Articolo pubblicato il 28 Aprile 2025 da Gabriele Maccauro
Era sicuramente la serie televisiva più attesa del 2025, nonostante il mercato seriale si sia rinnovato molto con molti titoli che vanno da M – Il figlio del secolo a Black Mirror 7; The Last Of Us 2 era forte del grandissimo successo del celebre videogioco di Neil Druckmann da un lato e, soprattutto, del grande trasporto che aveva ottenuto dall’adattamento televisivo di una prima stagione particolarmente apprezzata dalla critica. Con la seconda (e non ultima) stagione della serie si inizia a portare sullo schermo una delle realtà videoludiche più impattanti degli ultimi anni e, con questo terzo episodio, si inizia ad entrare nel vivo della narrazione, ma qual è il risultato finale? A seguire, ne parliamo attraverso la recensione di The Path, l’episodio 2×03 di The Last of Us, su HBO e Sky Atlantic.
La trama di The Last of Us 2×03: The Path
Prima di passare all’analisi e recensione del terzo episodio della seconda stagione di The Last of Us, è bene spendere due parole sulla sua trama, così da poter avere più chiaro il contesto in cui si svolge. Se Future Days ci aveva dato una panoramica della nuova vita dei nostri protagonisti, ambientando la narrazione 5 anni dopo i fatti della prima stagione, con le Luci ormai scomparse e la città di Jackson che sembra finalmente essere il luogo sicuro e protetto che tanto avevano desiderato e dopo che Through the Valley ci ha fatto vivere uno dei momenti più importanti e tristi di tutta la storia, arriva adesso The Path.
La trama di questo episodio è in realtà molto semplice da riassumere. Dopo un piccolo prologo in cui vediamo Tommy lavare le braccia del corpo coperto e senza vita di Joel ed Ellie ricoverata in ospedale, si fa un salto in avanti di tre mesi: Ellie può finalmente tornare alla propria vita e, dopo un veloce consulto con la psicoterapeuta Gail, torna a casa con la volontà di vendicarsi per quello che è successo a Joel. Allo stesso tempo, il consiglio di Jackson si riunisce per prendere una decisione sul da farsi e, dopo aver fatto parlare diversi cittadini, si passa ai voti e la decisione presa è quella di non cercare di cattura o uccidere Abby ed il suo gruppo. Ellie non ci sta e, grazie all’aiuto di Dina, si prepara per lasciare la cittadina e mettersi sulle tracce degli assassini di Joel di nascosto. Inizia così il viaggio della nostra protagonista.

La recensione del terzo episodio di The Last of Us 2: il percorso è quello giusto?
La scorsa settimana siamo stati tra i pochi a criticare apertamente Through the Valley: non per una questione qualitativa, sentenziare su cosa sia bello e cosa brutto non è nei nostri interessi ma, attraverso la recensione e uno specifico approfondimento dell’episodio, abbiamo cercato di spiegare come mai abbiamo trovato la seconda puntata della seconda stagione di The Last of Us deludente. Inutile tornarci sopra in questa sede se non per sottolineare come, in un certo senso, The Path si porti ancora dietro le tante paure con cui ci avevano lasciato sette giorni fa.
La morte di Joel è stato un momento cruciale all’interno del racconto e chi conosce il videogioco sa quanto questo avvenimento sia il Macguffin perfetto, un punto cruciale che traina tutta la narrazione da lì in poi. La trasposizione su piccolo schermo ha apportato delle modifiche non solo relativamente allo specifico evento, ma anche al modo in cui vi si arriva e l’amaro in bocca è stato tanto, oltre alle domande su come Neil Druckmann e soci avrebbero deciso di portare avanti la storia. Da questo punto di vista, potremmo considerare The Path come il primo vero episodio di questo nuovo corso, eppure non è apparso come nient’altro se non un’introduzione, una preparazione a quello che verrà ma che, dopo tre puntate, ancora non abbiamo visto e per cui non possiamo neanche dire di avere così tante aspettative.
Sapere che il videogioco The Last of Us Parte II verrà adattato non in una ma in ben due stagioni da un lato permette indubbiamente di andare a creare materiale originale o approfondimenti che avrebbero solo appesantito la creatura di Naughty Dog, dall’altro però spaventa, perché il margine di errore è minimo e la linea che divide il racconto epico dalla noia è molto sottile. In The Path non c’è davvero qualcosa di sbagliato, degli aspetti grossolani lasciati per strada che sono andati ad inficiare il risultato finale, ma è pieno di piccoli dettagli che differiscono dall’opera originale senza che ce ne fosse davvero bisogno e, va detto, dando l’impressione comunque di voler in un certo modo ammorbidire una storia che faceva della sua durezza e spietatezza un punto di forza. Alcuni lo chiamerebbero filler, altri lo apostroferebbero come mediocre o indifferente, fatto sta che The Path è disponibile su Sky Atlantic ma sembra essere già stato digerito. Testa a settimana prossima, ma siamo quasi a metà e c’è bisogno di uno scossone.