Recensione – Dreams (Sex Love): il film norvegese premiato con l’orso d’oro al Festival di Berlino

In uscita nelle sale italiane il 13 marzo 2025, Dreams (Sex Love) è il film norvegese che vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino del 2025. Ma come è questo film drammatico?
La recensione di Dreams Sex Love vincitore a Berlino

Articolo pubblicato il 6 Marzo 2025 da Gabriele Maccauro

Distribuito nelle sale italiane a partire dal 13 marzo 2025, Dreams è l’ultimo film della trilogia formata anche da Sex e Love. L’opera diretta e scritta da Dag Johan Haugerud è stata premiata con l’Orso d’oro all’edizione del 2025 del Festival di Berlino, laddove invece Sex e Love erano stati presentati rispettivamente alle edizioni 2024 del Festival di Berlino e di Venezia. Il film come gli altri due capitoli della trilogia si svolge a Oslo in Norvegia. A tal proposito: com’è Dreams (Sex Love)? Di seguito la recensione del film.

La recensione di Dreams (Sex Love): un film estremamente raffinato

Dreams sembra quasi essere stato diretto da un regista diverso rispetto a quello dietro la macchina da presa dell’esangue Love visto a Venezia. Beninteso, non è che si stesse parlando di una pellicola malriuscita, ma di una priva di un vero sguardo, che proseguiva piattamente nel suo svolgimento. L’ultimo tassello di questa trilogia è invece una pellicola estremamente centrata da un punto di vista stilistico e contenutistico, in grado di far convivere diverse anime senza che una finisca per prevalere sull’altra. A stupire in primo luogo è l’uso magistrale che Dag Johan Haugerud fa della voce fuori campo che accompagna lo spettatore all’interno della mente e del cuore della protagonista. Il diario che Johanne compone viene raramente letto parola per parola e a essere mostrato è il processo creativo di una giovane donna che, inconsapevolmente, esorcizza le proprie paturnie amorose attraverso l’arte.

Dreams è infatti innanzitutto un gran film sul potere taumaturgico dell’arte che tuttavia, grazie anche a un notevole impianto visivo, riesce a mantenere un’atmosfera sospesa tra il sogno e la realtà in cui Oslo finisce per assomigliare alla Parigi ritratta da Woody Allen in Midnight in Paris. Mentre di solito il voice-over è un inflazionato espediente narrativo utilizzato da registi di scarso talento, in questa istanza viene adoperato per arricchire la storia di ulteriori livelli di lettura. Attingendo a piene mani dal cinema di Éric Rohmer, Haugerud immerge chi visiona la pellicola in un flusso ininterrotto di dialoghi tra i personaggi intervallati dall’onnipresente flusso di coscienza. Al contrario di quanto si possa pensare fare un cinema del genere è estremamente complesso perché richiede un’aderenza stilistica tra le immagini a schermo e ogni singola idea condivisa dalla protagonista affatto banale. Ne è un meraviglioso esempio la scena in cui si reca a casa della professoressa attraversando a piedi diversi quartieri della città di Oslo. In questo caso il cineasta norvegese è perfettamente in grado di combinare l’accompagnamento musicale, la descrizione colorita di Johanne e le immagini a schermo, senza che nessuno di questi elementi prenda il sopravvento ma anzi facendoli esaltare a vicenda. In questo film che racconta cosa significa narrare una storia, Haugerud suggerisce continuamente come l’angolazione attraverso cui i fatti vengono presentati è quella della protagonista, cosa che ovviamente rende inaffidabile la veridicità della narrazione. Questo contrasto emerge prepotentemente verso le battute finali della pellicola quando avviene l’incontro tra Kristin e Johanna. In questa occasione risulta palese come la versione dei fatti presentata dalla pellicola sia del tutto parziale, spesso frutto di elucubrazioni smentite dall’altra parte in causa.

Dreams tuttavia non si nasconde dietro a un dito e, come spesso avviene nei film del sopracitato Éric Rohmer, considera la relazione trattata per quello che è stato in realtà: una temporanea infatuazione a cui ne seguiranno molte altre. Come insegnava il grande regista francese, per descrivere in modo onesto una storia d’amore bisogna essere anche pronti a sottolinearne la transitorietà e i limiti. A suffragare questa chiave di lettura vi è il finale dell’opera, che anche in questo caso sembra ricalcare molti altri già visti nei film del maestro della Nouvelle Vague. Come per esempio avviene in Racconto d’inverno, il punto di vista fino a quel momento narrato viene ribaltato da un incontro fugace e inaspettato con un personaggio che fino a quel momento era stato poco più di una comparsa. L’opera di Haugerud è ricca di spunti e suggestioni visive e narrative che si innestano in un apparato registico di rara classe ed eleganza, in grado allo stesso tempo di racchiudere una (presunta) storia d’amore e persino il rapporto di tre generazioni di donne a confronto. A essere accennate sono infatti anche le differenze generazionali che intercorrono tra nipote, nonna e madre, ognuna specchio della relativa epoca, ricca di problemi e contraddizioni che non sempre si possono riconciliare.

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Poster recensione Dreams Sex Love
Dreams (Sex Love)
Dreams (Sex Love)

Johanne si innamora perdutamente della sua insegnante di francese e scrive un libro sulla sua esperienza, cosa che cattura l'attenzione di sua madre e sua nonna.

Voto del redattore:

8 / 10

Data di rilascio:

13/03/2025

Regia:

Dag Johan Haugerud

Cast:

Ane Dahl, Torp Selome, Emnetu Ella e Øverbye Anne Marit Jacobsen

Genere:

Dramma, romantico

PRO

L’uso del voice-over
Il montaggio fluido
La stratificazione tematica
Nessuno