuro” in termini di possibile risposte istituzionali, questi erano proprio Megalopolis e Joker: Folie à Deux.

I Razzie Awards non inventano nulla, non decidono della carriera di nessuno e di certo non hanno pretese di contatti extra-cerimonia (che neanche esiste, nei fatti) con addetti ai lavori o attori e, anzi, ragionando sulla base di quel sentimento popolare che spesso anima la valutazione annuale di determinati prodotti – poiché Megalopolis e Joker: Folie à Deux sono stati comunque detestati, considerando la media delle valutazioni del pubblico -, è già significativo che Emilia Pérez (film intriso di polemiche sulla rappresentazione del Messico e con valutazioni pessime a seguito della sua distribuzione negli Stati Uniti) non sia presente. Significativo, cioè, di un senso di appianamento di quel carattere necessariamente estremizzato e polemico di una realtà sì piccola, ma che ha sempre trovato il modo per far parlare di sé e che negli anni – ricordiamolo – è stata investita dalle polemiche per ben altro. Insomma, che Megalopolis o Joker: Folie à Deux siano tra il peggio dell’anno secondo i Razzie, importa (e deve importare) davvero poco, soprattutto allo spettatore.