Articolo pubblicato il 31 Marzo 2025 da Andrea Barone
La quarta puntata di Daredevil: Rinascita ha sconvolto gli spettatori per il ritorno di The Punisher che ha costruito uno dei dialoghi più belli del Marvel Cinematic Universe. Adesso la casa delle idee rincara la dose, dal momento che, inaspettatamente, ha deciso di rilasciare non una, ma ben altre due puntate dell’apprezzata serie televisiva. A seguire infatti la recensione del quinto episodio, intitolato Con Gli Interessi, e del sesto episodio, intitolato Forza Eccessiva, entrambi attualmente disponibili sulla piattaforma streaming Disney Plus.
La trama di Daredevil – Rinascita 1×05 e 1×06
Daredevil: Rinascita è una serie ambientata nel già citato Marvel Cinematic Universe, nonché revival di Marvel’s Daredevil, la quale è stata precedentemente distribuita da Netflix con tre stagioni finché i diritti non sono tornati alla major di Kevin Feige. Il quinto episodio è completamente assorbito da una narrazione verticale, mentre il sesto riprende le vicende che saranno determinanti per ciò che succederà ai protagonisti nell’ultimo arco della stagione. Le puntate infatti presentano le seguenti trame:
Nel giorno di San Patrizio, l’avvocato Matt Murdock si reca alla New York Mutual Bank per discutere di un prestito per il suo studio legale. Tuttavia, poco dopo aver finito la discussione, dei rapinatori entrano e prendono tutti i presenti in ostaggio, minacciando di uccidere chiunque non segua i loro ordini. Riuscirà Matt a evitare che qualcuno muoia senza rischiare di rivelare la sua identità? Nel frattempo a New York un nuovo criminale appare in strada: si tratta di Muse, un serial killer mascherato che sta facendo una strage nei modi più atroci. Wilson Fisk è preso completamente alla sprovvista da questa minaccia che accumula le sue difficoltà nel riuscire a gestire la situazione come sindaco, mentre Matt è sempre più travolto dal senso di colpa di non intervenire come Daredevil.

La recensione di Daredevil – Rinascita 1×05 e 1×06
La quinta puntata di Daredevil: Rinascita è una storia autoconclusiva che presenta elementi da transizione, inserendo il protagonista in un contesto apparentemente estraneo a tutte le vicende trattate in precedenza. Si è davanti a quello che generalmente viene considerato un filler, ma non per questo la serie smette di essere interessante, soprattutto perché New York continua ad essere al centro di tutto ciò che succede, evidenziando anche come la città non smetta di essere martoriata da eventi spiacevoli anche durante feste importanti come San Patrizio. La tensione della rapina in banca e ben gestita, specialmente le inquadrature che si focalizzano sui dettagli delle armi impugnate dai criminali (molto intelligente la scena in cui la canna del fucile a pompa tocca la testa di Matt). Se questa verticalità sembra interrompere la narrazione della serie in modo brusco, in realtà evidenzia per la prima volta in questo revival quanto Matt sappia essere un abile stratega che riesce a sfruttare sia il caso di avvenimenti improvvisi che calcolare le mosse dei suoi avversari percependo l’ambiente intorno a lui grazie ai suoi super-sensi, senza contare il modo diretto e carismatico in cui manipola psicologicamente i criminali. Inoltre le azioni di Matt gettano il seme su quanto quest’ultimo abbia sempre più difficoltà a nascondere la sua natura di Daredevil: evita di indossare la maschera, ma allo stesso tempo il suo impulso di aiutare la gente risulta troppo grande, tanto da mimetizzarsi tra gli ostaggi. Al di fuori di ciò è da lodare la gestione di Yusuf, il padre di Kamala Kan (la protagonista della serie Miss Marvel), che ricorda agli spettatori che la serie fa parte del Marvel Cinematic Universe ma che allo stesso tempo è molto importante per la narrazione, mostrando un progetto editoriale coerente che non presenta alcuna ingombranza.
Da qui ci si connette al tema successivo del sesto episodio, il quale affronta la figura della maschera. Questa infatti è qualcosa che ci libera o scatena il lato peggiore di noi perché permette di fare azioni che non ci sogneremmo di applicare a volto scoperto? Matt risponde che è entrambe le cose ed effettivamente potrebbe essere vero, dal momento che l’eroe di Hell’s Kitchen ha sempre affermato quanto il suo costume da diavolo gli permetta di camminare attraverso un fragile equilibrio nella sua dicotomia tra bene e male. Infatti sia Matt che Wilson Fisk sono due facce della stessa medaglia perché entrambi portano la maschera, però la maschera di Daredevil è il vero io di Matt, mentre la maschera del sindaco Fisk è una facciata per nascondere le sue malefatte che tralaltro illudono l’attuale ex Kingpin di rendere tali azioni più pulite. Tuttavia per Wilson Fisk non sembra riuscire nemmeno a giovare del suo nascondiglio, in quanto tormentato non solo dal non riuscire ad ottenere il rispetto dai boss poiché cerca di immergersi soltanto nel mondo politico, ma non riesce ad ottenere nemmeno il rispetto dall’alta società borghese a causa del suo passato da malavitoso. In questa continua partita a scacchi gestita da Wilson (aiutato da una splendida Vanessa che ritorna forse ad essere di supporto), è interessante notare come venga mostrata l’ipocrisia delle persone ricche che amano semplicemente mantenere il controllo nelle loro proprietà, mostrando come il sistema venga trasformato in un gioco nel quale vince chi pensa di essere un domatore. Da qui non c’è quasi alcuna differenza con il mondo mostrato nella prima stagione di Marvel’s Daredevil quando si vedeva Wilson Fisk confrontarsi con boss criminali con abiti eleganti ed illusi del fatto che tutto potesse andare sempre e solo a loro vantaggio. Anche Fisk è trascinato dalla paura della perdita di controllo, perché la rabbia nei confronti di Muse non è scaturita dal fatto che quest’ultimo abbia ucciso tante persone, ma bensì dal fatto che un semplice criminale mascherato riesca a mettere nel sacco una figura importante come il sindaco (infatti decide di non avvertire i cittadini, mettendoli in pericolo soltanto per non apparire debole ai media). Straordinario il primo piano dello sguardo di Vincent D’Onofrio mentre guarda il murales del criminale che provoca il sindaco mentre le parole degli altri si trasformano in rumori confusi.

La recensione del quinto e del sesto episodio di Daredevil – Rinascita
Il già citato Muse è un personaggio disturbante che riesce a creare profonda inquietudine senza dire una parola. Le scene in cui risucchia il sangue sono spietate e inusuali per un’opera del Marvel Cinematic Universe che stavolta mostra vittime che urtano parecchia sensibilità, non risparmiando figure innocenti che gli spettatori sono abituate a vedere intoccabili (l’eredità delle stagioni Netflix appare dunque molto evidente, senza contare il rispetto per il materiale fumettistico che è da sempre uno dei più maturi tra le testate della major). I murales di Muse sono difficili da lavare via, perché questi sono dipinti con il sangue: l’esistenza stessa di queste opere d’arte mortali (che possono essere ricollegate, seppur lontanamente, al concetto del Joker burtoniano quando quest’ultimo si definisce artista dell’omicidio) creano alla perfezione l’idea di come sia stata costruita la città di New York, fondata sulla sofferenza delle persone (si ricorda l’iconica sigla della già citata serie Netflix che mostrava i palazzi americani modellati con liquido rosso). La cosa ironica è che Muse fa i murales per denunciare il malessere della città, lodando i vigilanti e attaccando la figura di Wilson Fisk, eppure lui stesso genera tante tragedie, sottolineando una rabbia reazionaria nella peggiore delle specie. Un villain decisamente riuscito nella sua figura principalmente simbolica e che comunica tanto pur escludendo dalle sue scene qualsiasi dialogo. Con Muse, nonostante sia uno psicopatico, si crea quindi un’analogia con la task force di Wilson Fisk che sottolinea lo sfruttamento della violenza per risolvere i problemi, assumendo individui che abusano del loro potere e che simboleggiano l’estremizzazione del sindaco che permette l’insediamento dei suoi metodi brutali attraverso la sua carica: Muse denuncia commettendo omicidi, mentre i poliziotti di estrema destra vogliono “proteggere” aumentando, paradossalmente, il tasso di cattiveria, una realtà che rispecchia l’America contemporanea… e proprio in questa disperazione avviene, finalmente, la rinascita di Matt.
Se Wilson Fisk esplode per frustrazione dopo aver trattenuto la sua rabbia come Kingpin da tanto tempo, Matt esplode dopo aver visto tanta sofferenza, accumulando il carico di male percepito nelle puntate precedenti (tra cui lo sparo a Hector Ayala) che cerca di essere contenuto in una continua preghiera. Quando finalmente la natura di Daredevil emerge trionfante, la fede di Matt per la sua salvezza si trasforma, automaticamente, nella fede per la salvezza degli altri. Non è un caso che la ragazza che Matt cerca di salvare è colei che già in precedenza ha cercato di spronarlo per ricordarsi cosa significa essere una persona che agisce nel giusto anche andando contro le pratiche del sistema, come se lei diventasse un faro per Matt. Le persone giuste diventano speranza per Matt, così come Daredevil diviene la speranza della città che torna rinascendo dalle ceneri. La scena d’azione è assolutamente perfetta, sia nelle sequenze ottimamente coreografate che in splendidi dettagli, soprattutto il protagonista che caccia sangue dopo ogni colpo al volto, ma senza avvertire alcun dolore perché l’unica cosa che emerge è la sua furia interiore ormai completamente scatenata: l’urlo dietro ogni pugno lanciato dal diavolo di Hell’s Kitchen è più potente di qualsiasi nocca rotta. Nella scena è da segnalare uno degli usi più intelligenti di montaggio parallelo non solo in una serie Marvel, ma in una trasposizione supereroistica in generale. Inoltre la sublime interpretazione di Charlie Cox conferma come la scelta di lui per il ruolo sia ormai una delle migliori mai prese in un cinecomic (anche se in questo caso sarebbe più corretta la definizione di telecomic). Il sesto episodio di Daredevil: Rinascita è il risultato eccellente e definitivo di una straordinaria costruzione realizzata nel corso della serie, la quale arriva a delineare uno splendido protagonista anche grazie all’ottimo quinto episodio di transizione. Tutto questo senza contare il villain che continua ad essere gestito con analogie simboliche potenti che creano una miscela perfetta.