Recensione: Gli Orsi non esistono – il ritorno di Jafar Panahi

Recensione film Gli orsi non esistono di Jafar Panahi

Articolo pubblicato il 18 Ottobre 2022 da Giovanni Urgnani

Esistono vari tipi di cinema, da quello più concettuale e riflessivo, a quello più leggero e d’intrattenimento. Per il regista, attore e sceneggiatore Jafar Panahi il cinema è strumento d’inchiesta e di denuncia. Le sue pellicole, vincitrici di ambiti premi e lodate dalla critica, han più volte raccontato la realtà che ci circondava l’autore in Iran, trattando temi delicati e sensibili come il disagio dei bambini, il potere dell’uomo sulla donna, lo sfruttamento, e ogni problema sociale ed umano del Paese. Tutto ciò è costato a lui, sua moglie, sua figlia e alcuni amici, un arresto nel 2010, con la condanna a sei anni di prigione, il divieto di scrivere e dirigere film per vent’anni, oltre all’impossibilità di lasciare il paese. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito di Gli Orsi non esistono, il suo nuovo film. 

 

Chi è Jafar Panahi, il regista de “Gli Orsi non esistono”

 

Al fine di offrire una prospettiva a proposito di Gli Orsi non esistono, appare essenziale iniziare proprio con il suo regista, Jafar Pahani. Essersi messo contro il Governo iraniano lo rese un nemico per i potenti.  Ciò non lo fermò dall’agire clandestinamente e realizzare diversi lungometraggi riscuotendo successo a Cannes, Berlino e VeneziaIn concorso per il Leone D’Oro alla  “79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia”, la sua ultima fatica si intitola “Gli Orsi non esistono“, ed è sicuramente una tra le sue opere più autobiografiche e sentite, dove il regista è anche il protagonista principale. 

Si può restare stupiti sin dall’inizio, quando scopriamo che le prime immagini che scorrono sullo schermo siano in realtà sequenze di un film che Jafar Panahi sta girando in remoto, confinato in un paesino vicino la Turchia, e costretto a non poterlo lasciare pena la condanna che gli grava addosso. 

La trama de “Gli Orsi non esistono” di Jafar Panahi.

 

Si prosegue attraverso la trama di Gli Orsi non esistono. La potenza metacinematografica si fa subito sentire, in modo forte e chiaro, senza il bisogno di maggiori informazioni o didascalismi inutili. La storia che Panahi sta raccontando, attraverso il film nel film, è specchio comunque di dolore, disperazione, oppressione, dove nemmeno l’amore vince. In due ore di pellicola ci si sofferma sulla vita dell’autore, ospitato in un appartamento spoglio e freddo: ben visto fino a che resta lì dentro rinchiuso, giudicato e criticato come prova ad allontanarsi verso un confine che non separa solamente una città dall’altra, ma anche la vita dalla morte

 

La severità del Governo si unisce all’ipocrisia dello stesso, conscio delle fughe clandestine che si susseguono ogni giorno, e pronto a sfruttarle per i propri tornaconti personali. Il regista, raccontando la sua storia, decide di mettersi a nudo, di mostrarsi un uomo che sacrifica la propria esistenza ma che non accetta la tirannia e l’ignoranza del pensiero collettivo. Dopo aver scattato delle fotografie nei pressi della sua abitazione, verrà accusato dalla gente del posto di aver immortalato in una di esse una giovane coppia di amanti, mettendo in cattiva luce l’uomo che, costretta dalla famiglia, la ragazza rapita dallo scatto avrebbe dovuto sposare. Da questo espediente così semplice, ecco che la pellicola, ancora una volta, diventa strumento d‘inchiesta e di denuncia verso pensieri patriarcali e maschilisti, oltre che nei confronti di usi e costumi certamente da rivedere, legati al Medioevo. 

Il Maestro iraniano indaga quindi, in maniera antropologica, il pensiero del popolo, improntato su una regressione mentale, e dove il maschio dominante ha potere sulla donna schiava e obbligata ad accettare tutto, pena la morte. Colpisce il fatto che non c’è spazio per l’amore salvifico cura di ogni male. La rassegnazione ormai è giunta anche per il nostro autore, in grado di farci capire che sono finiti i periodi della Poesia, e che per combattere l’ottusità serva intelligenza – ancora nascosta e che si dilegua nel silenzio dell’accettazione generale – che tarda a palesarsi.


Recensione di Gli Orsi non esistono: il cinema realistico di Jafar Panahi


Tirando le somme, quando si vede “Gli Orsi non esistono” si pensa ad una realtà purtroppo esistente, a quante ingiustizie vi siano nel mondo, e a come un uomo, attualmente incarcerato, abbia usato la settima arte – in tutta la sua vita – come strumento di ribellione e di protestaPotrebbe sembrar banale e retorico, ma vedendo pellicole del genere, noi che ci lamentiamo per tutto, dovremmo imparare a capire quali siano i veri problemi della vita, e a lottare per ciò che veramente è importante.

Il cinema specchio della vita che non possiamo ignorare.

Voto:
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Andrea Barone
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Andrea Boggione
0/5
Christian D'Avanzo
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Carlo Iarossi
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Vittorio Pigini
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Carmine Marzano
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Alessio Minorenti
4.5/5
Paola Perri
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Giovanni Urgnani
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