#40TFF Recensione – Anch’io: il film d’inchiesta sul caso Weinstein

Articolo pubblicato il 23 Gennaio 2023 da Bruno Santini

Dopo il successo ottenuto con la serie tv NetflixUnorthodox” e il film “I’m Your Man”, l’attrice e regista tedesca Maria Schrader viene incaricata della regia di un biopic intitolato “Anch’io” (“She Said”). Basato su fatti realmente accaduti, si tratta della storia delle prime accuse di molestie sessuali, le quali causarono un vero e proprio terremoto tra le fila dell’industria cinematografica statunitense. Un progetto nato nel 2018 in seguito all’acquisto dei diritti del best-seller di Jodi Kantor e Megan Twohey, pubblicato poi l’anno successivo, da parte delle due case di produzione Annapurna Pictures e Plan B Entertainment. Di seguito la recensione in anteprima di “Anch’io”. 

La sinossi del film d’inchiesta di M. Schrader 

Il racconto delle due reporter investigative Kantor e Twohey, interpretate rispettivamente da Zoe Kazan e Carey Mulligan, alle quali il New York Times ha assegnato le indagini con l’obiettivo di portare alla luce la moltitudine di accuse di molestie e abusi sessuali commesse dal produttore cinematografico Harvey Weinstein. Il co-fondatore della Miramax, una delle grandi major del mondo del cinema, accusato da un gran numero di attrici, modelle, assistenti e tante altre giovani donne, rappresenta la punta dell’iceberg di un sistema corrotto che tenta di nascondere abusi da parte di uomini potenti proprio come l’ex produttore. 

“Nelle tue inchieste passate come hai convinto le donne a raccontarti quello che avevano subito?” - “C’era una cosa che dicevo: non posso cambiare quello che ti è capitato in passato, ma insieme potremmo dare una mano a proteggere altre persone.”

La recensione di Anch’io (She Said) 

Anch’io” è un altro titolo facente parte della selezione ufficiale della 40° edizione del Torino Film Festival, nella sezione dei Fuori Concorso, presentato dalla stessa regista Maria Schrader alla prima proiezione aperta al pubblico della manifestazione. Sicuramente uno dei titoli di punta della competizione piemontese, un film che porta sul grande schermo le prime accuse pubbliche contro Harvey Weinstein, a partire dei casi relativi ad Ashley Judd e Rose McGowan. Tutto inizia con una soffiata che riceve la reporter Jodi Kantor, da qui parte un film d’inchiesta che si muove tra le meccaniche del giornalismo investigativo che divide il film in due macro parti: la prima si concentra sulle accuse, i primi dati raccolti, con la costruzione di un report ricco d’insidie, stravolgimenti e soffiate, mentre la seconda tenta di raccogliere quanto seminato in precedenza per dare una quadra a quanto raccontato fino a quel momento. Il più grande difetto che si viene a creare da questo tipo di struttura è la grande divisione che spezza il ritmo. Inizialmente si concentra sul creare empatia verso le protagoniste, perdendo spesso il senso più profondo del film.


Quello che “Anch’io” cerca, invece, di trasmettere nella seconda parte è mostrare il lato più oscuro dell’industria hollywoodiana, alimentando accuse nel tentativo di dare voce a tutte quelle persone vittime di abusi. Molte di quest’ultime, come mostra la pellicola ispirata a fatti realmente accaduti, hanno subito diverse pressioni, sono state costrette a firmare accordi di riservatezza oppure accontentarsi di un semplice risarcimento. Quello che non viene calcolato è sempre il danno psicologico che si scatena nelle persone vittime di queste violenze. Insabbiamenti, smentite, persone che al solo udire il nome di Weinstein decidono di non parlare o divulgare gli abusi subiti. Su questo si focalizzano le due investigatrici, dando vita ad un’assidua ricerca della verità nel tentativo di non mettere a tacere le voci che reclamano giustizia. Ottime le performance delle due protagoniste, candidate dal resto di un cast d’eccezione: Patricia Clarkson interpreta Rebecca Corbett, Andre Braugher è Dean Baquet, direttore esecutivo del Times, Samantha Morton è Zelda Perkins ed, infine, Mike Houston riverte i panni di Harvey Weinstein, mostrato sempre di spalle, una presa di posizione per lasciare l’attenzione sulle vittime e le reporter. 

“Ti sei pentita di aver accettato questa storia?” - “E tu?” - “No.”

La nascita del movimento Me Too 

Insomma “Anch’io” è un buon film d’inchiesta giornalistico/investigativo che racconta una storia che probabilmente e superficialmente risulta realizzata fuori tempo massimo, visto quanto la società odierna si evolve velocemente, ma porta nuovamente il focus su fatti di un’importanza tale che devono essere raccontati ancora e ancora con l’unico obiettivo di porre fine ad ogni tipologia di abuso e violenza. Un progetto cinematografico basato sulla vera inchiesta attuata dal New York Times, vincitrice del Premio Pulitzer, che ha posto le basi della nascita di un movimento, il #MeToo, che nel bene e nel male ha portato alla luce tantissimi casi riuscendo a dare una voce anche a tutte quelle vittime di soprusi che vivono al di fuori dell’industria e dal glamour di Hollywood. Il film, seguendo le parole di una delle due protagoniste, non può cambiare il tragico passato, ma può attraverso la divulgazione di queste storie tentare di salvare, tutelare e proteggere tante altre persone. La pellicola presentata lo scorso ottobre al New York Film Festival e al BFI London Film Festival è già uscite oltreoceano, mentre in Italia, dopo il passaggio al TFF, arriverà il prossimo anno: più precisamente il 4 Gennaio 2023, ovviamente un periodo in cui escono sul grande schermo i titoli che punteranno a partecipare alla corsa agli Oscar. 

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Alessio Minorenti
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