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Recensione – Piove: precipitazioni acide e purificanti si abbattono sulla capitale

Recensione di Piove nuovo film horror di Paolo Strippoli

Primo vero debutto cinematografico per il regista pugliese Paolo Strippoli, “Piove” è un horror drammatico italiano – con punte splatter e sovrannaturali – che tratta biblicamente la rabbiosa natura insita nell’essere umano fin dalla notte dei tempi, inevitabilmente destinata ad esplodere, ma con la speranza di un mondo migliore.

 

Di fatto vera opera prima nel cinema per due principali motivi, nonostante Strippoli abbia precedentemente diretto anche “A classic horror story” del 2021. Il primo perché, sia la sceneggiatura che la macchina da presa venivano in quel caso condivise con il collega Roberto De Feo (“The Nest”); il secondo perché, fondamentalmente, il film del 2021 ha avuto la sua distribuzione unicamente sulla piattaforma streaming di Netflix, non contando la posizione cinematografica della pellicola.

 

Questa volta infatti, con “Piove” Paolo Strippoli si mette in proprio, coadiuvato in sede di scrittura da Jacopo Del Giudice e Gustavo Hernandez, realizzando un titolo audace e dall’ottimo risultato.
Di seguito la recensione del film con Fabrizio Rongione e Francesco Gheghi.

 

La Trama di Piove, di Paolo Strippoli

Sono 2 prologhi ad accendere la pellicola di Paolo Strippoli, dove il secondo è semplicemente il frutto del primo riportato alla contemporaneità. I primi secondi del film si aprono infatti sotto una pioggia scrosciante ed un susseguirsi di personaggi che si danno il cambio tra loro con il passaggio di anni, di secoli,. Il passaggio avviene sempre con l’omicidio o l’esecuzione del personaggio in scena, dall’antica epoca romana a quella vittoriana. Dopo questa serie caratterizzata dalla morte, si apre il secondo prologo che, tuttavia, rimane connesso allo stesso filone ma rapportato ai giorni nostri: dopo essere entrato in contatto con una strana sostanza nelle fognature, durante un lavoro di manutenzione, un ragazzo oppresso dal padre uccide brutalmente il suo vecchio.

 

L’azione si sposta su di un’umida giornata romana, quando iniziano a verificarsi infatti degli strani episodi dalla macabra conclusione, i quali creano una certa isteria di massa. Tutto sembrerebbe essere causato da una misteriosa fanghiglia verdastra che, dopo la pioggia, inizia ad emanare un particolare gas. Questo inizia a fuoriuscire dai tombini e dalle fognature della città, e la sua inalazione sprigiona nell’essere umano una pericolosa reazione, facendogli fare i conti con i propri sentimenti più profondi e la voglia di sfogare una rabbia fino ad allora rimasta inespressa.

 

La storia di “Piove” poi si concentra sulla famiglia di Thomas – rimasto vedovo a causa di un’incidente stradale in cui ha perso la moglie Cristina – che conduce la sua monotona ed insignificante quotidianità come tuttofare: cuoco, infermiere, autista, qualsiasi cosa per racimolare qualche soldo per i propri figli. La più piccola è Barbara, una graziosa bambina rimasta invalida a causa dello stesso incidente in cui perse la madre. Il più grande è Enrico, che potrebbe aver causato quello stesso incidente – del quale però incolpa il padre, con il quale è in rottura totale – e divenuto a causa del trauma un problematico adolescente dedito a piccoli furti, a marinare la scuola ed altri atti vandalici.

 

Come gli altri abitanti della città, anche a Thomas e ad Enrico toccherà entrare in contatto con la misteriosa sostanza, instaurando una vera e propria resa dei conti.

 

La Recensione di Piove, di Paolo Strippoli: dalla citazione biblica al diluvio universale 

<<Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza.
Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
Allora Dio disse a Noè: “È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra.
[…]
Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà.
Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli.>> (Bibbia, Genesi)

Iniziare la recensione di un film partendo da un passo della Bibbia potrebbe essere un’idea sfrontata ed esagerata ma, a post-visione di “Piove”, effettivamente i 95 min di visione potrebbero benissimo venire riassunti con il passo biblico del “diluvio universale”. Nel film, tuttavia, questo nefasto intervento divino non è direttamente distruttivo, ma molto più strisciante, fumoso ed inodore.

 

Sapore biblico che si può assaporare già dai primi secondi di visione, con quel prologo in cui viene mostrato come la morte, la rabbia, l’omicidio e il bramoso istinto bellico siano insiti nell’essere umano accompagnandolo per tutti i secoli della sua storia. Dall’epoca antica a quella moderna guerre, persecuzioni o “semplici” omicidi a sfondo passionale o economico sono all’ordine del giorno: l’uomo uccide e vuole uccidere, con la società civile che fortunatamente ha represso questo istinto che comunque sembrerebbe rimanere sempre presente, chi più chi meno.

 

“Piove” intende scatenare la natura umana in un periodo storico in cui sembra non ci sia effettivo bisogno: l’essere umano sta diventando sempre più nervoso e stressato anche dai nuovi assetti tecnologici, sta continuando a perdere empatia verso il prossimo, il senso di solidarietà. Basterebbe accendere un qualsiasi servizio telegiornalistico e si assisterebbe alla notizia che un uomo ha appena ucciso un proprio vicino perché teneva il volume dello stereo troppo alto. Il film di Paolo Strippoli non intende far altro che portare all’estremo la nostra attualità quotidiana, per svegliare lo spettatore facendogli realizzare il fatto che dobbiamo riappropriarci di quel senso di solidarietà, di empatia, di perdono ed accoglienza, nonostante fuori continuino a scoppiare le bombe dei conflitti.

 

Un film che, tralasciando generali e bibliche trattazioni, riesce ad insinuarsi anche nell’intimo dell’individuo, il trauma in seguito ad un evento spiacevole e la conseguente elaborazione del lutto che inevitabilmente potrebbe condurre ad un rabbioso circolo vizioso, chiudendosi in sé stessi rifiutando l’altrui aiuto: un processo lento di guarigione che non si risolve a pugni ma con la parola.

La salvezza dell’umanità riposta nelle più giovani generazioni alle quali sembrerebbe si stia tagliando loro le gambe, ma dall’innocente voce persuasiva: in fin dei conti dopo la pioggia c’è sempre il sole.

 

La Recensione di Piove, di Paolo Strippoli: tutti i temi presenti nel film horror

Una sceneggiatura, quella scritta a 6 mani, dunque decisamente audace, che propone di sviscerare il suo tema attraverso una soluzione rara ed in qualche modo sorprendentemente originale, soprattutto per il nostro panorama cinematografico.

 

La stessa scrittura che ovviamente non è esente da alcuni difetti, tanto nell’impostazione di determinati dialoghi (in alcuni punti davvero poco convincente), quanto nella dinamica e caratterizzazione di certe sfaccettature dei personaggi abbastanza frettolose e caricaturali. Sbavature anche per quanto riguarda il ritmo della narrazione nella prima metà di visione, che giustamente si appropria dei suoi tempi per mettere in scena i propri protagonisti, ma che – soprattutto dopo il prologo, che riesce a tenere incollati allo schermo fin da subito per la carica di mistero sulla visione che si andrà ad approcciare nei prossimi minuti – risulta a tratti anche eccessivamente cadenzato, moscio e quasi soporifero.


Dalla seconda metà tuttavia, nel bel mezzo del 2° di 3 atti, inizia tutto un altro film per “Piove” che spinge sul pedale dell’acceleratore, fino allo schianto nel climax finale. Goccia dopo goccia, anche la fotografia di Cristiano Di Nicola inizia ad inumidirsi sempre di più, tanto della pioggia incessante quanto del sangue che continua a scorrere anche in sequenze dalla violenza quasi inaspettata. Eccezion fatta per la difettosa resa del gas verdastro (era inevitabile cercare di ricrearlo in CGI ma, come per “Dampyr” di Riccardo Chemello, determinati effetti non ci riescono ancora bene), gli effetti speciali di “Piove” sono d’alta fattura artigianale, con un make-up incisivo e dalla grande realizzazione tecnica che contribuiscono alla visione orrorifica soprattutto per le sequenze più gore. Anche un mostro è presente in “Piove”, che poteva essere anch’esso disastroso come per l’effetto del gas, ma furbamente addomesticato dalla regia di Strippoli per darne in pasto alla visione a piccoli offuscati bocconi. Un’ottima realizzazione tecnica e contenutistica che si riflette anche sulla funzionale colonna sonora di Raf Keunen, al servizio della visione e capace di mantenere un certo livello di tensione.


Un ulteriore plauso andrebbe fatto anche ai membri del cast. Come lo stesso “Piove”, anche i protagonisti iniziano in sordina – strisciando nei loro personaggi – per poi evolversi e crescere in emotività ed interpretazione. Convincente il rapporto elettrico tra il padre famiglia Fabrizio Rongione (“Il primo re“, “La scelta di Anne – L’èvènement“) e il figlio ribelle Francesco Gheghi (“Il filo invisibile“), così come è convincente anche la madre Cristiana Dell’Anna (“Un posto al sole”, “Gomora”) in un’insolita e terrificante veste. Poco spazio, ma comunque di abbellimento alla visione, per le prove di Leon de la Vallée (protagonista del recente “La terra dei figli” del 2021 diretto da Claudio Cupellini), del cameo di Fabrizio Russo (già apparso proprio in “A Classic horror story“) e soprattutto per la piccola “Barby” Aurora Mementi.

Senza scomodare i grandi del cinema in un paragone indegno ed insensato, il regista pugliese attinge dalla scuola dei maestri – un omaggio diretto più o meno volontario di “Shining” di Stanley Kubrick, ma non solo – per raccontare una drammatica storia dell’orrore che sa spaventare, sa fa riflettere, ma che non tradisce anche il peso di un certo cuore che deve continuare a battere: il cinema italiano di genere vive.

 

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