Ad essere Arsa è stata l’opportunità di cogliere l’occasione per valorizzare le idee

Presentato al Festival di Roma 2024, vede il duo registico MASBEDO debuttare alla regia per un lungometraggio di finzione: qual è il risultato del film?
La recensione di Arsa, il film con Gaia Martinucci presentato al Festival di Roma 2024

Presentato in anteprima internazionale alla diciannovesima edizione del Festival del Cinema di Roma, sezione Freestyle, distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 24 aprile 2025, grazie al contributo di Fandango. La coppia di registi MASBEDO esordisce per la prima volta dietro la macchina da presa in un film di finzione, dopo aver lavorato per anni nel genere documentario, così come è una prima volta da protagonista per l’attrice Gaia Zohar Martinucci. Ma qual è il risultato di Arsa? Di seguito la recensione e la trama del film, con allegato il trailer ufficiale.

La trama di Arsa, il film di MASBEDO

Lo pseudonimo MASBEDO è l’unione dei cognomi dei registi Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni ed il loro ultimo film è stato prodotto da Eolo Film Productions, in collaborazione con Alción e con la partecipazione di Rai Cinema. Ma di cosa parla quindi Arsa? Di seguito la trama ufficiale del film:

Arsa ha integrato la figura paterna nel suo mondo interiore, elaborando il lutto attraverso il suo rapporto con l’immaginazione e la creatività. Andrea, invece, non ha ancora affrontato il dolore della perdita, e la sua presenza sull’isola rompe l’equilibrio di Arsa, costringendola a confrontarsi con nuove emozioni e pulsioni. Distanti nel sentire, si incontrano nel mare, intenti a nuotare verso una statua antica precedentemente scoperta da Arsa. Metafora della figura paterna, la statua è un segno tangibile di un legame lontano e irraggiungibile.”

La recensione di "Arsa"(2024), presentato al Festival del Cinema di Roma e in uscita al cinema in Italia a partire dal 10 aprile 2'025

La recensione di Arsa, con Lino Musella e Tommaso Ragno

Nella meravigliosa terra di Stromboli, una ragazza poco più che maggiorenne decide di compiere una radicale rivoluzione nel suo stile di vita; in un mondo connesso, digitale e industrializzato, ella decide di tornare alle origini, sentendosi una sola cosa con la natura che la circonda, vivendo dello stretto necessario messo a disposizione. Una vita insolita, come lo è il suo nome, isolata dal confort, dal superfluo e anche dal contatto umano, manifestando un netto rifiuto verso ciò che la circonda, dovuto forse ad un sentimento di rancore nei confronti di una società troppo veloce e troppo distaccata, vittima della finzione dal lei stessa prodotta.

Ma se il mondo esterno viene buttato fuori dalla porta in qualche modo cerca di rientrare dalla finestra e per Arsa arriva il momento di misurarsi con diversi sentimenti, capaci di provocarle un conflitto interiore, rischiando di vacillare e di cedere alla tentazione di farsi coinvolgere dall’attraente canto delle sirene, passionale ma ingannevole. Le premesse per raccontare un coming of age affascinante ci sarebbero tutte, però a mancare è proprio la capacità di narrare la vicenda in questione, limitandosi per l’appunto ad una serie d’introduzioni che non trovano lo sviluppo adeguato; non si riesce a sfruttare appieno il tempo a disposizione, una durata standard di novanta minuti di fatto superflui per quello che si vede, a cui sarebbe bastata probabilmente la metà.

A fare da riempitivo sono le lunghe inquadrature del paesaggio circostante, sia marino che montanaro, cadendo nell’ “effetto cartolina”, alla lunga abbastanza inutile, così come risultano ridondanti le riproposizioni delle azioni quotidiane della protagonista, facendo più volte girare il film a vuoto e dando la sensazione di dover tirare la corda per raggiungere il fatidico traguardo. Innanzitutto, bisognava necessariamente dare più incisività alla controparte maschile interpretata da Jacopo Olmo Antinori: il personaggio di Andrea condivide con la ragazza il dolore della perdita paterna, aspetto da dover maggiormente approfondire, ma purtroppo lasciato in sospeso. Stessa cosa vale per le sequenze flashback che caratterizzano l’andazzo del lungometraggio, dove vengono ripercorsi alcuni momenti di Arsa vissuti con il padre, unica figura genitoriale di riferimento poiché la madre sembra non essere mai esistita, a cui spetta la rappresentazione di una critica negativa a proposito del concetto di fabbrica a discapito dell’artigianato.

Il messaggio appare chiaro ed evidente, tuttavia ancora una volta non si porta avanti a dovere il tema proposto, aspetto negativo che sostanzialmente accomuna la pellicola intera nelle sue principali caratteristiche, cioè di non arrivare mai al classico “dunque”, ogni cosa è lasciata a mezz’aria, portandosi fino alla fine un senso d’incompiuto in grado di generare un forte rammarico per non aver potuto vedere sfruttato l’enorme potenziale tra le mani, occasione persa forse dovuta allo scotto pagato dal duo registico nel passare dal genere documentario alla storia di finzione.

Trailer ufficiale di Arsa, diretto da MASBEDO
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La recensione di Arsa, il film con Gaia Martinucci presentato al Festival di Roma 2024
Arsa
Arsa

"Arsa ha sempre vissuto isolata in una riserva naturale, ma l'arrivo di Andrea sconvolge tutta la sua quotidianità."

Voto del redattore:

5.5 / 10

Data di rilascio:

24/04/2025

Regia:

MASBEDO

Cast:

Gaia Zohar Martinucci, Jacopo Olmo Antinori, Tommaso Ragno, Lino Musella, Luca Chikovani, Giovanni Cannata, Michele Sinisi, Maziar Firouzi e Matilde Schiaretta

Genere:

Drammatico

PRO

L’ambientazione isolana coerente con lo stato d’animo e sociale della protagonista
Gaia Martinucci dimostra di avere un gran potenziale recitativo
Seppur duri novanta minuti, il contenuto è sviluppato in modo da far sembrare che bastasse la metà del tempo
In troppi momenti il film si perde nell’effetto da cartolina nell’inquadrare i paesaggi
Vi sono dei problemi nel costruire una filo narrativo concreto