Until Down: le differenze tra il film horror e il videogioco PlayStation

Distribuito da Sony, Until Down è il nuovo film horror di David F. Sandberg, adattamento dell’omonimo videogioco PlayStation. Ma dove finisce la linea che separa l’operazione di adattamento cinematografico alla creazione di un nuovo prodotto?
Le differenze tra il film di Until Down e il videogioco

Articolo pubblicato il 27 Aprile 2025 da Vittorio Pigini

Distribuito nelle sale italiane dal 24 aprile 2025, Until Down – Fino all’alba è il nuovo film horror diretto da David F. Sandberg con Peter Stormare. Si tratta dell’adattamento cinematografico dell’omonimo titolo PlayStation del 2015, per un survival-horror che vede protagonista un giovane cast corale. Lo spirito di sopravvivenza e l’attaccamento al gruppo sono di fatto i punti di contatto, assieme a pochi altri elementi, tra l’esperienza cinematografica e quella videoludica. Non sono poche infatti le differenze tra il film ed il titolo PlayStation ed ecco di seguito le principali.

Le differenze tra il film Until Down – Fino all’alba e il videogioco PlayStation

Su idea e sceneggiatura di Blair Butler e Gary Dauberman, con quest’ultimo grande protagonista della saga di The Conjuring (sceneggiatore di film come Annabelle, The Nun – La vocazione del male, nonché i due It di Andrés Muschietti), la trama di Until Down – Fino all’alba prende una propria ed indipendente strada. Nonostante infatti sia un adattamento diretto nell’universo del celebre videogioco di sopravvivenza, intuibile ed evidente da più di qualche elemento visivo più che narrativo, il film porta su schermo molte differenze rispetto all’esperienza videoludica.

Ad inaugurare questa analisi sui punti comuni e, soprattutto, su quelli discordanti tra il titolo cinematografico e videoludico, occorre porsi inizialmente una domanda: il film di David F. Sandberg è effettivamente l’adattamento del videogioco? La risposta sembrerebbe più complessa di quanto si possa pensare, in quanto da una parte occorre tenere a mente il materiale originale di partenza mentre, d’altra parte, c’è sempre da considerare il necessario lavoro appunto di “riadattamento” dello stesso materiale. Dove finisce la linea che separa la rivisitazione cinematografica del prodotto videoludico dall’invenzione di una nuova storia?

Nuovi protagonisti ed una vecchia conoscenza

Uno degli elementi più importanti che fa perno proprio su questo interrogativo verte sulla scelta dei personaggi protagonisti. Se il titolo videoludico del 2015 vede, infatti, un gruppo di 8 ragazzi alle prese con la lotta alla sopravvivenza, “capeggiato” dal personaggio di Josh, il film riduce la squadra a 5 elementi, con Clover che sembrerebbe esserne la protagonista principale. La sorella scomparsa Melanie sostituisce inoltre la vera e propria “scomparsa” delle sorelle gemelle Hannah e Beth, ma non tutti i personaggi presenti nel film sono new entry. Il collegamento principale tra i due titoli è infatti costituito dal personaggio del dottor Hill, psichiatra personale di Josh nel videogioco e vero e proprio villain nel film.

Attori ed attori in carne ed ossa

Rimanendo nel tema di differenze e fedeltà, una peculiarità risiede poi nella scelta del cast. Sì perché, anche nel videogioco targato PlayStation, ci sono stati attori reali che hanno interpretato i personaggio principali attraverso doppiaggio e la tecnica della motion capture. Nel titolo videoludico sono infatti presenti il premio Oscar Rami Malek, Hayden Panettiere (Heroes), Meaghan Martin, Brett Dalton, Jordan Fisher e Nichole Sakura. Nel film, invece, il cast è composto da: Ella Rubin, Michael Cimino, Odessa A’zion, I-young Yoo, Belmont Cameli e Maia Mitchell. Come accennato, riprendendo il personaggio del dottor Hill, ecco che torna anche l’attore Peter Stormare presente tanto nel videogioco quanto nel film.

Dal Blackwood Mountain al Waterfall

Presentate le differenze principali che riguardano i protagonisti della storia, si cerca di lasciare infatti da parte gli aspetti che riguardano esclusivamente l’intreccio narrativo, dovendo in caso riassumere due storie profondamente diverse. Tuttavia, si può indicare anche un radicale cambio di location in Until Down, con un altro elemento di differenza tra i due titoli che concerne infatti la sua ambientazione geografica più che temporale. Nel videogioco, infatti, a diventare molto presente anche dal punto di vista narrativo è la baita in montagna, nel Blackwood Mountain, mentre nel film la storia viene ambientata in una sperduta e boschiva vallata circondata dal fenomeno del waterfall.

La baita non è infatti presente nel film, almeno fino alla scena conclusiva di Until Down – Fino all’alba. Una volta che infatti il gruppo è riuscito a salvarsi dalla notte, la melodia fischiata dal dottor Hill accompagna la visione di alcuni schermi che dimostrano come il villain avesse monitorato tutta la vicenda a distanza. In uno degli schermi, tuttavia, è possibile vedere un panorama innevato, di quella che sembrerebbe proprio essere una baita in montagna. Il finale lascerebbe quindi presagire l’inizio di una saga, con Until Down – Fino all’alba che potrebbe essere il sequel proprio dell’adattamento diretto del videogioco.

Un videogioco sul grande schermo

Una volta introdotto l’elefante nella stanza, occorre spendere 2 parole anche sul finale di Until Down. Per farlo, tuttavia, occorre preliminarmente concentrarsi sull’elemento di novità più importante presente nel film di David F. Sandberg. Da Ricomincio da capo ad altri titoli cinematografici che sfruttano a pieno questo espediente, la trama di Until Down – Fino all’alba ruoterebbe (non a caso) sul misterioso meccanismo della clessidra, capace di “resettare” il fatale destino dei protagonisti per ricatapultarli verso un count down della loro nuova morte. Si tratta dell’aggiunta nel film di un elemento paranormale non presente nel videogioco, riprendendo sì il serial killer mascherato e i wendigo, i quali troverebbero però una spiegazione più fantascientifica legata al cannibalismo. Il film, invece, spinge la mano proprio sul fantasy-horror, con ogni morte dei protagonisti che porterebbe alla presentazione di una nuova minaccia, contando anche streghe e fantasmi.

Da 256 finali possibili ad uno solo ammissibile

Il misterioso meccanismo fantastico e paranormale della clessidra costituisce di fatto l’elemento di differenza determinante tra il film ed il videogioco, non soltanto per una questione estetica e stilistica ma anche e soprattutto narrativa. Il videogioco di Until Down, proprio nel suo gameplay, presenta infatti la sua peculiarità più importante, ovvero il c.d. effetto farfalla. Ogni decisione presa dai protagonisti, dalle più semplici ed innocue a quelle morali, conducono a nuovi risvolti nel destino degli stessi, che potrebbero anche morire permanentemente durante la notte. Peculiare è infatti il sistema di autosalvataggio del videogioco, che non permette infatti di tornare indietro e correggere una scelta presa, se non riavviando il gioco o iniziare una nuova partita. Il videogioco di Until Down presenta così un gran numero di finali possibili, 256 se si considerano quelli in cui: nessuno dei protagonisti sopravvive, tutti sopravvivono, solo alcuni sopravvivono. Il film, al contrario, azzera questo sistema e permette di fatto il “respawn” classico dei videogiochi, ricominciando ogni volta fino a quando tutti i protagonisti non riusciranno ad uscire vivi dalla notte.

Totale isolamento

Riferendosi al finale di Until Down, inoltre, arriva l’ultimo elemento di differenza tra i due titoli, ovvero il “coinvolgimento esterno”. Nel film di David F. Sandberg il mondo esterno al gruppo protagonista è infatti totalmente assente, tanto nelle singole famiglie dei personaggi quanto nelle istituzioni locali. Indipendentemente al finale raggiunto nel videogioco, al contrario, la polizia arriva comunque ad indagare sugli eventi della baita, che venga sollecitata dai sopravvissuti o autonomamente.