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Venom – La Furia Di Carnage: un romanticismo fumettoso e distruttivo

Pur essendo stato massacrato in larga parte dalla critica, il primo “Venom” diretto da Ruben Fleischer è stato un successo al botteghino, cosa che ha portato la Sony a spingere per un seguito mandando avanti le avventure del celebre anti-eroe nato dai fumetti di Spider-Man interpretato in questo caso da Tom Hardy. Ecco così che è uscito nelle sale “Venom: La Furia di Carnage”, stavolta diretto da Andy Serkis e che vede Eddie Brock ormai incapace di gestire il suo rapporto con il simbionte che si sente sempre più represso, mentre nel frattempo un pericoloso assassino chiamato Cletus Kasady evaderà di prigione dopo aver ottenuto gli stessi poteri del protagonista entrando in contatto con il suo sangue e dando vita al villain Carnage.

Dal punto di vista visivo, il timone passato a Andy Serkis punta su una direzione decisamente migliore nell’impostazione registica, attraverso delle angolazioni che riprendono i personaggi in modo stretto, come si ricalcasse la sensazione oppressiva di Eddie Brock avendo in testa Venom. Questo gioco della compressione viene però sfruttato solo a metà, poiché Serkis, nonostante l’idea visiva di base interessante, spesso appare contenuto nella scelta delle inquadrature in cui ci sono i dialoghi, puntando su qualcosa di più calmo e standard. La cosa è diversa invece quando arrivano le scene d’azione, poiché il regista si imposta su movimenti di macchina che seguono i personaggi con una velocità dosata nei punti giusti, sfruttando anche campi medi che evidenziano l’imponenza dei simbionti e che vengono uniti con un montaggio molto frenetico mantenendo sempre quella velocità forte ma chiara, a differenza del primo capitolo in cui era davvero difficile capire cosa stava succedendo in molti punti (in particolare lo scontro finale, spesso incomprensibile a differenza di questo nuovo film che recupera parecchio su questo lato). Molto bello inoltre un inaspettato uso dell’animazione per raccontare la storia dell’antagonista.

Ci si aspettava invece meglio dalla fotografia di Robert Richardson (collaboratore di Scorsese e Tarantino e qui al suo primo blockbuster supereroistico), la quale nelle scene di giorno appare standard, mentre nelle scene di notte si mantiene su normali toni scuri, sbizzarrendosi di più nelle scene con Carnage in cui c’è un tono rosso sangue piacevole da vedere ed un uso della luce notevole nel combattimento finale. Non si tratta in generale di una fotografia piatta, ma di certo non uno dei lavori migliori di Richardson. Gli effetti visivi invece sono altalenanti: Venom è davvero convincente, con un’estetica che dà sempre quella sensazione di melma lucida, mentre invece Carnage, pur essendo fuso bene con l’ambiente e reso imponente dalla regia ben costruita di Serkis, dà sempre la sensazione di essere animato a causa di una resa poco elaborata della sua pelle simbiotica (e le rare volte in cui entra in contatto con il fuoco è davvero inguardabile). Niente male invece le musiche di Marco Beltrami.

Dopo il successo al botteghino del primo film, si è deciso di lasciare l’atmosfera ridente e comica che ricalca una parte del Venom dei fumetti moltiplicandola ad una dose di camp umoristico molto forte. Tuttavia, dato che stavolta si è consci fin dall’inizio di quello che si vuole raccontare (ricordiamo che il capitolo precedente è stato cambiato in corsa), Andy Serkis ne approfitta della sua forte esperienza nel personaggio di Gollum per creare un conflitto di personalità interiore tra i due alter ego del protagonista, giocando sul fatto che Eddie ha sempre più difficoltà a tenere a bada Venom perché non vuole che quest’ultimo vada a mangiare criminali per non scatenare una scia di morte che riveli al mondo la loro identità segreta.

Un’espediente del genere può far immaginare un racconto che richiama ai vampiri per esempio, ma in realtà si sceglie di utilizzare una struttura inaspettata, ovvero quello della commedia romantica. Eddie Brock e Venom infatti spesso litigano e si azzuffano proprio come fidanzati, poiché nell’opera spesso è forte il fatto che Eddie non riesca a soddisfare le richieste di Venom, rifiutando anche di ascoltarlo perché vuole godersi un po’ di tranquillità. L’aver scelto un genere così acceso e ironico (ed anche inusuale per un cinecomic) permette all’opera di non creare disfunzioni illogiche tra serietà e momenti comici di cui il primo film era pieno, rendendo le parti demenziali più accettabili e meglio equilibrate con tutto ciò che accade, anche se a volte i momenti eccessivi che danno problemi non mancano (la scena della discoteca è inaccettabile non solo per l’eccesso, ma anche per l’incoerenza narrativa con il simbionte).

Ma tornando al rapporto con Eddie e Venom, il film punta molto sulla comprensione verso il proprio partner, lasciando una cosa che inverte i presupposti del primo film: più volte infatti è Eddie Brock a commettere errori, come se volesse fare un passo indietro rispetto all’obiettivo che aveva raggiunto perché si rifiuta di accettare la nuova unione che ha creato con l’alieno, negando tutto ciò che è nuovo e mostruoso per essere ancora la persona di prima, dando per scontato che ciò che ha è ingombrante e dando fastidio appunto allo stesso Venom che, ironicamente, all’inizio del film definisce Eddie un parassita (insulto che lui detestava nel capitolo precedente). Questo porta Eddie a fare delle azioni impulsive e repressive a prescindere, non facendolo riflettere e richiamando a qualcosa che è proprio spesso di molte coppie formate da persone che ad un certo punto si bloccano perché non hanno idea di dove vogliano andare a parare mentre invece uno di loro ha le idee più chiare e vorrebbe che l’altro aprisse gli occhi (più volte Venom esorta Eddie ad agire come giustiziere).

Inoltre è affascinante come questo rapporto tra i due non sia solo una metafora di una coppia che ha bisogno di comprendersi, ma, essendo Venom un personaggio simbiotico che unisce due corpi in uno, è anche un simbolo dell’accettazione verso sé stesso, utilizzando appunto un discorso visivo del dualismo interessante e proprio in questi momenti si capisce che proprio un uomo che ha interpretato Gollum era la persona giusta per fare un film del genere. A questa unione tra Eddie e Venom si contrappone infatti quella del simbionte Carnage che invece ha difficoltà a trovare un connubio con il criminale Kletus Casady, creando appunto il contrasto negativo con il protagonista.

In tutto ciò Kletus Casady è un villian stereotipato, ma carismatico sia per l’ottima interpretazione sopra le righe di Woody Harrelson (si vede che si è divertito parecchio) sia per le scene temibili e spettacolari con cui distrugge le sue vittime con, appunto, una fuga distruttiva. Inoltre l’alchimia con una bravissima Naomie Harris nel ruolo della mutante Shriek crea una coppia alla Bonnie e Clyde davvero divertente. L’unico grosso problema del personaggio è la rivelazione improvvisa di un lato fondamentale del suo passato, messo in scena in un modo talmente raffazzonato e mal costruito che sembra che sia stato aggiunto all’ultimo secondo, togliendo parte del fascino camp e schizzato del personaggio (inoltre l’ultimo dialogo tra Eddie e Kletus inaspettatamente atroce non aiuta). Il personaggio non risente troppo di questo difetto, ma comunque ciò fa notare allo spettatore un problema di pigrizia nella scrittura su questo lato, unito ad una gestione superficiale del personaggio di Michelle Williams che ha troppo poco spazio, ad una risoluzione poco chiara del destino del detective Mulligan ed ad alcuni eventi, che, a livello narrativo, sono una ripetizione del primo film.

Inoltre per quanto le scene con Eddie e Venom siano il cuore del film che riesce a reggere in piedi tutta la baracca (inoltre si nota che Tom Hardy stavolta è entrato a pieno nel personaggio) ed il film riesce a trovare un equilibrio di fondo accompagnato anche da dei difetti narrativi che potevano essere evitati, il lato più interessante viene comunque compresso dall’azione degli eventi che accadono in maniera molto veloce dovuti alla breve durata della pellicola, senza però creare varie disfunzioni temporali e creando una commedia fumettosa divertente (sempre se apprezzate il tipo di comicità) anche se qualche scena e qualche dialogo in più avrebbe reso decisamente più profondo il soggetto dualistico e sentimentale che Andy Serkis voleva raccontare. Ma nonostante tutti i i difetti, “Venom: La Furia di Carnage” è un buon film d’intrattenimento e sicuramente un grosso passo in avanti rispetto al pessimo primo film, grazie ad una coesione più onesta e divertente del personaggio di cui siamo curiosi del modo con cui prima o poi verrà fatto incontrare con Spider-Man.

Andrea Barone

Voto: 6,5

Andrea Boggione: 2
Christian D’Avanzo: 2
Carlo Iarossi: 2
Paolo Innocenti: 2
Giovanni Urgnani:
0,0
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