I migliori attori protagonisti agli Oscar degli ultimi 20 anni, dal peggiore al migliore

La storia degli Oscar è piena di attori protagonisti che potrebbero aver meritato o meno la loro statuetta: per questo motivo, abbiamo deciso di realizzare una classifica sui premi degli ultimi 20 anni.
I migliori attori protagonisti agli Oscar degli ultimi 20 anni, dal peggiore al migliore

Articolo pubblicato il 5 Febbraio 2025 da Gabriele Maccauro

Nel contesto degli Oscar, una delle categorie sicuramente più interessanti e apprezzate è quella del miglior attore protagonista, che porta a trionfare il volto che maggiormente ha convinto l’Academy nel corso della stagione cinematografica, spesso pescando sì tra film che vengono insigniti anche di altri premi, ma anche tra quei titoli che non spiccano per altri elementi se non un enorme lavoro realizzato sul volto maschile. Tra film biografici e prodotti che vengono studiati da un regista per concentrarsi totalmente sull’interpretazione di un attore, quali sono le vittorie migliori agli Oscar nelle categoria di miglior attore protagonista? Per ragioni di concretezza, abbiamo deciso di effettuare una selezione ristretta alle ultime 20 edizioni degli Oscar, a partire dal 2005, e di indicare tutti i vincitori dal peggiore al migliore.

I vincitori del Premio Oscar come miglior attore protagonista degli ultimi 20 anni

Prima di procedere con la classifica dei migliori attori protagonisti agli Oscar degli ultimi 20 anni, ordinati dal peggiore al migliore, vale la pena effettuare innanzitutto un memorandum di quali sono stati tutti gli attori premiati con la statuetta. Naturalmente, considerando la volontà di soffermarsi sulle ultime 20 edizioni degli Oscar, si considerano le vittorie a partire dal 2005, quando a trionfare fu Jamie Foxx con Ray. Ci si renderò conto, guardando ai nomi degli attori premiati, della grande presenza di biopic in questa classifica, sintomatica di un modo di fare che spesso ha portato l’Academy a premiare interpretazioni in prodotti biografici, spesso associate anche al trucco o ai costumi del film. I vincitori del Premio Oscar come miglior attore protagonista degli ultimi 20 anni sono i seguenti:

  • Jamie Foxx – Ray
  • Philip Seymour Hoffman – Truman Capote
  • Forest Whitaker – L’ultimo re di Scozia
  • Daniel Day Lewis – Il petroliere
  • Sean Penn – Milk
  • Jeff Bridges – Crazy Heart
  • Colin Firth – Il discorso del re
  • Jean Dujardin – The Artist
  • Daniel Day Lewis – Lincoln
  • Matthew McConaguey – Dallas Buyers Club
  • Eddie Redmayne – La teoria del tutto
  • Leonardo DiCaprio – Revenant
  • Casey Affleck – Manchester by the Sea
  • Gary Oldman – L’ora più buia
  • Rami Malek – Bohemian Rhapsody
  • Joaquin Phoenix – Joker
  • Anthony Hopkins – The Father
  • Will Smith – Una famiglia vincente
  • Brendan Fraser – The Whale
  • Cillian Murphy – Oppenheimer

20) Rami Malek (Bohemian Rhapsody)

All’ultimo posto nella classifica dei vincitori del Premio Oscar come miglior attore protagonista degli ultimi 20 anni c’è Rami Malek, premiato per la sua interpretazione di Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody. In un momento storico sicuramente molto particolare, per l’attenzione che viene destinata ai biopic musicali, l’attore statunitense trionfa battendo – tra gli altri – Willem Dafoe per la sua interpretazione di Vincent Van Gogh e Viggo Mortensen per Green Book, probabilmente il premio più atteso e concreto che sarebbe potuto essere destinato. A essere premiato è invece il ruolo di un attore che sembra più scimmiottare (soprattutto nella questione dentatura) che interpretare, in un’insperata idea di ricostruzione di Freddie Mercury che avviene in un film senz’anima e pregno di disastri produttivi. Di sicuro, una delle vittorie più scandalose nella storia degli Oscar e la peggiore tra i migliori attori protagonisti degli ultimi 20 anni.

19) Brendan Fraser (The Whale)

La vittoria di Brendan Fraser nell’ambito degli Oscar 2023 segna non soltanto una delle peggiori delle ultime 20 anni, ma anche la conferma di quell’atteggiamento spesso fintamente bonario e integrativo da parte degli Oscar, che nella loro storia in numerose circostanze hanno dimostrato una portata eccessivamente locale e piuttosto sensazionalistica, soprattutto in termini di emotività. La storia di Brendan Fraser, che viene premiato nello stesso anno di un Oscar destinato senza alcun senso a Jamie Lee Curtis per Everything Everywhere All At Once, allora, è quella di una statuetta ottenuta per il senso di una nuova vita nei panni di attore, più che per l’interpretazione. Del resto, tra fat suit e sfruttamento di una condizione fisica precaria da parte di Darren Aronosfky, l’attore si presta ad una ridicolizzazione ingigantita del suo corpo, limitando a pochi versi il senso della sua resa sullo schermo. Se vogliamo, anche politicamente parlando la sua vittoria è un male per ciò che gli Oscar sono e possono rappresentare, per cui posizioniamo quella di Brendan Fraser al 19esimo posto tra le vittorie dei migliori protagonisti agli Oscar.

18) Will Smith (King Richard – Una famiglia vincente)

Probabilmente, l’unico caso in cui si ricorda più il contorno del Premio rispetto al premio stesso. In un’edizione francamente dimenticabilissima, che sacrifica anche l’unica opportunità di premio sensato (Licorice Pizza) in nome di una volontà alternativa in termini di premio, anche Will Smith viene premiato come miglior attore protagonista agli Oscar. Al 18esimo posto nella classifica dei migliori attori protagonisti nell’ambito della cerimonia poiché se ne apprezza comunque la costruzione narrativa – benché intrisa di cliché – rispetto a quella dei due precedenti citati, ma la sua interpretazione in King Richard – Una famiglia vincente è sicuramente poca cosa rispetto a tutte le vittorie di un attore nel contesto degli Oscar. A dirla tutta, anche se a seguito del celebre schiaffo a Chris Rock probabilmente più di un membro dell’Academy si è morso le mani per la sua selezione, la vittoria di Will Smith sembra una celebrazione a posteriori della sua carriera, di cui anche si ignora l’intenzione, con l’attore spesso oggetto di lavori per l’emotività e la sensibilizzazione degli addetti ai lavori (vedasi La Ricerca della Felicità) e che non ha sempre tenuto alto lo standard della sua carriera in termini di scelte.

17) Jamie Foxx (Ray)

Se c’è un motivo per cui i 77esimi Academy Awards verranno ricordati, è sicuramente Million Dollar Baby: il 2005 fu il suo anno, portandosi a casa miglior film, miglior regia, miglior attrice con Hilary Swank e miglior attore non protagonista con Morgan Freeman. Resta però una macchia, ovvero la mancata vittoria di Clint Eastwood come miglior attore protagonista, macchia che diventa un vero e proprio scandalo se si pensa che non ne ha mai vinta una in carriera e nel momento in cui la medesima statuetta gli viene sfilata da Jamie Foxx, certamente un buon attore che però, nel mediocre e dimenticato Ray – Biopic di Taylor Hackford sul cantante e musicista Ray Charles – regala un’interpretazione a dir poco opaca.

16) Eddie Redmayne (La teoria del tutto)

Nel proseguire con la lista dei vincitori dell’Oscar come miglior attore protagonista degli ultimi 20 anni, ordinati dal peggiore al migliore, incontriamo ancora una volta quel senso di film biografico di cui abbiamo fatto menzione anche precedentemente. Eddie Redmayne non è certamente un attore da sottovalutare e, anzi, nel corso della sua carriera ha dimostrato che uno dei fattori sicuramente più importanti è quello che interessa la versatilità e la sua capacità di calarsi in più contesti. Nel film La teoria del tutto, ma questo discorso è applicabile anche a chi lo succede in questa classifica, l’intero lavoro si focalizza su un disperato tentativo di imitazione plastica e mimica, naturalmente accentuata anche dall’abbondante ricorso al fattore trucco che costituisce gran parte del nucleo in termini di mimesis dello Stephen Hawking raccontato, per un film (ma non si tratta dell’unico esempio) che insegue soltanto il disperato tentativo di dire tutto il possibile, non avendo nessun altro interesse che il riportare sullo schermo l’ovvio. Certo è che, nel contesto generale di volti da biopic, il suo è sicuramente il migliore degli altri che abbiamo già citato.

15) Colin Firth (Il discorso del re)

Ci spostiamo, con il quindicesimo posto della nostra classifica dei migliori attori protagonisti degli ultimi 20 anni, a Colin Firth e alla sua vittoria con Il discorso del re. Ora, c’è da fare certamente una cesura nel parlare di questa vittoria e nell’intendere che, molto spesso e anche in questa classifica, contestualizzare una vittoria vuol dire anche confrontare quest’ultima con chi ha perso, soprattutto in annate molto particolari: l’anno di Colin Firth, che è anche quello di Jesse Eisemberg per The Social Network e Javier Bardem per Biutiful, è evidentemente un momento in cui non soltanto si sceglie un’opera che sia (nonostante la cornice storica e geografica differente) nazional-popolare nel suo senso di rappresentazione e di linearità portata sullo schermo. Colin Firth regala una grande prova con la sua interpretazione? Certamente, sarebbe difficile negarlo, ma è evidente come l’insieme delle vittorie recate a Il discorso del re sia uno di quelli più discutibili (ma non di certo al livello di un’altra ben nota storia britannica, con Shakespeare in Love) della storia degli Academy Awards. Ecco perché Colin Firth è sicuramente migliore rispetto a tutti gli altri premiati che vengono indicati dopo in questa classifica, ma non può certo reggere il confronto con una qualsiasi altra traccia di cinema che sia quanto meno più audace e focalizzata non sul pietismo per una balbuzie, quanto più su uno sviluppo (anche per l’attore) differente.

14) Forest Whitaker (L’ultimo re di Scozia)

Seguendo una strana tendenza per cui tanti grandi attori ricevono la loro prima statuetta per una delle loro peggiori interpretazioni, ai 79esimi Academy Awards vince Forest Whitaker. Va detto, quella del 2007 è stata una delle peggiori annate degli ultimi 20 per la categoria di miglior attore protagonista, considerando anche la presenza di Leonardo Di Caprio in Blood Diamond, Ryan Gosling in Half Nelson, Peter O’Toole in Venus e Will Smith in La Ricerca della Felicità e, ancora più, un’edizione che sembra abbia voluto davvero rendere omaggio ad alcune grandi figure che non si erano mai portate a casa un premio Oscar: Martin Scorsese vinse miglior film e miglior regia ed Helen Mirren la miglior attrice protagonista con The Queen, per quanto questi due straordinari artisti abbiano meritato molto di più. Essendo un grande attore, Whitaker riesce comunque a regalarci una buona interpretazione, ma siamo lontanissimi dai fasti di Platoon o Ghost Dog e non è abbastanza per tirare su L’ultimo Re di Scozia, lungometraggio di Kevin MacDonald caduto ormai nel dimenticatoio.

13) Jeff Bridges (Crazy Hearts)

Nell’anno dell’epica sfida tra James Cameron e Kathryn Bigelow – prima marito e moglie e poi rivali per le più importanti statuette degli 82esimi Academy Awards – la categoria per il miglior attore protagonista stupisce premiando un’opera prima. Si tratta di Crazy Hearts, lungometraggio di debutto di Scott Cooper con protagonista il gigantesco Jeff Bridges, che ottiene così il suo primo premio Oscar alla quinta nomination, cui ne seguiranno poi altre due, rendendolo di fatto uno degli interpreti più apprezzati all’interno dell’industria. Non è di certo la migliore prova di colui che è divenuto celebre per opere come L’ultimo Spettacolo di Peter Bogdanovich, Il Grande Lebowski dei fratelli Coen o La Leggenda del Re Pescatore di Terry Gilliam, ma Bridges colpisce dritto al cuore dello spettatore, riuscendo a trascinare da solo l’intera pellicola – che, per quanto buona, non è di certo tra le migliori del 2010 – e finendo per meritare la vittoria, nonostante la sua fosse un’annata di alto livello, con Jeremy Renner in The Hurt Locker, Morgan Freeman in Invictus, George Clooney in Tra le Nuvole e Colin Firth in A Single Man.

12) Anthony Hopkins (The Father)

Al 12esimo posto della classifica dei migliori attori protagonisti agli Oscar, ordinati dal peggiore al migliore, c’è un premio destinato contro ogni aspettativa della vigilia. Chi si aspettava un Oscar postumo dato a Chadwick Boseman per la sua interpretazione in Ma Rainey’s Black Bottom rimase incredulo nello scoprire che il celebre Anthony Hopkins sarebbe stato premiato per la sua interpretazione in The Father, ottenendo il secondo Oscar della sua carriera come miglior attore protagonista: certo, lo scarto è importante, con il primo che era arrivato per i pochissimi – ma fondamentali – minuti in Il silenzio degli innocenti e con un record di minutaggio stabilito dall’attore; la seconda statuetta viene invece destinata ad un’interpretazione che riflette, e poggia gran parte della sua esperienza sensoriale, sulla vecchiaia, sul senile in termini umani e sul fattore della dimenticanza. The Father, così come la trilogia portata sullo schermo dal regista Florian Zeller, è un film decisamente sopravvalutato in termini di intenzioni, più che di messa in scena: non un film brutto o dimenticabile (gioco di parole anche fine a se stesso), ci si intenda, ma un prodotto molto mediocre in tutto e per tutto, che certo poggia sulla bravura di un attore e che lavora sul senso della confusione destinata allo spettatore. Ci sono riconoscimenti che hanno senso solo in un determinato momento storico e ragionando anche sull’intera categoria: quello ad Anthony Hopkins, in una posizione piuttosto media considerando i migliori attori protagonisti agli Oscar negli ultimi 20 anni, è sicuramente tra questi.

I migliori attori protagonisti agli Oscar degli ultimi 20 anni, dal peggiore al migliore, la vittoria di Anthony Hopkins per The Father
La vittoria agli Oscar 2021 di Anthony Hopkins per The Father: l’attore non era presente alla cerimonia

11) Matthew McConaughey (Dallas Buyers Club)

Per molti questa scelta apparirà sicuramente impopolare, ma fatichiamo a posizionare quella di Matthew McConaughey tra le migliori interpretazioni premiate all’Oscar nella categoria di miglior attore protagonista. Sia ben chiaro: si sta parlando di un mostro sacro della contemporaneità e di un attore assolutamente meritevole, che nella sua carriera ha raccolto non soltanto il tanto ambito premio come miglior attore protagonista, ma anche un insieme di ruoli e di interpretazioni che sono cristallizzati nella memoria collettiva. Eppure, la specifica interpretazione in un film che ragiona sulla dissoluzione fisica, sul trucco e sul lavoro mimico sembra restituire poco di quell’enorme bravura dell’attore, che non si può dire abbia “rubato” la sua vittoria (nonostante la folta pletora di avversari), ma che comunque ha offerto prove di sé anche più importanti nell’ambito della variegata carriera. Per citarne uno, il suo ruolo in Beach Bum di Harmony Korine appare anche meglio definito in termini di eccessi, di resa della caricatura e di restituzione di quel trip che Dallas Buyers Club (aggiungendo anche un discorso politico) solo in parte fa. Insomma, non una vittoria dimenticabile, ma neanche uno dei migliori premi dati al miglior attore protagonista agli Oscar.

10) Leonardo DiCaprio (Revenant)

Se la precedente genera discussione, immaginiamo che questa scelta porta avanti la polemica ancor più, semplicemente perché è evidente la narrativa secondo la quale Leonardo DiCaprio avrebbe meritato tanto di più nella sua carriera in fatto di premi e di riconoscimenti agli Oscar. Ci sentiamo di sposare la considerazione secondo la quale il premio di Revenant sia effettivamente un compendio di premi mancati, ma non per questo si tratta di un premio immeritato: Leonardo DiCaprio non è soltanto uno dei migliori attori della storia del cinema, ma anche un grande imprenditore in fatto di scelte, di prove che lo portano ad essere sempre più messo in discussione. Quella di Revenant, che arriva esattamente nel momento più delicato di un’Academy che segue il sogno di diventare finalmente globale premiando più Messico che Stati Uniti, è un’interpretazione notevole, ma inferiore non solo rispetto alle nove che indichiamo successivamente, ma anche rispetto a tante altre (non premiate) della sua carriera. E ancora, in fatto di resa sullo schermo, di silenzi, di atteggiamento mimico e fisico una vittoria di questo genere è insindacabile, ma – probabilmente – avessimo dovuto scegliere un attore di Revenant da premiare, sarebbe stato Tom Hardy.

9) Jean Dujardin (The Artist)

Era il 2012 quando The Artist di Michel Hazanavicius vinse una quantità incredibile di premi agli Oscar, in un’annata per cui si scelse un’incredibile fattore revival e nostalgia, premiando un film in bianco e nero e muto, che omaggia i grandi del passato e che porta la narrazione di Cantando sotto la pioggia (ma anche Viale del tramonto, L’appartamento e tanto altro) nel nuovo secolo. Film come The Artist hanno assolutamente senso di esistere in epoche storiche in cui la volontà di omaggiare il passato incontra la necessità di informare il nuovo pubblico dell’esistenza di esso, attraverso dei meccanismi che spesso vengono ridotti a sterile ripresa senza l’aggiunta o la personalizzazione di alcun tipo; il film francese, che originale certamente lo è nel mescolare tutti gli elementi di storia portata sullo schermo, dimostra la grandissima intelligenza (e cultura cinematografica) di Hazanavicius, oltre che le evidenti qualità di un Jean Dujardin che non certamente perviene ad una carriera che ci si aspetterebbe da un Premio Oscar, ma che non può considerarsi di certo l’ultimo arrivato. Quanto al premio, che appare anche un miracolo posto com’è, è di gran lunga superiore a tutti quelli che lo precedono in classifica, di fatto dando vita ad una seconda parte della nostra classifica dei 20 attori premiati agli Oscar come miglior attore protagonista, per cui si va sempre verso il meglio.

8) Joaquin Phoenix (Joker)

Ottavo posto nella nostra classifica dei migliori attori protagonisti agli Oscar degli ultimi 20 anni per il secondo Joker premiato agli Oscar e per l’attore più discusso di tutti negli ultimi anni. Joaquin Phoenix è di insindacabile bravura, e la sua qualità spesso ha incontrato (con Vizio di forma, The Master e non solo) registi che sapessero sfruttarla fino in fondo, non risolvendo il tutto soltanto con quel senso di esagerata follia che attiene tanto ai due Joker quanto ai vari Beau ha paura. Ovviamente, quello del folle è un ruolo pur sempre delicato a Phoenix dimostra di sapersi calare perfettamente in quel senso di esagerazione e di superamento di se stesso mai banale: quanto al film diretto da Todd Phillips, c’è decisamente poco da dire relativamente a una vittoria che non solo non sorprende, ma appare anche giustissima e meritata per l’attore. Il suo Joker/non Joker è perfetto, così come tutta la costruzione climatica presente nel film. Peccato che ne esista un sequel che distrugge tutto, ma questo di certo non influenza il nostro giudizio in questa sede.

7) Gary Oldman (L’ora più buia)

A dimostrazione del fatto che non sia il biopic in sé stesso, ma il concetto di film biografico in cui l’attore sacrifica il suo volto per regalarlo al personaggio che interpreta (senza spiccare praticamente mai per ciò che è, sa fare ed è in grado di portare avanti nella sua narrazione), al settimo posto tra i migliori attori protagonisti agli Oscar degli ultimi 20 anni trova spazio L’ora più buia, per cui Gary Oldman viene premiato. Il racconto della storia di Winston Churchill, che in effetti è un personaggio spesso portato sullo schermo, è sicuramente molto affascinante per quel senso di “blood, toil, tears and sweat” che offre alla nazione nel suo momento più cupo. A ben vedere il film, però, si nota che dietro la forza delle parole, negli sguardi magnetici del Churchill raccontato e addirittura dietro la sua mascella prominente c’è, effettivamente, Gary Oldman che non viene mai sacrificato, rispetto a quanto spesso avviene nei biopic. È un’interpretazione potente, probabilmente non destinata ad essere perennemente cristallizzata nella memoria dello spettatore ma attualmente ancora iconica e forte. Certo, se ci si chiedesse chi avremmo scelto in quell’annata (considerando il Daniel Day-Lewis di Il filo nascosto), probabilmente la nostra scelta sarebbe stata diversa, ma bisogna pur sempre comprendere le regole dell’Academy.

6) Sean Penn (Milk)

Annata strana quella del 2009. Agli 81esimi Academy Awards si alternano infatti scelte sacrosante a veri e propri colpi di scena, oltre ad uno Hugh Jackman chiamato incredibilmente a condurre la cerimonia di premiazione degli Oscar. La statuetta per il miglior attore protagonista è però quella che, forse, convince di più nell’intera edizione con Sean Penn che, grazie alla sua magnifica interpretazione in Milk, bissa il successo del 2004 ottenuto con Mystic River. Un periodo d’oro per Penn, che tra gli anni ’90 ed i primi anni del 2000 era, senza troppi dubbi, uno dei più grandi attori in attività. Gus Van Sant gli cuce addosso uno dei suoi migliori ruoli di sempre, ovvero quello di Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato ad essere eletto ad una carica pubblica negli Stati Uniti che Sean Penn interpreta con una dolcezza ed allo stesso tempo fermezza strabiliante. Se si considera poi che i suoi avversari quell’anno erano Richard Jenkins in L’ospite Inatteso, Frank Langella in Frost/Nixon, Brad Pitt in Il Curioso Caso di Benjamin Button e, soprattutto, il grande ritorno di Mickey Rourke con The Wrestler, ecco che questa vittoria diventa ancor più pesante.

5) Casey Affleck (Manchester by the Sea)

A proposito di sottrazione, di ricerca di uno spirito differente nella realizzazione di un film, di originalità e anche di racconto che non sia basato solo ed esclusivamente sull’esacerbare smorfie, il quinto posto della classifica dei migliori attori protagonisti agli Oscar degli ultimi 20 anni non potrebbe che essere di Casey Affleck, che trionfa in uno stupendo Manchester by the Sea. Non soltanto il film è evidentemente ciò che spesso gli Oscar decidono di non premiare (ovvero un film che si accontenta della semplicità della sua messa in scena senza ricercare necessariamente il trucco prostetico, le fat suit o le simiglianze), ma anche la vittoria di Casey Affleck sembra essere aliena sotto questo punto di vista. L’attore, che ricordiamo ritirare il premio con un’insolito look tutt’altro che pulito per gli standard dell’Academy, si lancia in un’interpretazione fatta di sottrazione e pulizia, di emotività mai spiattellata sullo schermo ma quasi sussurrata allo spettatore, di depressione (e la sua regia del mockumentary su Joaquin Phoenix porta avanti questo discorso) e di umiltà, in un contesto generale che porta l’attore a spiccare e a catturare magneticamente chi lo guarda non facendo nient’altro che ciò che sa proporre sul set. Ovviamente, a confronto con chi lo precede in classifica, Casey Affleck giunge dopo anche per un discorso di evidente solco di carriera e di qualità riconosciute, ma tra gli “umani” Casey Affleck regala probabilmente una delle migliori interpretazioni degli ultimi anni.

4) Daniel Day-Lewis (Lincoln)

Menomale che si è ritirato, direbbe qualcuno. Sì perché tutto ciò che tocca Daniel Day-Lewis si trasforma in oro e, anche quando non vince, sono le sue interpretazioni a rubare la scena. 6 nomination in carriera – non così tante – ma 3 vittorie: nessuno mai come lui tra gli uomini e solo Katharine Hepburn davanti con 4 trionfi se si considerano tutte le categorie attoriali. Ecco allora come meravigliose performance del calibro di Denzel Washington in Flight o Joaquin Phoenix in The Master non possono che perire agli 85esimi Academy Awards sotto i colpi di DDL, che vince la sua seconda statuetta grazie a Lincoln di Steven Spielberg. Certo, un film indubbiamente più in linea con i gusti dell’Academy, ma anche uno dei migliori Biopic degli ultimi decenni in cui Day-Lewis non interpreta il ruolo di Abraham Lincoln nei suoi ultimi mesi di vita. Egli diventa Abraham Lincoln. Ci sono i grandi attori e poi c’è chi gioca un altro sport e di quale categoria faccia parte Daniel Day-Lewis è piuttosto chiaro.

Le tre vittorie di Daniel Day Lewis agli Oscar, due delle quali nella classifica dei migliori attori protagonisti agli Oscar degli ultimi 20 anni
Le tre statuette vinte da Daniel Day-Lewis come miglior attore protagonista, due delle quali negli ultimi 20 anni

3) Cillian Murphy (Oppenheimer)

Per diversi addetti ai lavori – a ben vedere – c’era un grande dubbio relativo a chi avrebbe vinto agli Oscar tra Cillian Murphy e Paul Giamatti. A distanza di poco tempo da quella vittoria, però, si può dire che la statuetta recata all’attore sia una delle migliori negli ultimi 20 anni, con un’interpretazione magistrale da parte di Cillian Murphy che riesce a portare sullo schermo – uno dei volti più discussi nell’ambito della storia politica e bellica americana, oltre che della sua rappresentazione. In quello che potremmo definire come uno dei film sicuramente più riusciti (se non addirittura il migliore) della carriera di Christopher Nolan, l’attore irlandese riesce a portare sullo schermo il suo Oppenheimer, colto nella glacialità dello sguardo e degli occhi, nel costante dubbio esistenziale che anima – moralmente e ideologicamente parlando – ogni sua azione, in un nuovo formato biografico che si osserva sempre più negli ultimi anni, e che prende forma dal concetto di epopea. Del resto, chi lo precede in classifica riesce esattamente nello stesso intento, con ancor più marcata perfezione, a dimostrazione di un senso altro in grado di connotare (ancor più) il biografico come genere.

2) Philip Seymour Hoffman (Truman Capote)

Per quanto mai dimenticato, ad oggi non sembra essere chiaro al 100% che perdita sia stata quella di Philip Seymour Hoffman. Da Il Grande Lebowski dei fratelli Coen ad Onora il Padre e la Madre di Sidney Lumet, da Synecdoche, New York di Charlie Kaufman a Le Idi di Marzo di George Clooney, senza dimenticare le innumerevoli collaborazioni con Paul Thomas Anderson: poco più di 20 anni di carriera che stringono il cuore al pensiero di quanto altro avrebbe potuto fare e della capacità immensa che aveva di rendere grandi anche opere che grandi non erano ed alla fin fine, è questo ciò che avvenne con Truman Capote. Sia chiaro, il film di Bennett Miller è di ottimo livello, ma nessuno se lo ricorda se non per la sua immensa interpretazione che, ai 78esimi Academy Awards, lo porta a vincere uno dei più meritati premi Oscar al miglior attore protagonista degli ultimi 20 anni, se non di sempre. Hoffman non c’è più, ma se tanti dei progetti a cui ha lavorato vengono ancora oggi citati e verranno ricordati negli anni a venire, tanto del merito è suo.

1) Daniel Day-Lewis (Il petroliere)

Al primo posto nella classifica dei migliori attori protagonisti agli Oscar degli ultimi 20 anni non poteva che esserci (nuovamente) Daniel Day-Lewis, che in questa classifica compare in due posizioni differenti, ma comunque molto alte, a dimostrazione non soltanto del suo enorme talento, ma anche di una capacità di selezione di titoli che hanno fatto la storia anche grazie al suo volto. Dire di Daniel Day-Lewis apparirebbe quasi scontato e banale, considerando un approccio al cinema che non è mai stato banale e che, soprattutto, anche tra i suoi pari in termini di immedesimazione e assorbimento al ruolo, ha sempre portato l’attore a fornire un qualcosa di più e di oltre, rispetto anche a se stesso. Il petroliere costituisce, probabilmente, la sublimazione di una carriera straordinaria, che lo porta a incontrare un altro animo che – nel mondo del cinema – ha fornito una delle chiavi di volta più importanti e decisive per la rivalutazione del moderno e del settimo schermo, inteso nella contemporaneità. Daniel Day-Lewis è un attore senza tempo, che incarna anzi il concetto di essenza sul set e che – ne Il petroliere – regala una delle prove più salde nella nostra mente.