Istruments of a Beating Heart è un indelicato esempio di cultura scolastica giapponese

È stato candidato agli Oscar 2025 nella categoria di miglior cortometraggio documentario: il corto giapponese Instruments of a Beating Heart è un qualcosa di molto vicino a Whiplash, e non solo.
Istruments of a Beating Heart è un indelicato esempio di cultura scolastica giapponese (Recensione)

Articolo pubblicato il 2 Marzo 2025 da Bruno Santini

Candidato agli Oscar 2025 nella categoria di miglior cortometraggio documentario, Instruments of a Beating Heart è un corto di poco meno di 22 minuti, che vede la regia di Ema Ryan Yamazaki e la ripresa di un piccolo spaccato di cultura scolastica giapponese, per mezzo della rappresentazione di un saggio musicale che diversi studenti devono realizzare. Sulle note dell’Inno alla Gioia di Beethoven, diversi bambini si cimentano nella realizzazione di un’esibizione corale in un misto di emozione, ossessione per il tempo musicale perfetto e severità di un insegnante. Ma con quale risultato? Tentiamo di saperne di più attraverso la recensione di Instruments of a Beating Heart.

Instruments of a Beating Heart e la cultura di Whiplash per i più piccoli

Whiplash di Damien Chazelle è un film che ha cambiato considerevolmente il modo di approcciare al cinema dell’ossessione, del tempo perfetto e anche della rappresentazione di quell’estrema severità dell’insegnante. Dal momento in cui il film ha saputo ottenere un grande successo grazie alla sua tipologia di rappresentazione, sono stati tanti i tentativi (anche nel cinema) di emularne le forme e, nell’ambito della settima arte, ciò si è tradotto in una serie di contributi dalle contestualizzazioni differenti. Non solo la musica, infatti, ma anche la cucina, l’insegnamento, la politica o anche il semplice stare al mondo sono stati oggetto di quel confronto vis a vis tra un alunno e un insegnante.

Anche Instruments of a Beating Heart segue questa medesima scia, pur nel formato del documentario, presentando un insegnante (di musica) severo e una piccola alunna disposta sì a imparare, ma anche manchevole di quella forma di affetto necessaria per sentirsi davvero apprezzata e accettata nel suo micro-mondo di riferimento. Certo, è difficile pensare che il cortometraggio muova i suoi passi da una volontà di ricreare l’esperienza di Chazelle, poiché parliamo di un piccolo spaccato di cultura scolastica giapponese, ma è evidente come ci siano dei punti di contatto soprattutto nella forma nevrotica di rapporto tra insegnante e alunno, talvolta anche troppo strabordante rispetto all’effettiva necessità di portare a termine un risultato.

Non si vuole qui parlare di come l’insegnamento, soprattutto a certi livelli, dovrebbe essere ma chi scrive non è fan di questa tipologia di rapporto, che cede all’ossessione per il raggiungimento necessario del risultato e che quasi non contempla l’altro in quanto umano, ma solo nella sua figura di agente di un determinato compito. Altro che, quando il risultato è stato raggiunto, è pronto ad essere oggetto di complimenti e cambiamento del rapporto, poiché ha portato a termine la prestazione: comprendiamo benissimo, e di seguito si vuole spiegare anche perché, questo cortometraggio sia stato candidato agli Oscar e quale sia il suo valore in termini di rappresentazione culturale, ma è molto importante, specie in questo periodo storico, non cedere all’idea di tentazione di considerare solo, ed esclusivamente, il perseguimento di uno scopo il vero obiettivo. Ci troviamo in un momento di profonda crisi anche scolastica, che dimentica sempre più gli uomini e i bambini, privilegiando i numeri e le prestazioni, per cui anche il cinema e l’arte devono essere molto attenti a cosa mostrano, specie se il pubblico di destinazione è quello più infantile.

La recensione di Instruments of a Beating Heart e la rappresentazione della cultura scolastica giapponese

Al netto di un reiterato ascolto delle note dell’Inno alla Gioia, che aumenta il potenziale sonoro di questa categoria agli Oscar 2025 (dove spicca sicuramente il lavoro di The Only Girl in the Orchestra), il cortometraggio sembra essere molto più interessante per ciò che non dice e per quello che non vuole essere l’oggetto del suo racconto.

La cultura scolastica giapponese, che risente particolarmente degli anni del Coronavirus, è intrisa di un enorme senso di metodicità e di rigore – più o meno rispettato – da parte dei più piccoli, catturati nella loro dimensione di quotidianità. È interessantissimo notare come funzioni effettivamente, pur in una porzione più ridotta, una scuola giapponese al giorno d’oggi, tra mascherine indossate da tutti coloro che frequentano la scuola, plexiglass a separare i banchi, frecce che guidano il percorso sicuro dei bambini e norme igieniche che sembrano essere ormai l’oggetto più iconico del nostro tempo. La cultura della metodicità si ravvede anche, e soprattutto, in quel senso del tempo musicale, dell’esercitazione costante che tocca ai bambini e che vede gli insegnanti al contempo compartecipi e giudici. Insomma, nella categoria di miglior cortometraggio documentario, Instruments of a Beating Heart trova spazio con grande pregio per quella sua capacità di essere effettivamente documentaristico rispetto allo stato attuale della scuola giapponese: la musica, che è un pretesto e che pure risuona costantemente attraverso le note di Beethoven, sembra piuttosto essere un sovrabbondante sfondo.

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Instruments of a Beating Heart
Instruments of a Beating Heart

Candidato agli Oscar 2025 nella categoria di miglior cortometraggio documentario, Instruments of a Beating Heart è un lavoro che racconta uno spaccato di cultura giapponese.

Voto del redattore:

6 / 10

Data di rilascio:

14/06/2024

Regia:

Ema Ryan Yamazaki

Cast:

-

Genere:

Documentario

PRO

La rappresentazione della cultura scolastica giapponese
Il ruolo dell’insegnamento presentato