L’Incubo di Peter Pan non spicca il volo, ma segna qualche facile passo avanti

Terzo capitolo del Twisted Childhood Universe, Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è è il film horror scritto e diretto da Scott Chambers, che rivisita l’iconico personaggio in chiave horror-slasher.
Recensione del film horror Peter Pan Incubo nell'isola che non c'è

Articolo pubblicato il 20 Marzo 2025 da Vittorio Pigini

Il 13 gennaio 2025 è uscito nelle sale statunitensi Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è, approdando anche in Italia successivamente via streaming. Il film scritto e diretto da Scott Chambers è il terzo capitolo di quello che è stato definito The Twisted Childhood Universe, ovvero un nuovo franchise cinematografico volto a ripresentare icone dell’infanzia in chiave horror. Dopo i due film su Winnie the Pooh, ed attendendo il film su Bambi, è il turno questa volta di Peter Pan, presentato su schermo in una versione sicuramente inedita. Ecco infatti di seguito la recensione di Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è, il film horror slasher di Scott Chambers.

La trama di Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è

Basandosi sul celebre testo di J. M. Barrie, riadattato più volte sullo schermo (soprattutto con il Classico Disney del 1953), Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è viene scritto e diretto da Scott Chambers. Si tratta appunto del 3 capitolo del TCU, successivamente ai due film di Winnie-the-Pooh: Blood and Honey ed in attesa di Bambi: The Reckoning.

Si tratta di una versione inedita del personaggio di Peter Pan, che nel film lavora inizialmente come clown in un circo itinerante noto come Neverland, con il ruolo usato come pretesto per potersi avvicinare meglio ai bambini e per poterli rapire. 15 anni dopo una serie di rapimenti, la minaccia di Peter Pan è pronta ad incombere anche sulla città di Ashdown, con la giovane Wendy Darling che dovrà riprendersi suo fratello minore Micheal.

La recensione di Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è: un piccolo horror che non spicca il volo

Spinto anche e soprattutto dal successo internazionale della saga di Terrifier, quello del Twisted Childhood Universe è stato (ed è tutt’ora) un fenomeno che non può che stimolare qualche riflessione. Nel periodo storico della carenza di idee originali, dove i Classici Disney vengono riproposti e rimaneggiati (non solo ovviamente Casa Topolino, ma per questa analisi ci si sofferma inevitabilmente su questo campo da gioco), questo nuovo universo condiviso riporta su schermo icone dell’infanzia rivisitate in chiave horror.

Sulla carta il progetto ha il suo potenziale, con i primi due esperimenti che, tuttavia, hanno lasciato solo buchi nell’acqua. Non tanto per quanto riguarda il “successo mediatico”, con il pubblico che nel bene e nel male ha traghettato nel passaparola i due film su Winnie-the-Pooh: Blood and Honey, quanto per il valore tecnico-artistico. Due capitoli sicuramente fallimentari sotto tutti i punti di vista, per quanto riguarda ovviamente la visione in sé del film, che tuttavia provano a rimanere aggrappati con gli artigli e con le zanne a quel macroprogetto Disney-horror. Il terzo capitolo del franchise, Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è, da questo punto di vista rappresenta una sorta di “truffa”, con il film che non riprende mai il materiale canonico se non per i nomi originali e per qualche “ombra”.

Allo stesso tempo tale “truffa”, nella trovata commerciale di sfruttare unicamente il nome del protagonista per raccontare altro, potrebbe essere sia un valore aggiunto che un elemento alquanto scomodo. Rimanendo su quest’ultimo aspetto, il film di Scott Chambers presenta sì Peter Pan, Trilli ed alcuni personaggi dell’amata e celebre storia (addirittura spunta fuori un Uncino) ma, al di fuori dei nomi, il titolo prende tutt’altra strada. Della storia e della magia “disneyana” (ovviamente facendo ancora riferimento al film del 1953, con l’opera di J. M. Barrie che ha ricevuto comunque svariati adattamenti) qui non vi è nemmeno l’ombra, o forse giusto quella. Oltre ai nomi dei protagonisti come già ribadito, restano infatti solo alcuni elementi (l’ombra di Peter, la “polvere di fata” ecc…) utilizzati a mo’ di easter-egg giusto per sfruttare il nome del franchise.

Ecco che torna quindi il concetto di “truffa”, presentando semplicemente un villain protagonista che rapisce bambini e che si sarebbe potuto chiamare con qualsiasi altro nome. Tuttavia, oltre alla somiglianza anche con il clown interpretato dall’Oscar Joaquin Phoenix, la “truffa” di Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è seguirebbe (con inutili paragoni) l’operazione del Joker di Todd Phillips. Sfruttare un’immagine conosciuta per parlare di altro, in quel caso portando su schermo una disamina socio-politica feroce. Se quindi i 2 film di Winnie-the-Pooh: Blood and Honey si prendevano estremamente sul serio, non potendoselo permettere, anche questo nuovo capitolo arriva ad una certa seriosità che non spicca alcun volo, ma resta con i piedi per terra.

La storia è qui quella di uno psicopatico che, segnato da abusi ricevuti durante l’infanzia, assume il nome del protagonista della sua storia preferita, portando avanti la sua missione. Il “rimanere giovani per sempre” e non crescere mai viene quindi inevitabilmente associato qui alla morte, ma anche ad un qualcosa di molto più stratificato. In una scena in particolare viene mostrato Peter completamente nudo, rivelando come egli sia stato evirato. La sua complice, Trilli, è cresciuta sì per anagrafe ma non mentalmente, sottomessa sì alle droghe di Peter della “polvere di fata” ma anche per non aver ancora fatto i conti con la propria condizione.

Il giovane Michael viene etichettato dai compagni di classe per la sua mancanza d’interesse per le ragazze, oltre al casco rosa regalato che “chissà cosa farà pensare…”. Insomma in Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è più di un indizio condurrebbe verso uno spigoloso ed interessante coming of age, dove centrale diventano i temi di sesso e sessualità. Trattasi tuttavia solo di una ghiotta occasione sprecata, non riuscendo mai ad entrare nello specifico e facendo solo eco ad una sceneggiatura decisamente fallimentare. Ma non tutto è da buttare.

Un’altra scadente storia di pagliacci con molto sangue

La sceneggiatura di Scott Chambers è quindi da segnare spesso in rosso, con troppi aspetti critici che relegano il film ad una visione horror di serie Z della realtà commerciale. Si fa ovviamente riferimento ai soliti reiterati jumpscare, immessi a forza senza il minimo nesso, oltre a sviluppi di trama attaccati con la colla ed alcune scene che scadono troppo facilmente nel ridicolo (si arriva addirittura a giocare al solito Nascondino, ma anche il combattimento finale è decisamente troppo lungo, offrendo qualche vibes da Tommy e Jerry).

Se la sceneggiatura del film è quindi un accozzaglia di cliché e punti critici, la messa in scena di Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è offre più di qualche momento esaltante. Ad iniziare dal cast, a differenza soprattutto degli inguardabili 2 capitoli di Winnie e la sua gang del bosco, qui i personaggi riescono a non sfigurare. Seppur alquanto macchiettistici e sopra le righe, il Peter di Martin Portlock e Trilli di Christopher Green restituiscono su schermo una buona dose malsana coerente con l’atmosfera del film. Ovviamente non si può non sottolineare una pesante derivazione di questo Peter Pan a davvero troppi personaggi, partendo dal Joker già citato fino al clown It e passando per il Corvo, con il resto degli omaggi diretti del film che raggiungono anche La Casa di Sam Raimi.

Di atmosfera malsana si accennava poco fa, con il film che da questo punto di vista offre forse il suo profilo migliore, non riuscendo tuttavia a dare il colpo definitivo. Per quanto concerne infatti la messa in scena, tanto il lavoro sul sonoro quanto nella direzione della fetida fotografia riescono a far trasudare marcio e pestilenza dalle immagini, preparando il terreno all’esplosione dell’orrore. Tornando a citare il fenomeno Terrifier, anche questo film fa della “semplice macelleria” la sua arma principale, con fiumi di sangue, pelle squagliata ed arti strappati via. Gli effetti speciali sono di gran livello e nella brutalità e cattiveria visiva il film regala qualche sussulto più che efficace senza, come accennato, riuscire a sferrare il colpo decisivo.

Storia ed ambientazione servirebbe sul piatto d’argento la possibilità di arrivare alla pedofilia e all’infanticidio, anche e soprattutto in maniera indiretta, ma il tutto resta fatalmente troppo suggerito (nemmeno nei fatti). Una mancanza di “coraggio” che si abbina perfettamente anche all’occasione sprecata per quanto concerne il tema della sessualità, per un film che troppo facilmente vuole adagiarsi sul percorso tracciato sui primi 2 scadenti capitoli del franchise.

In conclusione, Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è resta un film dell’orrore che fallisce la sua occasione sotto diversi punti di vista, per via soprattutto di una sceneggiatura debole, caotica e ricca di cliché. Tuttavia, considerando soprattutto i risultati dei primi 2 capitoli del cosiddetto Twisted Childhood Universe, il film segna passi avanti non indifferenti. Nonostante la ghiotta occasione fatalmente persa, il film prova infatti a tracciare un proprio percorso dagli spunti decisamente interessanti, portando in scena uno slasher molto violento, che riesce ad intrattenere gli appassionati anche e soprattutto per una durata congrua e che gode di un buon comparto tecnico.

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Peter Pan - Incubo nell'isola che non c'è
Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è

Qualche passo avanti nel Twisted Childhood Universe, ma la strada è ancora decisamente lunga, registrando qui un horror che almeno prova a convincere nella sua violenta e malsana messa in scena.

Voto del redattore:

5 / 10

Data di rilascio:

13/01/2025

Regia:

Scott Chambers

Cast:

Martin Portlock, Megan Placito, Christopher Green, Peter DeSouza-Feighoney, Charity Kase, Teresa Banham

Genere:

Horror

PRO

Lo slasher è violento e gli effetti speciali di buon livello.
L’atmosfera portata su schermo è degnamente fetida e malsana.
La sceneggiatura è inconcludente, caotica e ricca di cliché.
Gli interessanti elementi di trama vengono completamente sprecati.