Articolo pubblicato il 14 Marzo 2025 da Andrea Barone
Le prime due puntate di Daredevil: Rinascita sono state apprezzate da molte persone grazie ad un colpo di scena nell’introduzione che ha sconvolto i fan e nuove situazioni che mettono i personaggi protagonisti in una storia più che intrigante. Dopo un eccellente inizio, la narrazione continuerà però a mantenere una giusta qualità? A seguire la recensione del terzo episodio della serie Marvel, intitolato Il Vuoto Della Sua Mano ed attualmente disponibile sulla piattaforma streaming Disney Plus.
La trama di Daredevil – Rinascita 1×03
Daredevil: Rinascita è una serie ambientata nel Marvel Cinematic Universe, nonché sequel delle prime tre stagioni di Marvel’s Daredevil. Dopo che Matt ha segretamente represso il suo lato da vigilante in seguito alla tragedia legata alla morte del suo migliore amico Foggy Nelson, il celebre avvocato di Hell’s Kitchen è pronto ad affrontare uno dei casi più importanti della sua vita. La terza puntata di Daredevil: Rinascita presenta infatti la seguente trama:
“Nelle strade di New York alcune storiche bande criminali, che negli anni hanno stretto accordi con Kingpin, cominciano a creare scintille per una possibile guerra che potrebbe portare orrori nelle strade. Wilson Fisk non vuole ritornare in quel mondo, ma trova contrasti con Vanessa che è in disaccordo con le recenti azioni di suo marito. Nel frattempo Matt Murdock sta cercando di trovare la strada giusta per scagionare Ayala, il vigilante noto come Tigre Bianca, dall’accusa di omicidio colposo, ma proteggere il testimone che potrebbe ribaltare il risultato del processo sta diventando sempre più difficile…“

La recensione di Daredevil – Rinascita 1×03
Una delle prime scene del terzo episodio di Daredevil: Rinascita mostra un dettaglio che inquadra le nocche di Wilson Fisk, le quali sono visibilmente piene di lividi: a tale dettaglio segue un’altra inquadratura che mostra invece le nocche di Matt Murdock che si collegano al finale della scorsa puntata in cui è stato costretto ad utilizzare la forza. Ancora una volta, senza fare alcun discorso eccessivamente didascalico, i due personaggi vengono scavati a fondo con la loro natura feroce che viene repressa, tra Wilson che cerca di essere il più composto possibile e Matt che si lava le mani come se stesse mandando via l’ansia. Il montaggio non è intelligente soltanto in questo punto, perché è stato fatto un grande lavoro nell’alternare le scene del processo con sequenze esterne che potrebbero influenzare notevolmente il risultato di quest’ultimo. In questo modo la tensione sale sempre di più e si mantiene un ritmo vivace senza che l’azione sia necessaria. Probabilmente questa è la prima puntata di un’opera del Marvel Cinematic Universe in cui l’eroe protagonista non combatte mai, almeno non fisicamente. Se la componente legal thriller è infatti impeccabile, con arringhe e testimonianze che sono profondamente realistiche grazie a dialoghi convincenti e colpi di scena inaspettati, la cosa ancora più interessante è l’idea di rendere Matt il difensore di un vigilante. Un approccio del genere era già stato adottato con il Punitore nella seconda stagione della serie precedente, ma ciò serviva per aiutare a provare empatia in un personaggio che comunque è da condannare e che funge da contrapposizione alle azioni di Daredevil.
Invece, diversamente da un ex soldato che uccide i criminali senza pietà, Tigre Bianca è un eroe estremamente simile al diavolo di Hell’s Kitchen. Il personaggio, oltre all’essere interpretato in maniera sublime dal compianto Kamar De Los Reyes, diventa il simbolo dell’importanza che significa indossare il costume da supereroe: non soltanto un uomo che aiuta la gente, ma una fonte di ispirazione per le altre persone che vengono incoraggiate a fare ciò che giusto. Quando Matt difende Tigre Bianca non solo si batte per la giustizia, ma è come se difendesse sé stesso, in quanto è stato per anni uno dei più importanti vigilanti di New York. In questo modo c’è anche un interessantissimo paradosso con il personaggio, il quale concentra tutte le sue forze nelle azioni legali (assumendo anche le misure più disperate) pur di riuscire a trionfare esclusivamente grazie alle sue abilità nel saper agire secondo la legge, anche in un contesto dove regna la corruzione e gli avversari giocano sporco. Si sente l’umanità di Matt che onora la memoria di Foggy, il quale aveva sempre creduto nel sistema, eppure quello stesso Foggy era sempre stato contrario al costume di Matt e alle sue azioni da vigilante, quindi è appunto paradossale che onorare la memoria dell’amico significhi anche andare contro alcuni suoi principi. Ma come Foggy credeva in ciò che riteneva giusto, così Tigre Bianca crede in ciò che ritiene giusto e la stessa cosa vale per Matt: finché si crede in un bene superiore e si agisce per aiutare chi è in difficoltà, l’impegno verrà ricompensato ed il sistema saprà riconoscerlo. Le due facce di Matt si confrontano per espiare le colpe e per portare una nuova luce in un’America deviata.

La recensione del terzo episodio di Daredevil – Rinascita
Parlando di ciò che devia il popolo stelle e strisce, l’episodio è estremamente intelligente nel far percepire la claustrofobia presente in aula, con tanti poliziotti che non esiterebbero a mettere le mani addosso all’imputato Hector Ayala, tra cui alcuni che sono disposti ad usare ogni mezzo per soffocare chi è a suo favore. La serie continua ad utilizzare anche la sua firma falso documentaristica, mostrando normali civili intervistati che dichiarano di essere disposti a puntare la pistola contro qualcuno pur di difendersi. La paura e la rabbia di essere colpiti da qualcun altro supera qualsiasi limite, perché su questa base si fondano i poliziotti reazionari che vogliono fare giustizia abusando del potere concesso. Il concetto si riflette poi su Kingpin, il quale disprezza la legge non solo perché si crede intoccabile, ma anche perché, in quanto egocentrico, crede di sapere più di ogni altro. Non importa se molte persone, usando ciò che è scritto nella costituzione, faranno notare un errore o risolveranno un’ingiustizia: l’essere convinti in modo assoluto di una cosa non porterà mai a mettersi in discussione e si crede di poter sempre capovolgere il sistema per portarlo esclusivamente dalla propria parte, senza alcun benessere della comunità e solo a proprio vantaggio.
Infatti non è un caso che “l’ex Kingpin” porti da esempio il processo che ha visto lui condannato come gangster nelle precedenti stagioni, usando sé stesso appunto come simbolo degli sbagli della legge ameriana. Non importa delle prove a suo carico, finché lui urlerà a gran voce che la corte suprema si è sbagliata, dando luogo alla sua arroganza, mentirà a sé stesso e i cittadini ci crederanno, proprio come Donald Trump ha urlato a squarciagola di essere vittima di un complotto ai suoi danni durante le penultime elezioni in cui è stato condannato per corruzione. Come i poliziotti reazionari sono pronti a premere il grilletto perché sentono offesa la bandiera americana, così Wilson Fisk è pronto a fare discorsi che seminano odio e distruzione perché sente i suoi elettori dubbiosi. Come dice lui stesso, si può adottare maggiore controllo soltanto quando il caos viene seminato, ma a farne le spese sono appunto gli innocenti, evidenziando ancora una volta il marcio di un’America trumpiana e reazionaria. Infatti è interessante anche le crepe del rapporto tra Wilson e Vanessa, perché la donna sembra smascherare facilmente l’ipocrisia di Wilson (pur volendogli dare una mano) e quest’ultimo sembra soltanto toccato nell’orgoglio (pur tenendo a lei). Il terzo episodio di Daredevil: Rinascita, rinunciando completamente all’azione, risulta estremamente coraggioso e viene supportato da una componente legal thriller impeccabile sotto ogni punto di vista. Questa rinuncia non è un difetto, ma mette bensì ancora più voglia di vedere Daredevil apparire in costume grazie ad un approfondimento delle caratterizzazioni umane che raddoppiano l’efficacia emotiva nelle azioni dei protagonisti, creando una delle migliori puntate di tutto il Marvel Cinematic Universe.