Air – La storia del grande salto: come finisce? La spiegazione del finale del film con Matt Damon

Air – La storia del grande salto è il racconto di Michael Jordan attraverso il celebre accordo con la Nike, ma come finisce il film di Ben Affleck e qual è la spiegazione del finale?

Articolo pubblicato il 12 Aprile 2025 da Andrea Barone

Particolarmente apprezzato da parte della critica il candidato a due Golden Globe 2024, per il miglior film commedia o musicale e per il miglior attore in un film commedia o musicale per Matt Damon, Air – La storia del grande salto è un film del 2023, diretto da Ben Affleck che figura anche all’interno del cast. Il racconto è quello della storia vera che ha portato alla realizzazione di uno dei contratti di partnership più importanti di sempre, da parte di Nike e Michael Jordan con la creazione delle celebri Air Jordan. Gli elementi che rendono questo film memorabile sono numerosi, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo del lungometraggio nelle sue componenti più narrative e legate alla descrizione di un’epoca molto florida per il mondo e la palla a spicchi: ma come finisce a Air – La storia del grande salto? Di seguito, vediamo più da vicino che cosa c’è da sapere a proposito della spiegazione del finale del film con Matt Damon.

Come finisce Air – La storia del grande salto? La trama completa del film con Matt Damon

Prima di procedere con la spiegazione della finale di Air – La storia del grande salto, è importante indicare innanzitutto come finisce il film diretto da Ben Affleck, con Matt Damon nei panni del protagonista. Il racconto è e quanto di più noto possibile nel mondo del basket: la storia del Air Jordan, una delle line calzaturiere più importanti di sempre, frutto di una partnership tra Nike e Michael Jordan. Il momento storico in cui questo contratto avviene non è particolarmente fecondo per la Nike, che vive delle difficoltà relative soprattutto alla mancanza di un’icona che possa rappresentare il brand. Se gli altri addetti ai lavori, tra i piani alti dell’azienda, sembrerebbero protendere verso le prime due scelte al draft, Sonny Vaccaro, interpretato da Matt Damon, è sicuro del fatto che Michael Jordan e diventerà una stella della pallacanestro, poiché gli basta osservare alcuni movimenti, isolamenti e punti che realizza in ambito liceale, per rendersi conto dell’istinto clutch del giocatore e delle sue enormi abilità sul parquet.

Il suo intuito si rivela vincente, ma c’è da convincere il giocatore e, soprattutto, sua madre, che vuole ottenere il meglio per il suo assistito, non che suo figlio: ma come finisce e il Air – La storia del grande salto? Tra contratti totalmente inediti nel mondo della pallacanestro, difficoltà relative a meeting difficile da portare a termine e, soprattutto, corse contro il tempo, il team guidato da Sonny Vaccaro tenta di mettere a segno il colpo del secolo.

La spiegazione del finale di Air – La storia del grande salto

Avendo considerato come finisce, possiamo proseguire con la spiegazione del finale di Air – La storia del grande salto di e con Ben Affleck. A proposito del film c’è poco da dire: l’accordo si rivela vincente, così come l’istinto di Vaccaro, che riesce a mettere a segno una delle trattative più importanti di sempre nella storia del basket. La storia racconta di una partnership che diventa importante non soltanto dal punto di vista sportivo, ma anche culturale, con Michael Jordan che decise, ad un certo punto della sua carriera, di pagare volontariamente multe per ogni volta in cui scendesse sul parquet con una linea di calzature che non erano accettate da parte dell’organizzazione statunitense, poiché gli introiti che arrivavano al cestista, oltre che alla Nike, superavano di gran lunga le sanzioni.

Ciò che c’è da spiegare, però, a proposito del film e del suo finale riguarda più che altro la formula anticonvenzionale di film biografico che viene messa in piedi da Ben Affleck, dietro la macchina da presa: Air è non soltanto il film su un cestista, ma un vero e proprio tentativo di denuncia del sistema industriale tradizionale, che cerca di basarsi sull’usato sicuro e su promesse che non si rivelano vincenti, più che sperimentare su quel fiuto e quell’intuito che, all’interno del film, si materializza sotto forma di Michael Jordan. La stessa scelta di non mostrare mai il giocatore, ma di inquadrarlo soltanto alle spalle in una fugace scena, si rivela vincente, con il film che non si limita ad essere un biografico tradizionale ma sceglie una chiave rappresentativa totalmente diversa, più anticonvenzionale.