Quentin Tarantino – Monografia: Parte 3 (Un’esperienza orizzontale nell’industria)

La Parte 3 della Monografia incentrata su Quentin Tarantino, uno degli autori cinematografici più importanti degli ultimi anni.
Monografia su Quentin Tarantino Parte 3

Articolo pubblicato il 30 Marzo 2025 da Vittorio Pigini

Con le precedenti 2 Parti, della Monografia incentrata su Quentin Tarantino, ci si è soffermati a tracciare quella che potrebbe essere una “linea retta” della sua carriera. Dall’infanzia ed adolescenza, si arriva alla gavetta verso il primo film, poi il secondo, poi il terzo. La carriera di Tarantino, tuttavia, non si è mai limitata a quella di “semplice regista”, riuscendo a mettere non solo le mani in pasta in diversi progetti ed in diverse vesti, ma potenziando la sua esperienza a tutto tondo all’interno del mondo cinema.

Già agli esordi e soprattutto post Jackie Brown, sono infatti diversi i progetti ai quali Tarantino fa parte non stando dietro la macchina da presa. Con la Parte 3, di questa speciale Monografia, si andrà così ad elencare quali sono questi progetti “extra”, questa esperienza “orizzontale”, rimanendo principalmente nell’ambiente cinematografico senza sforare né sul piccolo schermo né nella realtà teatrale.

ASCESA DELL’UOMO DI HOLLYWOOD

In questo caso si andrà a spezzare quella continuità cronologica che si è cercato di seguire nelle precedenti Parti della Monografia. Facendo infatti un passo indietro dal Jackie Brown del 1997, e dopo le avventure già citate in precedenza con le sceneggiature di Una vita al massimo e Assassini nati, nel 1993 arriva Killing Zone. Si tratta del film d’esordio dell’amico Roger Avary (che l’anno seguente vincerà l’Oscar assieme al collega per Pulp Fiction) e, specialmente dopo il successo di Le Iene, Tarantino non poteva sottrarsi dall’aiutarlo con il suo film in veste di produttore esecutivo, assieme al sempre fedele Lawrence Bender.

Si tratta infatti della prima volta anche per lo stesso Tarantino in questo ruolo, riprendendolo subito dopo nel 1995 con Four Rooms. Nato su iniziativa dello stesso regista, che dopo il trionfo di Pulp Fiction aveva solo voglia di divertirsi, il film è un’opera collettiva composta da 4 episodi, dove il protagonista Ted vaga come fattorino per le stanze dell’Hotel nel quale lavora, facendo incontri sempre più incredibili. Tarantino è dunque regista e sceneggiatore di solo un episodio (L’uomo di Hollywood, nel quale figura anche come attore), con gli altri 3 destinati a suoi amici e colleghi ai tempi del Sundance che portò alla luce Le Iene, ovvero Allison Anders, Alexandre Rockwell e Robert Rodriguez.

Proprio quest’ultimo sarà un altro nome da segnare in rosso nella carriera di Tarantino. L’anno seguente Four Rooms è infatti quello di Dal tramonto all’alba, già citato nell‘incontro tra il regista e Robert Kurtzman nella produzione di Le Iene. Tarantino nel film del 1996 non è infatti dietro la macchina da presa (la regia è affidata appunto a Robert Rodriguez), ma figura come sceneggiatore, produttore esecutivo ed attore al fianco del “fratello” George Clooney. La veste di produttore esecutivo aiutò Tarantino ad entrare nell’ambiente cinema anche nel suo aspetto “invisibile”, ovvero quello della produzione, imparandone i trucchi, creando la sua personale scuderia (supporta amici e colleghi come nel caso di Eli Roth nel suo Hostel) e riesce a farsi le ossa per oltre 10 anni dal 1994 al 2007.

Dalla metà degli anni ’90 ai primi del nuovo millennio, Tarantino ha sì girato “solo” 2 film (Pulp Fiction 1994 e Jackie Brown 1997), ma ha sempre tenuto le mani in pasta nel scrivere sceneggiature per altri film, nel recitare davanti la macchina da presa, nella veste di produttore esecutivo, fino ad arrivare alla televisione (E.R. – Medici in prima linea e CSI – Scena del crimine) fino a Brodway. Ma il nome di Tarantino è ovviamente associato alla regia dei suoi film e, dopo un’assenza di oltre 6 anni, nel 2003 i tempi sono maturi per il suo prossimo progetto.

Quentin Tarantino in Dal tramonto all'alba, Monografia - Parte 3

KILL BILL

Già dal set di Pulp Fiction, Tarantino rimane folgorato da Uma Thurman, non soltanto per il profilo fisico-estetico, non soltanto per le sue capacità attoriali, ma soprattutto per la sua “cinefilia”. Durante le riprese del film sono stati infatti molti i momenti in cui i due si sono ritrovati a scambiare battute, opinioni e gusti cinematografici, tanto da stringere un forte legame artistico e promettendosi di fare un nuovo film insieme. Tra le proposte, proprio sul set di Pulp Fiction, nasce il personaggio della Sposa di Kill Bill, con i due che già da allora provavano a mettere giù più dettagli possibili sulla sceneggiatura.

Tuttavia, dopo il film del 1994, le due strade si allontanarono per qualche tempo: Uma Thurman continuò la sua carriera da attrice e Tarantino si ritrovò immischiato nei vari progetti indicati nel paragrafo precedente. Ma una promessa è una promessa. Qualche anno dopo, infatti, i due si sono rincontrati, con Tarantino che propone la scommessa all’attrice, ovvero che le avrebbe regalato la sceneggiatura di Kill Bill in occasione del suo 30° compleanno (29 aprile 2000). Così avvenne: Tarantino completò lo scritto del film poco dopo la distribuzione di Jackie Brown, Kill Bill entrò ufficialmente in lavorazione, Uma Thurman avrebbe assunto il ruolo della protagonista, in produzione nemmeno a dirlo ci sarebbero stati nuovamente Lawrence Bender e i fratelli Weinstein.

Ma come insegna la maggior parte delle vite produttive cinematografiche, non tutto va secondo i piani. Alla fine degli anni ’90 e all’inizio del nuovo millennio, Uma Thurman resta 2 volte incinta, con tutte le problematiche in termini di programmazione e di calendario delle riprese. Tarantino accarezza solo per un istante l’idea di fare un recasting, ma capisce che non può fare a meno della sua Musa e decide di attendere. È proprio in questo periodo che il regista inizia a portare avanti altri progetti, uno in particolare che sarà intitolato Bastardi senza gloria. Terminato il periodo della seconda gravidanza di Uma Thurman possono finalmente iniziare le riprese di Kill Bill.

Il “punch” di Jackie Brown non intimorisce minimamente il regista, che torna in un certo modo a riprendere il Blaxploitation, ma in un’ottica decisamente mai vista. Kill Bill è infatti il sogno di Quentin Tarantino, un’opera magna dove all’interno puoi trovare tutto il cinema più amato dal regista: il western, il cinema di arti marziali di Bruce Lee (un nome da ricordare), lo Yakuza e i samurai, il noir, la storia di vendetta nel mondo criminale e tutti gli omaggi possibili al cinema c.d. low-budget e di “serie B”. Non si usa l’espressione “opera magna” a caso, indicando un progetto in qualche modo epico e leggendario che richiede il suo sforzo produttivo.

Sono ormai note le pressioni da parte della produzione nel dover accorciare il minutaggio del film per renderlo più appetibile sul mercato, con Tarantino che non smette di girare e sarebbe infatti arrivato ad un girato ultimo di 5 ore. È il 2002-2003, e proprio in quegli anni si stava abbattendo su Hollywood il fenomeno di Il Signore degli Anelli. Fu allora che Harvey Weinstein suggerì a Tarantino di dividere il film in 2 parti, in 2 Volumi in uscita in 2 anni separati. In questa fase della sua carriera, dove al centro non vi è “solo” l’aspetto registico ma le mani finiscono nel campo della sceneggiatura di altri progetti e nella recitazione, Tarantino inizia veramente a fare i conti con l’aspetto produttivo, i suoi trucchi, le sue dinamiche ed i suoi compromessi.

Fatto sta che, alla fine, il regista riesce a realizzare il suo 4° film (diviso in 2 parti) e questo viene distribuito. Anche Kill Bill, come Jackie Brown, riceve un’accoglienza decisamente tiepida da parte della critica (in questo caso sicuramente più difficile andare a premio per svariati motivi), con il pubblico che si è tuttavia dimostrato alquanto divertito nel renderlo un instant cult. Ma come al solito a Tarantino poco importa di quello che pensa la gente: ha realizzato il suo film, un vero e proprio sogno per un cinefilo come lui, ma c’è ancora modo per divertirsi.

GRINDHOUSE (A PROVA DI MORTE)

Nonostante siano passati ormai 10 anni dall’Oscar a Pulp Fiction e che Tarantino, ormai da diverso tempo, non fosse più un “signor nessuno” ma un Autore con la A, il “bambino” di nome Quentin non riesce ad esaurire la sua voglia di divertirsi. Per il tipo di carriera incorniciata fino a questo momento, esistono infatti pochissimi altri esempi di registi che dimostrano questa sicurezza e questa sfrenata libertà creativa e produttiva. Dopo quindi l’epopea di Kill Bill Tarantino si ritrova con il suo amico Robert Rodriguez, i quali decidono di realizzare un altro esperimento molto particolare, ovvero Grindhouse.

Si tratta di un titolo davvero affascinante per gli appassionati del cinema, per un film diviso sostanzialmente in due parti distinte (Planet Terror diretto da Rodriguez e A prova di morte da Tarantino), ma con all’interno più di qualche particolarità divertente. Direttamente nella pellicola, infatti, sono stati inseriti alcuni trailer fittizi, che sponsorizzavano dei film inventati ed inesistenti, con tali video che non venivano realizzati da personaggi qualsiasi, ma sempre all’interno della cerchia di amici e conoscenze del Tarantino-Rodriguez Universe.

Il primo di questi trailer è Machete, diretto dallo stesso Rodriguez e che, successivamente nel 2010, divenne direttamente un lungometraggio dello stesso regista e con protagonista sempre Danny Trejo. Un altro trailer è quello di Werewolf Women of the SS di Rob Zombie, mentre si stava dedicando al rifacimento di Halloween; il terzo è quello di Edgar Wright, Don’t, il quale regista stava preparando il secondo capitolo della c.d. trilogia del Cornetto Hot Fuzz; l’ultimo è Thanksgiving sempre del già citato Eli Roth, il quale ne realizzerà il lungometraggio nel 2023.

L’intenzione dei registi è quella di ricreare una vera e propria “atmosfera da grindhouse”, ovvero di quei piccoli cinema a basso costo degli anni ’70. Il progetto presenta quindi uno spassionato omaggio principalmente agli horror di quel periodo storico, con A prova di morte in particolare che costituisce l’ulteriore sfida per Tarantino. Il film con protagonista Kurt Russell (altro nome di cui servirà tenere a mente) è a tutti gli effetti uno slasher: c’è il serial killer a caccia di giovani ragazzi, esteticamente caratterizzato, con la sua arma principale e psicologia annessa.

Tuttavia non rappresenta uno slasher “ordinario”, con lo stesso Tarantino che ammette la sua intenzione di plasmare un sottogenere, fortemente codificato, alla sua volontà: “capii di non poter fare un semplice slasher, perché con l’eccezione degli women in prison, non c’è nessun altro genere più rigido dello slasher. E se cerchi di cambiarne le regole, il film non funziona più. Capii di dover prendere allora la struttura di uno slasher e farci quello che volevo. La mia versione è questa: assomiglia ad uno slasher, ma non lo è!”.

Una volta ultimato, Grindhouse viene presentato in Concorso al Festival di Cannes, ma l’accoglienza anche questa volta è particolarmente fredda. Non solo, oltre a non essere stato accolto positivamente dalla critica, il film è stato anche un flop al botteghino, arrivando pelo pelo a riprendere l’ingente cifra di oltre 50 milioni$ stanziata per il budget. Nonostante il fallimento, Grindhouse rappresenta ad ogni modo un successo personale tanto per Rodriguez quanto per Tarantino.

Quest’ultimo, oltre ad essersi divertito come un matto al suo solito, ha continuato a crescere come figura cinematografica a tutto tondo. Innanzitutto Tarantino viene accreditato in Grindhouse – A prova di morte anche come direttore di fotografia, ma il film è stato anche il primo ad essere prodotto da lui non più solo in veste di produttore esecutivo (assieme a Elizabeth Avella, Erica Steinberg e lo stesso Rodriguez). Inoltre, sebbene sia già stato immischiato in progetti nel genere, il regista fa veramente i conti per la prima volta con l’horror, cosa che si rivelerà non poco utile in futuro.

Il tutto senza dimenticare un altro aspetto fondamentale per questa fase della carriera del regista, ovvero non solo il già citato Tarantino Cinematic Universe all’interno della sua filmografia, ma anche al di fuori, continuando a circondarsi di personaggi vicini per legami di amicizia e non tanto di business, in questo caso con i vari Rob Zombie, Edgar Wright, ancora Eli Roth e lo stesso Rodriguez. In questi 10 anni ed oltre dal successo di Pulp Fiction, Tarantino si è quindi divertito abbastanza, ma ora serve riprendere a fare il suo lavoro “seriamente”. Già prima di Kill Bill c’era quindi questo progetto rimasto in sospeso e che rappresenterebbe per Tarantino l’ennesima occasione per fare uno step ulteriore. Il progetto si chiama Bastardi senza gloria e le porte di Hollywood sono pronte per essere demolite.