A partire dal 6 marzo 2025, nei cinema di tutta Italia esce la nuova pellicola del regista Alessandro Tonda, grazie alla distribuzione di Notorious Pictures, in cui si narra la vicenda realmente accaduta alla giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena, interpretata da Sonia Bergamasco, sequestrata per ventotto giorni in Iraq, da parte di un gruppo terroristico jihadista. Responsabile delle trattative e della liberazione fu l’Alto Dirigente del SISMI Nicola Calipari, nel film col volto di Claudio Santamaria, rimasto ucciso in circostanze mai chiarite del tutto. Ma come sono andati quegli eventi? Di seguito tutte le informazioni necessarie a riguardo, con allegato il trailer ufficiale de Il Nibbio.
Il Nibbio, il sequestro e la detenzione di Giuliana Sgrena
Il rapimento avvenne in data 4 febbraio 2005, nella zona universitaria di Baghdad, ad opera del gruppo terroristico Organizzazione del jihād islamico; Giuliana Sgrena si trovava sul posto per realizzare un’inchiesta giornalistica e quel giorno avrebbe dovuto intervistare alcuni profughi di Falluja, precisamente nella moschea di Al-Mustafa. Tre giorni dopo, i sequestratori comunicano la loro richiesta diretta al governo italiano: l’immediato ritiro del contingente militare dal territorio iracheno; con un ultimatum di settantadue ore.
A prendere posizione sul rilascio della cittadina italiana furono sia la Lega Araba che il Consiglio degli Ulema sunniti, mentre gli appelli per la sua liberazione, fatti dal giornale stesso dove Giuliana Sgrena lavorava all’epoca, vengono diffusi dall’emittente televisiva satellitare Al-Jazeera. Un aggiornamento significativo arrivò il giorno 16 febbraio, in cui viene diffuso un video in cui compare la donna sequestrata, protagonista di un appello rivolto in primis alle istituzioni italiane, affinché vengano richiamate le truppe in patria, in secundis ai suoi colleghi giornalisti perché non si rechino in Iraq; infine al suo compagno Pierluigi Scolari, chiedendogli di diffondere alcune fotografie in cui si mostravano bambini vittime delle bombe a grappolo statunitensi.

Il Nibbio, la liberazione e la morte di Nicola Calipari
I giorni e le settimane successive sono caratterizzate da un continuo via vai di indiscrezioni smentite, passando continuamente dall’ottimismo per la liberazione al pessimismo per la sorte di Giuliana Sgrena. Grazie alla mediazione del SISMI, presente sul campo tramite l’agente Nicola Calipari, la suddetta liberazione avvenne in data 4 marzo, dopo ventotto giorni di prigionia, a seguito del pagamento di un riscatto pari alla cifra di cinque milioni di euro, informazione mai del tutto confermata. La giornalista fu fatta salire sull’automobile per essere trasportata all’aeroporto della capitale, affiancata da Calipari stesso, con alla guida il maggiore dei Carabinieri Andrea Carpani, ma nel tragitto il mezzo viene crivellato da una serie di colpi d’arma da fuoco.
Secondo la stessa testimonianza della giornalista, Calipari muore all’istante, a causa di un colpo alla testa, ricevuto nel momento in cui la stava proteggendo, mentre l’autista riportò una ferita alla spalla. A sparare fu una pattuglia di soldati statunitensi, la cui versione fu di una mancata risposta ad un posto di blocco e del mancato rallentamento del veicolo. Ricostruzione smentita totalmente da Giuliana Sgrena stessa e dai servizi segreti italiani, che negarono la presenza di un posto di blocco; fece ritorno in Italia la mattina del giorno dopo, invece per Nicola Calipari furono celebrati i funerali di Stato, in data 7 marzo a Roma. Morì all’età di cinquant’anni, lasciando la moglie Rosa e due figli.