Articolo pubblicato il 24 Dicembre 2024 da Christian D'Avanzo
“Natale A Tutti I Costi” è il remake francese della commedia “Mes très chers enfants” ed il terzo rifacimento consecutivo del regista Giovanni Bognetti. Si tratta inoltre del primo film italiano direttamente prodotto dalla Sony Pictures International, la quale però ha preferito lasciare la distribuzione direttamente a Netflix, presumibilmente per non scontrarsi con il probabile colosso del box office “Il Grande Giorno” in un panorama affollato durante le feste che prevede anche “Avatar: La Via Dell’Acqua” e “Il Gatto Con Gli Stivali 2“. Tale scelta sarà stata presa anche per la qualità del film? Con questa recensione si cercherà di capirlo.
La commedia vede come protagonisti Carlo ed Anna, i quali vedono i loro figli Emilio ed Alessandra che vanno a vivere da soli dopo tanti anni passati insieme. Tuttavia, una volta andati, i figli si fanno sentire sempre di meno e solo nelle occasioni in cui chiedono sostegno economico ai genitori, comunicando addirittura di non passare il Natale insieme a loro… ma Carlo e Anna non ci stanno. Questi ultimi diranno infatti la bugia di aver ereditato da una zia un patrimonio di 6 milioni di euro, attirando immediatamente i figli tra le loro braccia, ma sarà difficile continuare a mentire almeno fino a Natale.
La recensione di Natale A Tutti I Costi con Christian De Sica e Angela Finocchiaro
Dal punto di vista registico, l’opera utilizza delle impostazioni abbastanza standard, con alcuni guizzi carini, come l’inquadratura di Carlo intento a dormire mentre lentamente la telecamera si sposta sullo sguardo deluso di Anna. La fotografia anche è standard e sarebbe stata meglio una cura dei dettagli maggiori nell’intensità delle luci, data l’atmosfera mista tra il Natale e la continua rassegnazione dei personaggi, mentre sorprende in negativo un effetto green screen che si nota enormemente quando Carlo ed Emilio stanno in macchina ad un certo punto, cosa strana per una produzione di questo tipo che di certo non è indipendente.
Christian De Sica, nel ruolo di Carlo, dimostra ancora una volta di essere un attore cinematografico con grande dignità, recitando in questo caso in maniera molto contenuta, dando il volto ad un padre disilluso e tranquillo, che percepisce le cose con rassegnazione, ma a cui l’attore sa perfettamente quando utilizzare dei piccoli dettagli, anche solo attraverso una leggera alterazione della voce, che facciano notare il suo fastidio. Tuttavia, Angela Finocchiaro, nel ruolo della moglie Anna, è capace di rubare la scena, dal momento che i suoi sguardi intensi carichi di risentimento, il quale spesso si evolve in un sarcasmo sadico o in una dolcezza continuamente ricercata perché mancante da parti di altri, forniscono al personaggio una fragilità che fa tenerezza. Unendo questi ingredienti, i due ottengono un’alchimia molto forte che viene comunque ben retta anche da Dharma Mangia Woods e da Claudio Collica nel ruolo dei figli, i quali esordiscono in ruoli molto importanti con dignità, dimostrando che possono essere attori sui quali si può scommettere in futuro.

L’ingratitudine in Natale A Tutti I Costi
Il film si concentra nel dimostrare un forte cinismo da parte di una generazione che si dimentica facilmente di ciò che è venuto prima, rappresentando la voglia di andare avanti da parte dei figli come un tentativo disperato di ignorare le loro origini quotidiane, mostrando tali giovani come degli esseri completamente indifferenti al dolore altrui e soprattutto a quello dei genitori. La cosa è accentuata soprattutto nel personaggio di Alessandra, la quale voglia di riscatto per una vita migliore diventa talmente un’ossessione che persino il suo fidanzato nota questo continuo attaccamento come un’evidenza gigantesca del suo egoismo ingrato. Emilio ne esce di più con le ossa rotte a livello di caratterizzazione, poiché viene spesso dipinto come un fallito continuamente tormentato dal suo capo, ma non ci si spinge mai oltre per quanto riguarda un approfondimento.
La disperazione di Carlo e Anna è molto accentuata, soprattutto nel contrasto molto forte tra i due: Anna la vive male, sentendo il dolore dell’abbandono ed aggrappandosi disperatamente a quel continuo tentativo di ricerca di affetto, mentre Carlo reagisce a tutto con passività, ma non perché la situazione gli piaccia, bensì perché è ormai stanco e disilluso ed anzi, cerca di vivere questa condizione di solitudine come un’abitudine da accompagnarsi per tutta la vita. Questo pessimismo funziona nel far sentire allo spettatore il distacco tra genitori e figli che rappresenta sempre di più l’allontanamento di comunicazione tra due generazioni (nonostante la colpa sia principalmente dei figli) ed evidenzia come le menzogne non facciano altro che peggiorare le cose, concentrandosi in diverse gag divertenti e riuscite, causate dal tentativo disperato dei genitori di inventarsi qualsiasi espediente che li faccia sembrare ricchi agli occhi dei figli, senza evitare di divertirsi prendendosi una piccola rivincita.

La ripetitività in Natale A Tutti I Costi
Per quanto sia riuscita anche la rappresentazione dell’attaccamento al materialismo, il problema principale del film è che lo schema principale è parecchio ripetitivo, mostrando i genitori che fanno uno scherzo, i figli che ci cascano e ci rimangono male, poi i genitori che fanno uno scherzo peggiore per non rinunciare all’attenzione dei figli… e questo continuo schema va sempre avanti fino alla conseguente bugia rivelata. Sarebbe stato meglio anche evitare un piccolo espediente ambiguo da parte della nonna (interpretata da una divertentissima Fioretta Mari), che sembra essere inserito in modo forzato giusto per non lasciare scontento lo spettatore e che potrebbe rovinare un po’ la morale di fondo, salvata in calcio d’angolo proprio dall’ambiguità che evita chiarezza su tale espediente.
Nonostante i difetti, “Natale A Tutti I Costi” si rivela comunque una commedia gradevole, sorretta principalmente dall’ottima interpretazione degli attori che si pongono su una base che avrebbe dovuto avere un approfondimento, ma che comunque si dimostra essere interessante nel suo cinismo e divertente nel modo in cui viene affrontata, ottenendo un’opera che può fare passare un’ora e mezza di divertimento che non fa di certo male durante le feste natalizie.