Articolo pubblicato il 14 Gennaio 2023 da Bruno Santini
Tra gli ultimi prodotti di casa Apple TV+ usciti sulla piattaforma nel mese di Dicembre c’è un titolo che ha fatto parlare molto di sé: “Emancipation – Oltre la Libertà”, il nuovo film di Antoine Fuqua con protagonista Will Smith. Un racconto che trae ispirazione dalla foto “The Scourged Back”, scattata nel 1863 durante una visita medica dell’Esercito dell’Unione, che ritrae la schiena nuda di uno schiavo segnata da diversi colpi di frusta. Un’immagine che ha fatto la storia e che ha contribuito ad alimentare l’opposizione pubblica nei confronti della schiavitù.
La storia di Peter il fustigato
“Emancipation – Oltre la Libertà” racconta la dura epopea di Peter (Will Smith), uno schiavo che tenta in tutti i modi di fuggire dalla schiavitù. Un uomo allo stremo delle forze che può contare solo sul suo ingegno, sulla sua fede e sul profondo amore per la sua famiglia. Venduto e separato dai suoi cari, Peter è costretto a scappare dal nuovo padrone per intraprendere un viaggio con l’obiettivo di raggiungere l’esercito di Abraham Lincoln stanziato nella vicina Baton Rouge, in Louisiana. Un percorso all’insegna del pericolo, con diversi cacciatori alle spalle e sulle sue tracce. Non mancano le insidie che si celano tra la flora e la fauna della palude, ma quello che conta è l’obiettivo: eludere i suoi spietati inseguitori per raggiungere la tanto sognata libertà.

“Gli schiavi sono liberi. Dobbiamo arrivare a Baton Rouge attraverso la palude, l’esercito di Lincoln è là.”
Cit. Peter (Will Smith)
La recensione di Emancipation
Il nuovo film diretto da Antoine Fuqua parte in maniera incalzante: i primi minuti della pellicola, la presentazione della storia e dei suoi protagonisti è molto interessante e cattura fin da subito l’attenzione dello spettatore. I temi trattati sono tanti ed anche di una certa importanza, nonostante siano argomenti che fanno parte della cultura cinematografica da molto tempo e spesso, a livello prettamente artistico, molti di questi titoli peccano di originalità, soprattutto grazie ad un mercato abbastanza saturo di prodotti biografici. Il problema è che, dopo i primi 10-20 minuti, il film rallenta vistosamente, proprio quando la storia di Peter, il protagonista, prende finalmente il via.
I motivi per il quale si avverte questo brusco stop narrativo sono tanti: a partire da una regia che rimane anonima e da cui non traspare una scelta un pelo più autoriale, quasi come se il regista si limitasse a riprendere passo passo le scelte di sceneggiatura. Un film del genere, per riuscire ad acquistare un vero e proprio valore, ha bisogno, però, di una messa in scena che riesca a mantenere viva l’attenzione e la curiosità dello spettatore dall’inizio alla fine. Certo non aiuta una fotografia che tenta, invece, di apparire più ricercata, ma che finisce quasi per risultare fastidiosa. Robert Richardson, che negli anni ha spesso lavorato con registi di un certo livello e realizzato dei lavori impeccabili (parlano da soli i suoi tre premi Oscar), questa volta non riesce a creare quella stessa magia: il risultato è un’immagine che gioca sul bianco e nero, ma che finisce per essere un prodotto troppo desaturato, nel quale si distinguono a malapena solo il giorno e la notte, il verde spento della natura circostante ed il rosso del sangue. Una sorta di esperimento ed una scelta ben precisa che non ottiene il risultato sperato, ma senza raggiungere l’impatto desiderato. Se a tutto questo si aggiungono dei comprimari che rimangono letteralmente solo di contorno e non vengono mai approfonditi, basti pensare alla famiglia di Peter, allora la storia perde quella spinta necessaria che avrebbe confezionato un film quantomeno interessante.
Il regista, lungo la sua carriera, ha dimostrato della buone capacità realizzando prodotti di un certo livello: come “Training Day”, “Southpaw” e “The Equalizer”, ma anche film come il remake dei “Magnifici 7”, “Attacco al Potere” o il recente “Infinite”. Insomma una filmografia che, malgrado spesso buone aspettative, non riesce a regalare le giuste emozioni. Parole che valgono anche per quest’ultima opera, un racconto che tenta di emozionare attraverso una storia che parla di schiavitù, di libertà e di sopravvivenza, ma che finisce per essere trasposta in maniera anonima senza lasciare il segno. Il materiale a disposizione c’è, nonostante tutto nasca da una semplice fotografia. Un immagine che racchiude in se un significato ed un messaggio di una grandissima importanza. La scelta di trasporre una storia del genere ovviamente accresce le aspettative del pubblico. Se poi come protagonista viene selezionato un attore tra i più riconosciuti ed amati (nonostante la tremenda gaffe agli scorsi Oscar) il gioco è fatto, o almeno così sembra. Lo stesso Will Smith realizza una prova di estremo carattere, un attore che, se non fosse stato sospeso dall’Academy, una candidatura probabilmente l’avrebbe anche meritata (le nomination in realtà saranno annunciate a fine Gennaio, ma è improbabile che i membri della commissione possano fare un passo indietro).

“Li ho combattuti e mi hanno picchiato e preso a frustate, spezzato molte ossa del mio corpo, più volte di quante ne ricordi, ma non hanno mai spezzato me.”
Peter (Will Smith)
Emancipation: quando una grande star non basta
“Emancipation – Oltre la Libertà” rappresenta ad oggi uno dei punti più bassi tra i tanti titoli prodotti e disponibili sulla piattaforma di casa Apple. Un investimento da 130 milioni di dollari che probabilmente frutterà per gli investitori, ma che sicuramente stona all’interno di un catalogo spesso all’insegna della qualità. Un gran peccato visto il livello delle produzioni e distribuzioni recuperabili su Apple TV+. Come già sottolineato, soprattutto per questo genere di film che portano in scena storie e fatti realmente accaduti, non basta selezionare la grande star di turno. Questi prodotti biografici hanno bisogno di una spinta in più: ritmo incalzante, colpi di scena, una sceneggiatura forte che riesca a restituire il giusto valore al protagonista ed i giusti spazi ai personaggi di contorno. Difatti la critica internazionale ha bocciato il film, in particolare la libertà creativa dell’adattamento, anche se è stata promossa la prova di Will Smith. Il personaggio, però, appare più con un mix di tanti altri protagonisti del grande schermo che hanno affrontato storie e percorsi simili. Troppi difetti per un’opera con una sovrastante ambizione, tanti sono i riferimenti, altrettanti lo sono gli argomenti trattati, ma alla fine l’unico elemento che resta di grande valore e la grande prova di un attore che, dopo anni impacchettato nel ruolo del protagonista bonaccione, negli ultimi tempi ha dato vita a personaggi di un certo spessore.