La vita è bella: le vere parole pronunciate dal soldato tedesco nel suo discorso
Uno dei momenti più incredibili di La vita è bella è sicuramente quello del discorso del soldato tedesco che illustra le regole del campo di concentramento: ma quali sono le vere parole?
Articolo pubblicato il 28 Gennaio 2025 da Bruno Santini
La vita è bella, al netto dell’apprezzamento o meno del film di Roberto Benigni in grado di vincere ben tre Premi Oscar, è sicuramente uno dei film più emblematici e iconici a proposito dell’Olocausto e del tema della seconda guerra mondiale. Il lungometraggio si basa su una serie di elementi, tra cui anche il tanto discusso finale, che hanno sempre generato grandi dialoghi tra gli spettatori e che, per questo motivo, hanno fatto riflettere per una serie di ragioni. Naturalmente, il tutto è ottenuto per ricostruire quel clima di gioco che permetta di sdrammatizzare l’orrore dei campi di concentramento, agli occhi di un bambino e da parte di un genitore. Ad esempio, uno dei momenti sicuramente più tragicomici è quello del discorso del soldato tedesco che illustra le regole del campo e che, nella versione di Roberto Benigni, si trasforma in un insieme di regole del gioco: ma quali sono le vere parole del soldato?
Le vere parole del soldato tedesco e che cosa dice in La vita è bella
In una delle scene più iconiche di La vita è bella, Roberto Benigni traduce a modo suo le regole del campo che vengono illustrate dal soldato tedesco, per non traumatizzare suo figlio Giosuè. Le parole del soldato sono crude e fanno riferimento alle regole che i deportati devono necessariamente rispettare, ma nella versione di Guido diventano semplici regole di gioco, per accumulare dei punti e vincere un carro armato; ma quali sono le vere parole pronunciate dal soldato tedesco? Trattasi delle seguenti:
Ascoltatemi tutti, lo dico soltanto una volta. Siete stati portati in questo campo per un motivo… per lavorare! Ogni sabotaggio è punito con la morte. Le esecuzioni avvengono sul quadrangolare con degli spari alle spalle. Avete l’onore di lavorare per la nostra grande madrepatria e di partecipare alla costruzione del grande Impero Tedesco. Non dovete scordare mai tre regole generali: non provate a scappare, seguite ogni comando senza fare domande, ognuno che protesta viene impiccato. È chiaro? Dovete essere contenti di lavorare qui. Non succederà niente a quelli che rispettano le regole. La compiacenza è tutto! Altra cosa: quando sentite questo fischio dovete venire rapidamente sul quadrangolare… ogni mattina farete una fila di fianco, ogni mattina… per l’appello. Altra cosa: dietro lavorerete. Capirete facilmente le dimensioni del campo.
La sdrammatizzazione dell’orrore dell’Olocausto in La vita è bella di Roberto Benigni
È evidente che, nel clima generale del film di e con Roberto Benigni, siano molti gli elementi e ancor più quelle scelte che non trovano riscontro nella realtà e che portano lo spettatore a chiedersi se ciò che sta osservando sia verosimile. Piuttosto, però, è utile notare come il tutto (discorso compreso che viene ridotto a mo’ di frasi ironiche e di lecca-lecca e merendine) venga reso per la sdrammatizzazione dell’orrore dell’Olocausto e della guerra in La vita è bella di Roberto Benigni, che costruisce un discorso così alternativo per evitare di presentare quell’orrore e quella tragedia a suo figlio Giosuè. Qualsiasi scelta del film vive allora di quella medesima leggerezza e voglia di romanzare, assolutamente necessaria per portare allo spettatore non una narrazione fedele della storia dei campi di concentramento, quanto più una rimodulazione in forma di fiaba di quella triste pagina di storia dell’umanità.
Appassionato di cinema, arte e qualsiasi altra forma che permetta la scoperta e lo svelamento di se stessi. Caporedattore e responsabile SEO di Quarta Parete, copywriter, SEO specialist e devoto paulthomasandersoniano. Laureato in Scienze della Comunicazione e marketing presso il Suor Orsola Benincasa di Napoli.