Articolo pubblicato il 29 Dicembre 2022 da Christian D'Avanzo
Con il 2022 in chiusura è arrivato il momento dei bilanci per quanto riguarda i titoli rilasciati durante quest’annata cinematografica. Nel 2022 sono vari i cinecomics distribuiti in tutto il globo, tra Marvel e DC, ma quest’anno ai film si addizionano i mediometraggi distribuiti direttamente su Disney+ come speciali. A questi, vanno ad aggiungersi i titoli Sony dello Spiderverse, collegati (o no?) al MCU.
Di seguito, ecco la classifica dei cinecomics rilasciati nel 2022, ordinati dal peggiore al migliore:
8) Morbius, di Daniel Espinosa
Imbarazzante lungometraggio della Sony; uno dei primi insieme a Venom per il filone dei film dedicati ai villain di Spiderman. Morbius è un origin story la cui narrazione alterna momenti presenti ad altri passati tramite flashback per esplorare la difficile adolescenza dello scienziato protagonista. Milo è il cattivo della pellicola, interpretato da un Matt Smith costantemente sopra le righe, in maniera irritante. Non c’è sostanza, dopo pochi minuti si può intuire la destinazione: un film mal pensato, con tanto di regole contraddittorie che non aiutano nella sospensione dell’incredulità. I problemi non terminano qui, perché la CGI è impresentabile e la sequenza di combattimento finale è oscurata da uno stormo di pipistrelli con l’intento di “coprire” il fin troppo scarso livello degli effetti visivi. Non c’è racconto, non c’è cura fotografica tanto meno un’idea di regia: è totalmente brutto, su tutta la linea.
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7) Thor: Love and Thunder, di Taika Waititi
Quarto film su Thor, secondo diretto da Taika Waititi. Nonostante un incipit serioso nel quale viene introdotto Gorr (Christian Bale), il villain del film, è dalla prima sequenza dove Thor appare goffo e sconsiderato anche agli occhi dei Guardiani della Galassia, che prontamente escono fuori dal film preoccupati per un tono eccessivamente leggero persino per loro. Ma qui si va ben oltre l’essere soltanto leggeri nell’affrontare le situazioni, con quella chiave da commedia di gran qualità appartenente ai Guardiani. Infatti, Thor: Love and Thunder è per quasi tutto il film una parodia, e soltanto verso la fine si ricorda di offrire qualche scena action per intrattenere. La prima parte deride sé stessa, lasciando intendere che la volontà del regista fosse quella di schernire il genere d’appartenenza del film. Waititi firma il suo pensiero sui cinecomics, che evidentemente per lui non possono fare più di così. Il suo Thor è stanco, demotivato, sbadato e nell’ultima pellicola viene anche accentuata ancora di più la comicità demenziale; dopo 4 film in solitaria e vari crossover, è abbastanza impensabile tenere una linea narrativa su un personaggio in crisi d’identità a distanza di così tanti anni. Assolutamente fuori fase, ed anche messo in scena con una certa svogliatezza e battute di cattivo gusto.
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6) Black Adam, di Jaume Collet-Serra
Qual è il senso? Si potrebbe ridurre tutto qui l’ultimo film della Warner Bros., lato DC. L’antieroe interpretato da Dwayne Johnson non è poi così un antieroe: si comporta da buono e l’unico dubbio che si ha è sollevato sull’etica di uccidere o meno. Quest’ultimo aspetto potrebbe anche essere interessante ma non è il fulcro della pellicola e resta in superficie, mentre a trovar spazio sono dei personaggi per lo più poco interessanti ed una narrazione molto classica nel genere, anche abbastanza banale. Anche in questo caso si tratta di un origin story, ma manca di mordente e di una giusta quadra visiva che possa intrattenere lo spettatore. In casa DC si è fatto tanto per prendere le distanze dall’operato di Snyder, eppure Black Adam è un film che fa il verso a quello stile dark. Il risultato è una mera imitazione senza neppure esserne troppo convinta.
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5) Licantropus, di Michael Giacchino
Un attore del calibro di Gael García Bernal è il segno delle intenzioni di Kevin Feige nel portare in casa Marvel più volti noti sia per la recitazione che per la regia. Infatti, l’esordio dietro la macchina da presa è di Michael Giacchino, noto compositore. Licantropus è uno speciale Halloween, che tra personaggi mostruosi, effetti visivi artigianali e digitalizzati, riesce a far respirare atmosfere genuinamente legate alla Notte delle Streghe. La narrazione va a avanti facilmente anche se leggermente a rilento, ma le interazioni orientano didascalicamente lo spettatore a muoversi tra le vicende catturate in un bianco e nero suggestivo, dal forte richiamo del cinema horror classico targato Universal. Il finale è uno specchio per le allodole, anche se intensifica l’aspetto gore timidamente presentato nei minuti precedenti.
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4) Guardiani della Galassia: Holiday Special, di James Gunn
Subito dopo lo speciale di Halloween, non poteva che esserci quello natalizio in compagnia dei personaggi tra i più amati di tutto l’MCU. Guardiani della Galassia: Holiday Special è brillantemente in continuità con il disegno più grande sul quale si struttura tutta la saga, e con la linea editoriale di James Gunn, qui anche più vicino al tono della vecchia Troma. Il pretesto per cui tutto inizia è una discussione sul festeggiare il Natale, avuta tra Peter e Yondu quando Star Lord era ancora un ragazzino. Lo spirito natalizio, tipicamente terrestre, viene declinato in chiave sci-fi per rendere maggiormente umani i personaggi, alle prese con i propri limiti e segreti. Kevin Bacon è l’elemento extra diegetico, ma non è l’unico: i Guardiani girano per le strade hollywoodiane come se fossero realmente della star, cosa che in effetti sono diventati dal momento in cui la Marvel è assolutamente pop. Spazio ai buoni sentimenti e al dialogo, dopo le peripezie folli avute sul pianeta Terra.
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3) Doctor Strange nel Multiverso della Follia
Sam Raimi è uno dei volti noti che in questi tempi ha collaborato con i Marvel Studios, attualmente in fase di sperimentazione. L’autorialità del regista è presente nell’estetica e nell’autoreferenzialità, anche se il pubblico generalista difficilmente ha la possibilità di cogliere questi aspetti. Ciò che importa è che questi elementi siano funzionali alla narrazione, dinamica e intensa. Il velo horror e le componenti gore rappresentano una boccata d’aria fresca pur essendo un film standardizzato Marvel; America Chavez ha una storia da vera e propria dannata, malinconica al punto giusto. Non manca occasione per far sì che la ragazza assuma consapevolezza, mentre Wanda le da spietatamente la caccia. A tal proposito, l’oramai Strega è tra i migliori villain presentati sin qui nel MCU, per approfondimento e funzioni. Doctor Strange nel Multiverso della Follia è un sincero luna park, senza imbarazzarsi nell’esserlo e spontaneamente divertente: l’intrattenimento al quale tante altre opere Marvel potrebbero ambire, tra tensione e crescita dei personaggi. Anche la scelta delle inquadrature e la cura fotografica dimostrano la voglia di Raimi e del suo team nel generare un intrattenimento di qualità, spiegando anche il concetto del Multiverso e introducendolo ufficialmente nel MCU.
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2) Black Panther: Wakanda Forever
Black Panther: Wakanda Forever è stato uno dei seguiti più attesi dei Marvel Studios; questo perché il capitolo introduttivo ha folgorato gli americani ed è rappresentativo per la comunità afroamericana. Re T’Challa è diventato uno dei personaggi più amati dai fan, specchio di una fetta di società statunitense. La perdita dell’attore che gli ha prestato il volto è un lutto pesante, tanto che non si è voluto “recastare” il personaggio. Il rischio che questo sequel fosse un omaggio a Chadwick Boseman, poco riuscito tra l’altro, era dietro l’angolo. Invece, a sorpresa, il film riesce a far meglio del primo sia esteticamente che in termini contenutistici, portando avanti un discorso geopolitico sul rapporto tra nazioni con la presenza di una fonte energetica potentissima quale è il vibranio; non manca anche l’influenza colonialista ad aver mosso Talocan e Namor, oltre che il Wakanda stesso. Il percorso al femminile in più declinazioni tra scienziate, guerriere e leader, è il nucleo fondante della pellicola, che riesce nell’intenzione di sopperire alla perdita del suo protagonista, offrendo anche qualche bella sequenza action. I punti forti sono la colonna sonora, i suoni che da extra diegetici sembrano quasi diventare diegetici per quanto sono importanti, e le interpretazioni di Angela Bassett e Letitia Wright. L’omaggio a Boseman, tra silenzi e idealismo ripercorso tramite la sorella, è sapientemente inserito.
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1) The Batman, di Matt Reeves
Al primo posto c’è un film targato Warner Bros., ma momentaneamente scollegato dal DCEU. The Batman con Robert Pattinson è un film a sé stante, una storia di origini su di un Cavaliere Oscuro ancora alle prime armi. L’introspezione del personaggio è data dalla dualità, campo semantico preponderante di tutta la pellicola; fa fatica ad essere Bruce Wayne e si trova più a suo agio nei panni del pipistrello mascherato. Bene e male, l’eterna lotta che il cinema racconta sin dagli albori con i generi classici quali il noir e il western. Il film di Reeves ha come leitmotiv la detective story, cucendo addosso al cinecomic anche le peculiarità tipiche da noir: la grande metropoli, scenografia attiva che diventa personaggio; la pioggia; il voice-over; il tormento del detective. L’uso delle inquadrature è studiato per offrire la duplicità dei punti di vista dei personaggi: alto, basso e soggettive deformate dai gadget. La lunga durata è accompagnata dalla magniloquente colonna sonora composta da Michael Giacchino, anch’essa narrativo ed espositrice di sentimenti quali malinconia, vendetta, rabbia. Lo sviluppo del personaggio è lento e solenne, con sprazzi di sentimentalismo trattenuto e condiviso con Selina Kyle. L’Enigmista è un villain che dà l’impressione di non aver ancora dato tutto, ma d’altronde, fa quello che deve in questo capitolo introduttivo, costruendo trappole macabre e diffondendo una malsana ideologia nei cittadini nei confronti delle istituzioni di Gotham. Ma alla fine, ciò che conta è che il bene ha prevalso sul male, pur avendo ancora degli scheletri nell’armadio da affrontare.
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