Articolo pubblicato il 28 Ottobre 2022 da Bruno Santini
Dopo un tira e molla durato all’incirca un paio di anni, causa pandemia da Covid-19, Black Adam di Jaume Colette Serra, con protagonista Dwayne Johnson (alias The Rock), alla fine è riuscito ad arrivare in tutti i cinema nell’Ottobre 2022.
Le origini di Black Adam e la scelta di farlo diventare un antieroe
Il personaggio della DC Comics, nacque originariamente come antagonista di Capitan Marvel (cambiato successivamente in Shazam, per questioni di diritti), per poi subire vari cambiamenti nel corso della sua lunga storia editoriale, che da criminale, lo hanno portato ad essere un anti-eroe.
Le chiavi di lettura analitiche di tale approfondimento dedicato a tale figura, non saranno le solite già sviscerate in numerose recensioni, ma si focalizzeranno su due punti specifici, che in quanto non affrontati (o comunque poco citati), offrono degli spunti di riflessione su tematiche di una certa importanza:
1 – La liceità delle uccisioni di Black Adam nel corso della pellicola
2 – L’etichetta di anti-eroe applicata a Black Adam
La Morale di Black Adam: La Concezione di Supereroe Secondo la DC Comics
La DC Comics, a differenza della Marvel per lo più focalizzata sull’essere umano in relazione al potere ricevuto, ha sempre avuto come forza la mitologia dietro i propri personaggi, in coerenza con l’attributo divino che caratterizza tali figure. Black Adam ne è un fulgido esempio, ricevendo i poteri dal mago Shazam, facendone un essere dalla forza immensa e praticamente invincibile, ma con una piccola differenza, la sua volontà nell’uccidere ogni avversario, senza mostrare alcun rimorso, né empatia, dando sfogo al proprio lato oscuro-anarcoide, che non soggiace ad alcuna morale.
Quindi ci si ritrova innanzi ad un supercriminale?
La realtà è molto meno assoluta di come la si vuole dipingere, perché analizzando le uccisioni di Black Adam, esse riguardano il tiranno Ahk-Ton, numerosi componenti delle milizie mercenarie dell’Intergang ed infine il villain principale, il demone Sabbac. In merito a quest’ultimo, la questione sarà affrontata nel secondo paragrafo, mentre le prime due saranno affrontante di seguito. Ovviamente ai fini di un’esposizione approfondita, si darà per scontata la visione della pellicola da parte del lettore e qualora essa mancasse, si sconsiglia di proseguire nella lettura dell’articolo.

Black Adam e filosofia del diritto: il concetto di “resistenza” e le uccisioni del personaggio interpretato da The Rock
La questione del supereroe che uccide, ha sempre scatenato animate discussioni, specie per i personaggi della scuderia Warner/DC, sin dai tempi di Man of Steel di Zack Snyder (2012), in cui Superman uccide il generale Zod. In questo Black Adam, vuoi per il tono più ironico, vuoi per il fatto che Dwayne Johnson uccida i nemici con fare smargiasso-spaccone, ha fatto percepire tale questione con più “leggerezza” – ma non troppo -, come se l’approccio fosse quello di un action fracassone anni 80’.
La differenza di tono comunque, non cancella il fatto che Black Adam ammazzi tranquillamente un mucchio di suoi nemici, quindi la questione merita un approfondimento. Il film, tramite i personaggi di contorno che gravitano attorno al protagonista, vuole dare a-priori per sbagliata la metodologia di Black Adam (l’archeologa Adrianna Thomaz e tutti i componenti della JSA), così come alcuni spettatori critici, compiendo però un errore grossolano.
Black Adam infatti, nel compiere il suo gesto di assassinio contro il tiranno Ahk-Ton, si dimostra più che nel giusto, perché ha tolto dalla circolazione un governante che affamava, opprimeva, schiavizzava e massacrava il proprio popolo. Volendo stroncare eventuali contestatori, se non si vuole dare una ragione dal punto di vista etico-morale, sicuramente spostando l’analisi in ambito della filosofia del diritto, Black Adam era pienamente legittimato nel compiere il suo gesto, in piena coerenza con gli scritti politici del filosofo inglese John Locke (1632-1704), posti tutt’oggi a fondamento della maggioranza degli ordinamenti occidentali.
Black Adam e John Locke: le revoca del contratto sociale
John Locke sosteneva che l’essere umano, nello stato di natura, pur trovandosi bene, non potesse esprimere al meglio le proprie potenzialità, decidendo di cedere parte dei propri diritti e libertà all’autorità costituita, per la miglior gestione della comunità.
Quindi il patto uomo-autorità governativa (posizione detta “contrattualismo”), prevede ovviamente la possibilità da parte di coloro che sono governati, di poter revocare tale “contratto sociale”, se l’autorità arriva a reprimere i diritti naturali dell’uomo (vita, libertà, uguaglianza etc…). La violazione di tutto questo da parte di Ahk-Ton, giustifica Black Adam nel suo “diritto di resistenza” (espressamente citato anche da alcune costituzioni come quella della Germania), il che porta poter dire che il protagonista non possa essere accusato di niente, dal punto di vista del diritto.
Tale ragionamento vale ovviamente anche per i mercenari dell’Intergang, che in quanto forza di occupazione dello stato di Kahndaq, non possono essere qualificabili come meri criminali comuni, applicandosi anche per loro, la legittima della resistenza con ogni mezzo necessario, compresa la loro uccisione, in quanto forze occupanti.

Black Adam è davvero un antieroe?
Alla luce della liceità delle uccisioni perpetrate da Black Adam nel corso del film – almeno dal punto di vista della filosofia del diritto -, l’etichetta di anti-eroe, frettolosamente assegnatagli, merita quantomeno una riconsiderazione. Il protagonista sicuramente difetta di molte qualità che vengono sicuramente attribuite ad un eroe, tra cui sicuramente l’altruismo, idealismo e nobiltà d’animo. Basarsi solo sulle qualità definite dagli archetipi classici, finirebbe però con il condurre fuori strada.
Senza contare il fatto di incappare nell’errore di ragionare per assolutismi, che in quanto tali, sono ben lontani dalla complessità della realtà dei fatti. In effetti sarebbe stato definito anti-eroe colui che sarebbe riuscito ad uccidere Hitler, Mussolini o Stalin (assieme ai loro scagnozzi) nel secolo scorso, oppure eroe come giusto che sia a prescindere dalle futili motivazioni poste alla base del suo gesto?
Ma a prescindere dal binomio giustizia-vendetta, che porterebbe su considerazioni troppo soggettive; Black Adam in principio era un essere umano a cui vengono conferiti dei poteri, che gli fanno trascendere la propria condizione, rendendolo un’entità semi-divina, non solo per la forza smisurata, ma anche per la mitologia e l’adorazione, che il popolo di Kahndaq gli tributa ancora a distanza di 5000 anni dalla sua venuta.
Un essere divino può essere soggetto alla morale umana?
Alan Moore, tra i più grandi fumettisti della storia, nella sua opera Miracleman (1981-1989), risolveva il difficile rapporto umano-divino, a favore della seconda componente, facendo creare al suo protagonista, una società “perfetta”, in cui i superuomini (non supereroi attenzione!) come lui, governano l’umanità, cacciando via le autorità politiche governanti.
Nel film non si arriva a tali conseguenze – Black Adam nel finale in un atto anarcoide distrugge il trono, simbolo per eccellenza del potere -, ma questo dualismo è da sempre intrinseco nelle figure della DC, compreso Black Adam, la cui complessità trascendentale, non può essere incasellata negli schematismi giusto-sbagliato delle categorie umane. Ma anche non volendo considerare ciò, bisogna però sottolineare come Black Adam trovi le sue origini oltre 5000 anni prima, in un’altra epoca con altri valori, dove il giusto e sbagliato erano ben diversi.
La mancanza di una qualsiasi prospettiva storica – errore comune a molti film di oggi, che usano le lenti del presente per giudicare la mentalità degli uomini del passato – , conduce ad un’errata analisi della metodologia violenta di Black Adam, portando ad affibbiare l’etichetta di anti-eroe in modo abbastanza superficiale. Il mago Shazam nel giudicarlo non “puro”, commette un errore madornale, anche alla luce del contesto storico-sociale in cui viveva l’individuo portatore di tali poteri.
Perché Black Adam non è un antieroe
Qualora non bastassero considerazioni filosofiche sul diritto e la condizione semi-divina, quanto focus di prospettiva storica, per smontare l’utilizzo improprio dell’etichetta anti-eroe applicata a Black Adam, viene in soccorso lo stesso film, sulla base di un’argomentazione per contrario, che lo identifica come eroe in quanto campione delle forze antagoniste – seppur non scelto inizialmente per esserlo -, a quelle demoniaco-infernali capitanate da Sabbac, la cui uccisione da parte del protagonista, con l’apporto nello scontro della JSA, risulta essere l’unica possibilità per evitare la totale distruzione.
L’attingere in parte a al suo lato oscuro, non basta per fare di Black Adam un anti-eroe, visti anche i risultati ottenuti, a differenza degli “eroi buoni”, che invece di Kahndaq se ne sono sempre fregati.
I membri della JSA, si ammantano di un senso di giustizia fuori dalla realtà, cominciando dall’illegittimità del loro intervento in terra straniera, contro ogni norma di diritto internazionale.
In conclusione se proprio si vogliono dare delle etichette a Black Adam, quella di eroe sarebbe corretta in ogni fase del film, ma volendo essere più precisi, lo si potrebbe definire un “superuomo”, termine che al suo interno, non presenta alcuna implicazione morale o etica.