Potente, ma distante: il paradosso di Nickel Boys

Nickel Boys è un film del 2024, distribuito in Italia direttamente sulla piattaforma di Prime Video dal 27 febbraio 2025. Candidato a due premi Oscar, com’è l’esordio di RaMell Ross? La recensione.
La recensione di Nickel Boys, film di RaMell Ross candidato agli Oscar 2025

Articolo pubblicato il 28 Febbraio 2025 da Christian D’Avanzo

Nickel Boys (I ragazzi della Nickel), è un film del 2024 che negli Stati Uniti ha fatto parlare tanto di sé per il delicato argomento trattato. Da sempre, in USA come nel resto del mondo, si combatte la discriminazione razziale, e moltissimi autori utilizzano il cinema per compiere un atto politico e sociale, oltre che artistico. Nickel Boys è candidato agli Oscar in due categorie di spicco: miglior film e miglior sceneggiatura non originale. Inoltre, si specifica che si tratta di un esordio dietro la macchina da presa, poiché è il primo lungometraggio di RaMell Ross, il quale ha anche vinto il premio come miglior regista esordiente ai DGA, oltre che il premio alla miglior sceneggiatura adattata ai WGA. Tratto dall’omonimo romanzo del Premio Pulitzer Colson Whitehead, e presentato alla 22esima edizione di Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma, Nickel Boys è disponibile in streaming sulla piattaforma di Amazon Prime Video dal 27 febbraio 2025. L’opera di RaMell Ross va recuperata per chi è intenzionato a vedere più titoli possibili tra i candidati agli Oscar 2025, ma, qualitativamente parlando, ha meritato le due nomination? Se ne riflette nella seguente recensione di Nickel Boys.

Nickel Boys, quando la forma annichilisce la sostanza

Sin dagli albori del cinema, ci sono autori che si interrogano sul linguaggio cinematografico in quanto tale, sulle sue potenzialità e sulle infinite possibilità che esso offre per poter elaborare contenuti e concetti variegati. D’altronde, tutte le avanguardie nascono dall’urgenza di dire qualcosa, di riflettere, ma anche di sperimentare con la macchina da presa e il montaggio, e da questo punto di vista è davvero notevole l’intento di RaMell Ross con il suo Nickel Boys. Trattandosi di un regista che alle spalle ha diversi lavori come direttore della fotografia, ma anche un documentario distribuito nel 2018, risulta affascinante osservare ciò che ha realizzato con il suo esordio nel cinema di finzione. Nel film la macchina da presa tenta di offrire uno sguardo puro e immersivo, lasciando fuori campo il soggetto. Ogni scelta formale è dettata dal desiderio di far parlare direttamente le immagini all’interno del riformatorio, dove Elwood e Turner sono messi ai margini. Il 4:3 accentua i connotati claustrofobici e omologanti dello spazio circostante ai due personaggi, riducendo la distanza fisica che solitamente si crea proprio tra i personaggi e lo spettatore.

Tuttavia, pur destando stupore la qualità tecnico-formale con la quale Nickel Boys vorrebbe esprimersi, con il passare dei minuti si ha la sensazione di venire gettati fuori dal racconto, e nemmeno dopo troppo tempo. A fronte delle 2 ore e 20 di durata, il fuori campo suggerisce senza mostrare, e se tale fattore nella maggioranza dei casi – per chi scrive – appare come un pregio, in questa occasione causa una collisione netta tra la forma e la sostanza, con la seconda che viene annichilita dalla prima. La costante soggettiva con cui si osservano gli eventi raccontati è sì in dialogo con il mondo videoludico, per di più con un interessante lavoro di auricolarizzazione interna (oltre che di ocularizzazione interna), come avviene infatti nei videogiochi in prima persona, ma mancano due aspetti fondamentali appartenenti alla suddetta sfera: il ritmo e l’empatia. Il primo è fin troppo cadenzato e dilata il tempo senza che ve ne fosse una reale necessità, la seconda è assente perché, come anticipato, il fuori campo priva lo spettatore di condividere con i personaggi emozioni viscerali. Al contrario, nei videogiochi i momenti clou vengono vissuti sia da chi gioca che dal o dalla protagonista, ci si sente parte integrante della storia, addirittura si possono prendere decisioni per influenzare l’avvenire, come accade nei titoli d’avventura narrativa.

In Nickel Boys questa modalità visiva risulta più intellettuale che emotiva, anche perché difficilmente si scorge un controcampo che dia risalto alle reazioni e al rapporto causa-effetto, ragion per cui appare complicato coinvolgere i sentimenti del pubblico. L’assenza di pathos è accentuata anche dalla scelta di ridurre i dialoghi al minimo, lasciando ai personaggi solo pochi scambi, a tratti persino banali. Questo crea l’impressione di una sequenza di monologhi, spesso recitati con lo sguardo fisso in camera.

La recensione di Nickel Boys, film di RaMell Ross candidato agli Oscar 2025

La recensione di Nickel Boys: un film dal tema potente, ma che risulta distante

In Nickel Boys si avverte a priori la volontà di trattare un tema potente, ma complessivamente il film risulta distante, e ciò genera un paradossale cortocircuito. Infatti, per le motivazioni fin qui descritte, l’identificazione dello spettatore è esclusivamente spaziale, mai emotiva, poiché lo sguardo in soggettiva impone una visione del mondo senza però che lo si percepisca. Di conseguenza, lo spettatore viene estromesso dalla narrazione, senza sentirsi parte del racconto. Il dolore e il vuoto dell’attesa, che le immagini vorrebbero trasmettere, restano distanti invece di coinvolgere davvero. Gli inserti del materiale d’archivio, i quali sottolineano la volontà di sperimentare da parte di RaMell Ross, non fanno altro che rendere l’atmosfera diegetica maggiormente rarefatta. In questo senso, il loro utilizzo appare piuttosto didascalico. Lo stesso dicasi per le allegorie, con tanto di voce fuori campo che spiega il significato simbolico dell’alligatore e dell’asino.

Il film d’esordio di Ross è più formalista che narrativo, privilegiando la forma e lo stile rispetto al contenuto, ma non sfrutta nemmeno pienamente le possibilità che il cinema offre. Il montaggio contribuisce a rendere straniante la visione, poiché gli stacchi e i passaggi dalla soggettiva di Elwood a quella di Turner, e viceversa, non generano continuità, anzi. In determinati istanti si sposta l’attenzione da un dettaglio all’altro privando di significato gli oggetti e le persone circostanti, per cui il focus non è sempre ottimale. Nickel Boys è basato sull’osservazione, eppure poteva coinvolgere tutti i sensi in un prodotto sinestetico che fosse sperimentale fino in fondo: così i rumori, gli odori, i corpi e gli oggetti non hanno valore, sono accessori. La conclusione della storia viene affidata ad un ingenuo colpo di scena, come se si dovesse forzatamente avvertire tristezza per quanto accaduto. Facendo la somma, Nickel Boys crea interesse per l’intuizione estetica del regista di far vivere gli eventi in prima persona, come in un romanzo o in un videogioco, ma questo elemento distrae dalla narrazione e finisce con il rendere didascalico un film che, per assurdo, è formato quasi esclusivamente da immagini.

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Locandina e recensione Nickel Boys
Nickel Boys
Nickel Boys

Ambientato a Tallahassee, precisamente nel 1962, Nickel Boys è un film che narra le vicende del protagonista Elwood Curtis, che viene ingiustamente accusato di aver rubato un'automobile e mandato al riformatorio maschile denominato Nickel Academy. Qui fa amicizia con Jack Turner, il quale diventa un punto di riferimento per lui.

Voto del redattore:

5 / 10

Data di rilascio:

27/02/2025

Regia:

RaMell Ross

Cast:

Ethan Cole Sharp, Ethan Herisse, Sam Malone, Najah Bradley, Aunjanue Ellis-Taylor, Jimmie Fails, Sean Tyrik, Luke Tennie, Robert Aberdeen

Genere:

Drammatico

PRO

L’idea di raccontare un tema potente ma…
Estetica contemporanea che dialoga con il mondo videoludico…
…senza trovare la giusta chiave: la forma annichilisce la sostanza
…eppure mancano ritmo ed empatia
C’è una certa ingenuità nell’inserimento del materiale d’archivio e delle allegorie, per non parlare del colpo di scena finale