Articolo pubblicato il 14 Marzo 2025 da Vittorio Pigini
Dal 13 marzo uscito nelle sale italiane da Vision Distribution, Gioco Pericoloso è il nuovo film scritto e diretto da Lucio Pellegrini. L’ottava regia dell’autore di E allora mambo! è un thriller erotico che vede protagonista un trio d’eccezione, con Elodie, Eduardo Scarpetta ed Adriano Giannini. Gioco pericoloso vuole essere una rappresentazione di arte moderna sul grande schermo, con le sue contraddizioni, la sua libertà creativa e la voglia di stupire fuori dagli schemi lo spettatore, ma ci sarà riuscito? Ecco di seguito la recensione del film con Elodie.
La trama di Gioco pericoloso, il film thriller con protagonista Elodie
Successivamente a film come Figli delle stelle e È nata una star?, oltre alla co-sceneggiatura per il film War – La guerra desiderata con Edoardo Leo e Miriam Leone, il regista Lucio Pellegrini torna sul grande schermo con il suo ottavo film. Gioco Pericoloso è infatti basato su una sua sceneggiatura, scritta a 4 mani assieme ad Elisa Fuksas, e prodotta anche dalla Groenlandia di Matteo Rovere, oltre alla collaborazione con Sky Cinema.
Il film è un thriller erotico che segue le vicende di Carlo, scrittore alle prese con il proverbiale “blocco”, e della sua compagnia e ballerina Giada. Durante un evento pubblico, Carlo viene avvicinato dal giovane artista rinominatosi Peter Drago e tra i due nasce fin da subito un’intesa e quella che potrebbe rivelarsi una bella amicizia. A causa di una serie di eventi, Peter arriva a casa di Carlo e Giada, alla vista del giovane ospite, inizia ad essere subito molto turbata. Quali segreti si celano in quella casa?

Un gioco inutilmente infantile e poco pericoloso
<<La parola d’ordine è Fidelio>>. Ambienti raffinati ed esclusivamente “proibiti”, la storia di una relazione stabile fra una coppia innamorata e benestante che forse tanto stabile non è, un thriller di identità e di maschere con un pizzico di eros. Gioco pericoloso presenterebbe, fin dai primi minuti, indizi di un percorso prestabilito e dal potenziale interessante e stimolante. Tale percorso viene appunto solcato, ma con la totale assenza di chissà quale merito, cliché dopo cliché.
Occorre innanzitutto riportare come il tedio regni sovrano per gran parte della visione del film, non tanto per la mancanza di idee in sede narrativa di sceneggiatura, quanto per molta confusione nel cercare di concretizzare quei pochi guizzi a disposizione. In Gioco pericoloso si cerca in molti casi di ricalcare qualche solco argentiano, attraverso elementi visivi e trovate narrative, non riuscendo mai a rivelarsi tuttavia avvincente ed un minimo intrigante. Quello che dovrebbe essere anche un thriller di e sulle identità presenta, infatti, dei personaggi protagonisti a malapena abbozzati, senza un sufficiente background e/o peso emotivo nella loro costruzione che potesse renderli un minimo verosimili.
Al di là di una stesura dei dialoghi in alcuni casi al limite della sopportazione (a “Carlo significa uomo” una smorfia di imbarazzo potrebbe essere sfuggita), è proprio la scrittura del film a rivelarsi quasi disastrosa. Per gran parte di Gioco pericoloso si assiste infatti al tanto promesso triangolo amoroso, anche spinto dalla locandina del film, mettendo ogni tanto curiosità su una fantomatica e celata sottotrama attraverso qualche indizio. L’atto conclusivo non solo risulta alquanto scontato e banale, ma nel voler essere chiarificatore si rende estremamente ed inutilmente carico senza un vero supporto alla base nella visione precedente.
La trama risulta quindi superficiale, raffazzonata, con qualche scena di troppo che potrebbe lasciare interdetti anche e soprattutto per la sospensione dell’incredulità (ok i rospi – più o meno – ma il vero interrogativo resta come faccia Peter a mettere su le sue “performance”, oltre al ruolo fantasmatico della polizia in tutta questa storia). A tali dubbi, sicuramente leciti sulla struttura narrativa del film, interviene la sua provocante dinamica anche metacinematografica sul ruolo e portata dell’Arte stessa. Tutta la storia mostrata in Gioco pericoloso sembrerebbe essere, infatti, solamente quella raccontata da Carlo nel suo romanzo, completamente inventata.
Sì perché, nel finale del film, il protagonista viene avvicinato dai personaggi interpretati da Elena Lietti, Tea Falco e Iaia Forte, con Carlo che non li ha mai conosciuti. Durante il firma copie per il suo romanzo si avvicina anche una ragazza, Caterina, interpretata sempre da Elodie e proprio in chiusura appare ancora il personaggio interpretato da Eduardo Scarpetta. Sia lui comunque Peter Drago, o una sua visione, o il compagno in quel momento di Caterina?
I dubbi restano e non trovano facile risposta, per un film che vorrebbe avvicinarsi alla “libertà creativa” dell’Arte contemporanea ma fallisce completamente l’obiettivo. In Gioco pericoloso permane così quella velenosa presuntuosità di voler dimostrare chissà cosa, incarnando quella stessa arte artificiosa, tanto prepotente quanto vuota, ma finendo col risultare semplicemente una visione caotica e con totale assenza di personalità e di presa sullo spettatore.
Uno spot di cosmetici travestito (e poi svestito) da scandaloso thriller
La struttura del film è dunque superficiale, con una trama inutilmente caotica e che comunque, proprio nel suo finale, risulterebbe addirittura inutile dietro un’idea metacinematografica più presuntuosa che riuscita. Non solo la componente thriller fallisce completamente i pochi colpi di scena messi a disposizione, ma il montaggio e la mancanza di una forte e decisa colonna sonora appiattiscono nel ritmo un film che non riesce mai a lasciare in tensione lo spettatore.
Gioco pericoloso non riesce a convincere nemmeno nella sua ricercata e tanto raffinata costruzione visiva, caricando all’esasperazione colori caldi e che mal si abbinano ai giochi di luce tenebrosi che si vorrebbero ricreare. La patina oliata e da Mar dei Caraibi, spesso e mal volentieri, arriva invece ad avvicinarsi ad una pubblicità di profumeria (forse tecnicamente ineccepibile per la resa su schermo, ma che fallisce completamente il contributo cinematografico a livello anche e soprattutto concettuale per il tipo di visione). Nessuno shock che possa accendere la visione di Gioco pericoloso, neppure dal lato erotico del film, suggerito solamente dalla locandina e dalla continua (ed inutile) sessualizzazione di Giada.
Dietro il film vi è infatti ancora la Groenlandia production di Matteo Rovere che, nell’ultimo periodo, ha realizzato anche titoli come Supersex e Diva Futura, con Gioco pericoloso che verrebbe venduto come thriller erotico ma che di eros non ha veramente nulla. Si arriva così al cast del film, l’unica vera luce ed elemento salvifico di Gioco pericoloso, dando però fatalmente l’idea di una gran bella occasione persa. Eduardo Scarpetta ed Adriano Giannini ce la mettono tutta per cercare di far risultare credibili i rispettivi personaggi, con non poca fatica. Rimanendo “fidelis” proprio a quella patina da spot pubblicitario, i personaggi protagonisti sono belli ed affascinanti, con più o meno charme, ma che non riescono mai a dedicare allo spettatore un momento per poter essere ricordati.
Discorso leggermente diverso per la Giada di Elodie, la quale riesce a strappare qualche sguardo e reazione che continuerebbe a certificare il talento cinematografico dell’attrice. Dopo l’ottima prestazione in Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa, la cantante continua ad essere credibile specialmente nel ruolo di femme fatale e dominatrice. Tali caratteristiche vengono solo estrapolate dalla visione di Gioco pericoloso, dove l’attrice viene continuamente ed inutilmente sessualizzata senza un minimo di spessore ed intelligenza tanto visiva quanto narrativa.