Articolo pubblicato il 22 Ottobre 2024 da Giovanni Urgnani
Distribuito nelle sale cinematografiche italiane dal 7 aprile 2016, co-scritto e diretto da Matteo Rovere. Ispirato liberamente alla carriera del pilota di rally Carlo Capone mentre il cast è composto da: Stefano Accorsi, Matilda De Angelis, Lorenzo Gioielli, Roberta Mattei, Tatiana Luter e Paolo Graziosi. Candidato a sedici David di Donatello, tra cui miglior film, vincitore nelle categorie: miglior attore protagonista, miglior autore per la fotografia, miglior montatore, miglior sonoro, miglior effetti digitali e miglior truccatore.

La trama di Veloce come il vento, film del 2016
Di seguito la trama ufficiale di Veloce come il vento, diretto da Matteo Rovere:
“Giulia De Martino vive in una cascina nella campagna dell’Emilia Romagna con il fratellino Nico. Sua madre se ne è andata (più volte) di casa, e suo fratello maggiore Loris, una leggenda dell’automobilismo da rally, è diventato tossico dipendente, parcheggiato in una roulotte. Quando anche il padre di Giulia, che aveva scommesso su di lei come futura campionessa di Gran Turismo usando come collaterale la cascina, la lascia sola, Giulia si trova a gestire lo sfratto incipiente, il fratellino spaesato e il fratellone avido dell’eredità paterna. Ma la vera eredità dei De Martino è quella benzina che scorre loro nelle vene insieme al sangue e quel talento di famiglia, ostinato e rabbioso, per le quattro ruote.”

La recensione di Veloce come il vento con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis
La famiglia non si sceglie, quando si nasce prendi quello che il caso ti ha consegnato senza possibilità di replicare, siamo costretti a fare i conti con le cause delle azioni svolte da chi ci ha messo al mondo, l’abbandono spinge ad una crescita repentina e frettolosa raggiungendo una maturazione precoce senza avere il tempo di elaborare il dolore. La (ri)costruzione di un rapporto è un pericoloso e tortuoso percorso, come lo è un campionato. Una lotta continua contro contingenze e situazioni imprevedibili, gareggiando insieme ad altri si è costretti a fronteggiare le loro mosse, subisci in prima persona gli effetti dei loro sbagli. È un percorso ricco di compromessi, discontinuità ma allo stesso tempo di fiducia, perdono e pazienza.Come dimostrerà nel successivo lungometraggio: Il primo re; Rovere rappresenta il rapporto di fratellanza come un lungo cammino pieno di ostacoli, in cui gli incontri e gli scontri fungono da catalizzatori di sentimenti e angosce repressi o malcelati.
Fratelli ritrovatisi ad affrontare la vita da soli, in questo caso uniti senza propria volontà, ma con sudore e fatica dalle macerie si può ripartire, si può cogliere il frutto della seconda possibilità, senza che ciò significhi la mancanza di cadute ed inciampi, sempre pronti a presentarsi da un momento all’altro. Il modo di mettere in scena i fatti realmente accaduti risulta intelligente e funzionale, la storia vera è sì importante ma non ingombrante, lasciando libero spazio alla narrazione e alla caratterizzazione. Troppo spesso però si fa uso della forzatura per portare avanti gli eventi, è sacrosanto non essere schiavi della logica o del realismo ma ciò non significa abbandonarsi alla leggerezza. L’adrenalina e lo spettacolo delle gare sono garantite da una formidabile e inappuntabile tecnica, una dimostrazione di qualità e pulizia non ravvisabili in chiunque. In determinati frangenti però in nome di tale spettacolo si presta il fianco alla forzatura, se non addirittura all’approssimazione.