Cerca
Close this search box.

“Malignant”: una miscela esplosiva ma non troppo

“Malignant” è la nuova pellicola horror di James Wan, famoso per aver dato il via alle saghe di “Saw – L’enigmista”, “The Conjuring – L’evocazione” e “Insidious”, ma si è anche sbizzarrito con sequenze action niente male in “Aquaman” e “Fast & Furious 7”.

Il suo ritorno dietro la macchina da presa non è proprio memorabile. Infatti il suo “Malignant”, uscito al cinema il 2 settembre, ha di base un soggetto molto interessante che vede protagonista Madison (Annabelle Wallis), una ragazza vittima di un marito violento. Il film si apre con un flashback negli anni ’90, dove si parla di un tumore da asportare e di un male violento, per poi legarsi ai giorni nostri mostrandoci proprio Madison alle prese con il marito ed un terzo aborto. Cosa si risveglia da quel momento? Gabriel, il diavolo, come viene definito dalla stessa protagonista e non solo, un’entità malvagia con cui il regista gioca con lo spettatore, riuscendo a creare un villain interessante nella fisionomia e nelle motivazioni per cui agisce.

Attorno al tema dell’abuso sulle donne, James Wan costruisce il suo nuovo horror farcito anche di tematiche al femminile come la maternità e la sorellanza, ma che proprio non riesce a spiccare il volo nei suoi 110 minuti. Il motivo è molto semplice in realtà, il primo atto soffre il secondo, o meglio ha un quarto d’ora di troppo sconclusionato tra inquadrature soggettive e oggettive che ricercano ossessivamente il colpo di scena, “cotto e mangiato” poi nell’atto successivo. Il meccanismo di sorpresa risulta abbondante, straripa da ogni poro e rischia di scaturire nello spettatore un senso di pesantezza\spaesamento inutile. Il gore tanto ricercato, e sicuramente ottenuto in “Saw” ma non qui, scade in una serie di omicidi messi in scena banalmente e di cui francamente non se ne sentiva il bisogno essendo materiale già visto e rivisto in non so quanti altri horror commerciali; al contrario sarebbe stata gradita una continuità con le pellicole precedenti del regista, dove viene ben omaggiato il body-horror alla Cronenberg. Spendiamo un attimo due parole sulla regia di Wan, che ripropone una dinamicità già vista nel suo Aquaman e ci regala scene action spettacolarizzate all’ennesima potenza, sicuramente un pregio dato che alla fin fine il film non si vuole prendere troppo sul serio (peccato!) e quanto meno ci regala attimi divertenti quanto tamarri. Anche nei momenti più calmi però, abbiamo una regia che punta alla spettacolarizzazione. Pensiamo alle inquadrature dall’alto che seguono Madison o agli zoom rapidi sui primi piani dei personaggi. Nel complesso una confezione niente male, nonostante degli effetti speciali basilari che si sposano però con l’estetica abbastanza tamarra del film.

Madison (Annabelle Wallis) in una scena del film

A livello contenutistico come già accennato, c’è una superficialità di fondo dovuta probabilmente all’ingombrante meccanismo di sorpresa in cui tutto quello che si vede non deve mai risultare scontato, scervellandoci a capire quali sono le inquadrature veritiere, quindi oggettive, e quelle soggettive (percezione di Madison), non abbiamo tempo per concentrarci anche su una descrizione della nostra società e sulle conseguenze delle azioni viste durante il film… vero Wan? Si procede per semplificazioni (e a volte non è per forza un male) e non si scava mai realmente sotto la superficie, pur buttando lì dei temi molto importanti come l’abuso e la maternità. Di fatto, il discorso sulla sorellanza è quello che ci rimette di più seguito da un discorso eccessivamente retorico e minimalista, ma grosso modo questo vale anche per gli altri concetti.

Un disegno del villain Gabriel

In conclusione, “Malignant” è un buon film nel complesso che potrà essere ricordato soltanto per il suo villain, accattivante sia come presenza scenica che nella psicologia e su cui James Wan ripiega un non so che di cinecomic, poiché Gabrielha poteri sovrannaturali: il controllo degli apparecchi elettrici, con cui riesce anche a comunicare vocalmente. Per il resto, il regista basa tutto troppo sulla ricerca del colpo di scena e quando arriva non puoi far altro che urlare “MENO MALE!”, dimenticandosi un qualsiasi senso analitico delle tematiche e risultando nella serie di omicidi della prima parte (nemmeno troppi, forse definirla una serie è anche generoso) decisamente banale, probabilmente siamo di fronte il lavoro minore di Wan (gli ho preferito a mani basse anche “Dead Silence”), e quindi dispiace affermare: bene, ma non benissimo…

Voto: 6,5/10

Christian D’Avanzo

Andrea Barone: 8,5
Andrea Boggione:
Carlo Iarossi:
Paolo Innocenti: 7
Giovanni Urgnani:
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO