Presentato in anteprima internazionale alla quarantanovesima edizione del Toronto International Film Festival, distribuito nelle sale cinematografiche britanniche dal 17 gennaio 2025 mentre in quelle italiane a partire dal 3 aprile dello stesso anno, grazie al contributo di Eagle Pictures. A dare volto all’iconico personaggio è l’attore Claes Bang (The Square), accompagnato dalla presenza di star hollywoodiane del calibro di Ben Kingsley (Gandhi) e Jonathan Pryce (I due papi), con il regista Nick Hamm (Driven – Il caso DeLorean) ingaggiato dietro la macchina da presa. Ma qual è il risultato di Guglielmo Tell? Di seguito la recensione e la trama ufficiale del film.
La trama di Guglielmo Tell, il film di Nick Hamm
La pellicola è l’adattamento del noto dramma del 1804, scritto dal poeta tedesco Friedrich Schiller e reso poi famoso dall’omonima opera lirica di Gioacchino Rossini, composta nel 1829. Ma di cosa parla quindi Guglielmo Tell? Di seguito la trama ufficiale del film diretto da Nick Hamm:
“1307, la Svizzera è sotto il pesante dominio austriaco. Profondamente provato dalle sanguinose battaglie delle crociate, Guglielmo Tell, un uomo comune con un talento straordinario per l’arco, ha giurato di non impugnare mai più un’arma in vita sua. Il suo destino prende una piega drammatica quando si trova a dover affrontare Il crudele governatore Gessler, che esercita il suo potere con ferocia. Quando la vita del suo stesso figlio viene minacciata, Tell è costretto a compiere un atto che lo segnerà per sempre: un colpo impossibile con l’arco, destinato a cambiare il il corso della storia. Un’azione che non solo segnerà il suo destino, ma che scatenerà un movimento più grande per la libertà del suo popolo.”

La recensione di Guglielmo Tell, con Ben Kingsley
Seguendo la scia di Martin Bourboulon e del suo dittico I tre moschettieri, composto da D’Artagnan e Milady, il regista britannico Nick Hamm porta su grande schermo la leggenda di Guglielmo Tell, all’interno di un altro gigantesco colossal storico dalle ambiziose volontà, in primis dare inizio ad un progetto capace di portare alla realizzazione di una saga. L’industria cinematografica europea tenta di nuovo di concorrere alla pari dei blockbuster d’oltreoceano, pescando dalla sua tradizione passata, facendo dell’ambientazione d’epoca il suo fiore all’occhiello come si può notare dall’ingente sforzo produttivo per ricostruire al meglio e in modo assai certosino i luoghi, i costumi e le caratteristiche del periodo storico di riferimento, in cui le montagne dell’Alto Adige fanno da meraviglioso sfondo, in controtendenza rispetto alla consuetudine, fatta di green screen e location digitali.
Altra caratteristica in comune con i due film francesi citati in precedenza è il vento di crisi che si sta respirando nel mondo dei protagonisti in questione, stavolta però si tratta di un popolo occupato da una forza esterna, un’usurpazione crudele in stile Germania Nazista, causa di malcontento e di ribellione tra la gente; perciò, quando si tratta di indipendenza e di guerra, in tali prodotti l’azione diventa il fattore principale d’intrattenimento. In questo caso tutto il comparto tecnico mette in scena delle sequenze in grado di poter divertire lo spettatore, coreografando i vari duelli in modo da rendere chiaro alla vista, non disdegnando la violenza esplicita che tale situazione realisticamente provoca, testimoniando la volontà di parlare ad un target di pubblico medio-alto, sviluppando la vicenda tramite tonalità serie e ricche di pathos, rinunciando a qualsiasi concessione di stampo comico.
Ma oltre alla forma c’è altro? Da qui inizia sicuramente ad emergere qualche problema, ad esempio qualcuno potrebbe rimanere deluso nel trovare un parterre di personaggi, forse troppi, non particolarmente incisivi o empatici, per di più il cosiddetto “reparto cattivi” cade nel solito e prevedibile macchiettismo, quasi da cartone animato, non del tutto coerente con la serietà sopracitata. La sensazione è quella di essere catapultati in una situazione già ben avviata, la bolla è ormai già scoppiata senza che veramente si siano respirate le giuste atmosfere, inclusi i rapporti interpersonali; la scrittura risulta deficitaria nei dialoghi, dove spesso si notato quelle frasi preimpostate tipiche di un videogioco, oppure eccedono nell’essere tronfi o esagitati, in particolar modo in quei frangenti in cui bisogna reclutare forze per la battaglia di turno oppure di motivare le genti ad impugnare le armi in vista dell’imminente combattimento.
Il livello mediocre generale del cast certo non aiuta a sopperire quest’aspetto e le guest star chiamate a comparire per l’occasione non incidono abbastanza per quantomeno tamponare la mancanza. Ciò nonostante, è apprezzabile il tentativo di approfondire almeno la psicologia del protagonista tramite il suo passato da veterano di guerra in Terra Santa (le crociate), mostrando nell’interessante sequenza flashback il suo trauma dovuto alla sua attività militare, che permette anche di toccare un tasto molto delicato e scomodo come il fanatismo religioso, ricordando a chi guarda come anche la società occidentale è stata protagonista di questa piaga. Quest’ultima, infatti, ha permesso in passato di giustificare guerre, spargimenti di sangue e violenze, tutto consumato in nome di Dio, invocando senza pudore e senza ritegno il suo aiuto nel portare a termine tali propositi.