Articolo pubblicato il 13 Aprile 2022 da wp_13928789
Simone Godano, dopo “Moglie e Marito”, e “Croce e Delizia”, torna dietro la macchina da presa per “Marilyn ha gli occhi neri”, scrivendone anche la sceneggiatura assieme a Giulia Steigerwalt. Se nel suo primo film ci raccontava di moglie e marito che si ritrovavano nel corpo altrui da un giorno ad un altro, e nel secondo di una coppia omosessuale che dovesse trovare il coraggio di rivelarlo alla famiglia dopo anni e anni, ecco che in questa sua ultima fatica, per me fino ad ora la migliore, ci narra la storia di Diego (Stefano Accorsi) e Clara (Miriam Leone), due persone mentalmente disturbate, che si ritroveranno in un centro di riabilitazione, e che si legheranno sempre più, fino ad aprire un ristorante, dal celebre nome “Monroe”. I pazienti uniti in gruppo, riusciranno a far diventare il locale il più gettonato della zona, e ad affrontare i loro disagi, relazionandosi con i clienti.

Parlare di certi temi non risulta mai facile, specialmente senza cadere nella retorica spicciola, o nei continui didascalismi. Il gran pregio di questo film è la sua capacità di non prendere mai in giro le varie patologie, né tantomeno di ricattare lo spettatore costringendolo a commuoversi. Il sorriso scaturisce dalla tenerezza che si prova verso i protagonisti, e l’emozione nel vedere come cerchino di risollevarsi da una vita ricolma di problemi, ansie, e angosce. Non possiamo che applaudire per le interpretazioni straordinarie di Stefano Accorsi e Miriam Leone, che formano sul grande schermo una coppia scoppiettante e perfetta. Lui è Diego, uno chef che soffre di tic nervosi, e con disturbi ossessivi compulsivi che lo portano ad avere brutti attacchi d’ira, mentre lei è Clara, una bugiarda patologica mitomane, che finisce per credere alle proprie menzogne. Il lavoro che gli attori fanno sui personaggi è eccellente, e mai si va incontro alla macchietta. Tutto il cast di contorno, dal paziente che pensa di essere spiato costantemente, quello che si convince che tutti siano dei sosia e che il loro vero “io” sia fuori ad aspettarli, fino alla donna che non vede più sua nipote da anni, in quanto non riesce a non inserire parolacce d’istinto in ogni discorso, a causa della “sindrome di Tourette”, è realmente ben scelto e affiatato. L’aprire un ristorante può essere per tutti una via di fuga da una vita che è sempre stata in salita per ognuno di loro.

La pellicola sa abbracciare umorismo ed emotività, risate e commozione, e lo fa senza costringere o forzare niente, rifacendosi in parte alle regole della “Commedia all’Italiana” di trattare in termini ironici vicende drammatiche, con un finale che non voglia essere tragico (come spesso accade in tal contesto), ma comunque agrodolce, per certi versi amaro, ma con gran cuore. Non dimentichiamoci la partecipazione nel cast del grande Marco Messeri, nei panni del padre di Diego, nonché guida per lui verso un futuro dove prendere in mano la vita con coraggio e senza titubanze.
Matteo Rovere, con la sua “Groenlandia”, si fida del progetto, e lo produce, dimostrando di variare nei generi e dare ampie possibilità ad un cinema italiano che dovrebbe essere sostenuto molto di più.
Un bel film che merita di essere visto!
P.S. Accorsi e Leone gli italiani “Joker” e “Harley”. A quando un film folle e supereroistico con loro? Servirebbe un Mainetti…
Paolo Innocenti
7.5/10
Andrea Boggione: |
Christian D’Avanzo: |
Carlo Iarossi: |
Andrea Barone : |
Giovanni Urgnani: |