Articolo pubblicato il 16 Marzo 2025 da Giovanni Urgnani
Distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 20 marzo 2025, prodotto da NightSwim in collaborazione con Medusa Film, con Stefano Sardo ingaggiato dietro la macchina da presa chiamato a dirigere la coppia protagonista formata da Riccardo Scamarcio (Race for Glory – Audi vs Lancia) e Mariela Garriga, con la partecipazione di Maria Chiara Giannetta (Don Matteo). Ma qual è il risultato di Muori di lei? Di seguito la recensione e la trama del film, con allegato il trailer ufficiale.
La trama di Muori di lei, il film di Stefano Sardo
Oltre al regista stesso, la sceneggiatura è firmata anche da Giacomo Bendotti, la fotografia è stata curata da Francesco Di Giacomo, mentre al montaggio ha lavorato Sarah McTeigue. Ma di cosa parla Muori di lei? Di seguito la trama ufficiale del film diretto da Stefano Sardo:
“Luca è un insegnante di filosofia del liceo con qualche latente frustrazione, sposato con Sara, medico, ed è spesso fuori per lavoro; così lui si ritrova a passare molto tempo da solo a casa. La sua attenzione, tuttavia, un giorno viene catturata dalla nuova vicina Amanda. Quando il desiderio lo spinge a rompere la distanza che li separa, Luca è travolto da una passione incontrollata. Ma la relazione si trasforma presto in un vortice pericoloso che sconvolgerà la sua vita, con conseguenze inaspettate.”

La recensione di Muori di lei, con Riccardo Scamarcio
«La pandemia ci renderà migliori». Frase probabilmente non corrispondente alla realtà quotidiana, ripetuta forse troppe volte durante quei tragici momenti fatti di: chiusure, coprifuoco, quarantene e green pass; pronunciata principalmente per esorcizzare la paura e il disagio causate dall’improvviso cambio di abitudini all’interno di una situazione mai immaginata, nemmeno nei pensieri più sinistri. La realtà è sempre diversa dagli slogan ed il film diretto da Stefano Sardo utilizza l’espediente dell’isolamento forzato dovuto alle restrizioni per isolare a sua volta le frustrazioni e i disagi del maschio italiano contemporaneo e da sfondo anche la generazione dei padri precedenti, i nonni di oggi, sempre all’interno di un contesto di coppia.
Luca, protagonista interpretato da Riccardo Scamarcio, soffre silenziosamente l’essere in una posizione di svantaggio a livello sociale rispetto alla sua consorte, quest’ultima più forte economicamente e meglio realizzata dal punto di vista lavorativo. Tale sofferenza nasce dal retaggio della mentalità patriarcale, ben rappresentata dal suocero, il classico uomo di una volta dalla mentalità prevaricatrice, sentendosi invincibile, principalmente quando si tratta di frequentare donne diverse nonostante il legame coniugale, dimostrandosi alla resa dei conti una figura genitoriale altamente discutibile e deprecabile.
La relazione clandestina al centro della vicenda, ben costruita coi giusti tempi, diventa quindi per il protagonista un’opportunità di riprendere la posizione di vantaggio sul partner di turno, illudendosi di avere tutto sotto controllo mantenendo due piedi in una scarpa, almeno finché la situazione prende inesorabilmente una brutta piega, passando quindi caratterialmente dal giorno alla notte, smascherando le sue difficoltà nel prendersi le responsabilità delle sue azioni. I personaggi principali hanno per fortuna lo spazio necessario per mostrare la loro tridimensionalità tramite il compimento di diverse azioni, sia positive sia negative, in cui il pubblico si divide al suo interno nel provare empatia e distacco verso gli stessi individui, camaleontici nell’adattarsi alle circostanze in base al tornaconto personale, svuotando di significato il senso di responsabilità e verità, ma sapendo anche prendere le decisioni giuste al momento opportuno.
A livello d’intrattenimento la pellicola risulta godibile grazie ad un ritmo costante, grazie al quale la narrazione prosegue senza troppi giri a vuoto, con un tasso erotico ben gestito e il sesso messo in scena seguendo discrete soluzioni visive; peccato però che per arricchire il finale tende a complicarsi la vita da solo, intrecciando forse qualche colpo di scena di troppo, sbrogliato dall’utilizzo del voice over, parecchio invadente già dalle prime battute, nonché alcuni passaggi a vuoto francamente evitabili che vanno aldilà delle normali forzature di genere.