Shorta: come finisce? La spiegazione del finale del film d’azione danese

Film d’azione danese dalla durata di 108 minuti, Shorta è un lungometraggio d’azione che riflette su una tematica sicuramente molto interessante: ma come finisce e qual è la sua spiegazione del finale?
Shorta: come finisce? La spiegazione del finale del film d'azione danese

Articolo pubblicato il 1 Aprile 2025 da Bruno Santini

Film danese d’azione del 2020, diretto da Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid, Shorta è sicuramente un esempio molto interessante di lungometraggio che sappia ragionare a proposito delle tematiche relative all’immigrazione, allo scontro tra le forze sociali e alla dinamica dei ghetto. Questi quartieri popolari, di cui tanto si racconta anche dal punto di vista sociologico, sono spesso oggetto di numerose agitazioni da parte della popolazione del luogo, soprattutto in termini di rivolta contro una classe dominante o di controllo, come avviene all’interno del film, in cui le forze di polizia adibite al pattugliamento di un ghetto si ritrovano nel bel mezzo di una sommossa popolare; nei suoi 108 minuti, insomma, Shorta diventa un film molto interessante per una serie di motivi: ma come finisce? Di seguito, vi indichiamo tutto sulla spiegazione del finale del film.

Come finisce Shorta? La trama completa del film d’azione

Nel definire quale sia la spiegazione del finale di Shorta, è molto importante considerare innanzitutto come finisce il film d’azione danese e quale sia la sua trama completa. Il lungometraggio racconta, inizialmente attraverso la prospettiva di Talib Ben Hassi, della difficilissima condizione della popolazione senegalese presente all’interno del ghetto di Svalegården. Ben presto, il punto di vista si sposta su Jens e Mike, due poliziotti che sono incaricati di pattugliare il ghetto per evitare che si svolgano delle azioni criminali o delle attività che mettano a rischio la popolazione danese.

In realtà, ben presto il film porta ad evidenziare una condizione molto complicata, soprattutto per quanto riguarda lo scontro tra forze contrapposte: da un lato la polizia danese, che sembra essere irreprensibile e anche molto violenta nei confronti della popolazione senegalese locale, dall’altro gli stessi abitanti che decidono di ribellarsi a poco a poco, con un senso di nascente ribellione nei confronti di quei meccanismi coercitivi che vengono esercitati da parte della polizia danese, che lascia pochissimo spazio ai senegalesi presenti nel ghetto e, soprattutto, impone con la violenza il proprio volere. Naturalmente, tutto si complica quando, in un clima di già forte tensione, viene annunciata la morte di Talib.

La spiegazione del finale di Shorta

A questo punto, possiamo proseguire con la spiegazione del finale di Shorta, il film di Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid che sottolinea, nei suoi 108 minuti, una condizione particolarmente reale e di cui si discute a lungo nel presente. Il finale del film non è esattamente positivo come ci si potrebbe attendere, di solito, nell’osservare la risoluzione di conflitti e tematiche tipiche del cinema action: in realtà, durante tutto il film non viene mai presentato uno scontro tra parti contrapposte, con la dicotomia tra bene e male che, in questo caso, è molto meno marcata di quanto si potrebbe pensare.

Per questo motivo, per i due poliziotti le cose, che iniziano a mettersi subito male quando ci sono i primi attacchi da parte della popolazione del ghetto, si complicano a poco a poco: dapprima vengono aggrediti, poi la loro auto viene incendiata. Infine, quando si rendono conto che la loro unica opportunità è scappare, si ritrovano ormai accerchiati da tutti gli abitanti del ghetto, che impediscono loro la fuga: per Jens e Mike, vittime di un sistema di violenza e coercizione che non lascia scampo, non c’è più nulla da fare.