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Recensione – Titanic: una storia d’amore immortale

Ecco la recensione di Titanic, una storia d’amore immortale

Titanic è un kolossal del 1997 basato sul terribile evento accaduto realmente: il transatlantico britannico nominato nel titolo del film, affondò durante le prime ore del 15 aprile 1912. Diretto da James Cameron, la sua durata è di 195 minuti e i due protagonisti sono stati interpretati da Leonardo DiCaprio e Kate Winslet. Il resto del cast: Billy Zane, Kathy Bates, Frances Fisher, Gloria Stuart, Bill Paxton, Bernard Hill, Suzy Amis, Nicholas Cascone, Victor Garber, Lewis Abernathy, Jonathan Hyde, Danny Nucci, David Warner, Eric Braeden, Charlotte Chatton. Titanic detiene il record di nomination e di vittorie agli Oscar (insieme a Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re; Ben-Hur), rispettivamente con 14 e 11; è terzo nella classifica dei maggiori incassi di sempre nella storia del cinema con poco più di 2 miliardi di dollari. Ecco la trama e la recensione di Titanic, kolossal incentrato su una storia d’amore immortale, vissuta durante un tragico avvenimento.

La trama di Titanic, kolossal con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet

Dopo che una squadra di ricercatori si presta ad ascoltare la storia di una donna di oltre cent’anni, il racconto incomincia con la voce narrante della protagonista Rose DeWitt Bukater (Gloria Stuart), un’anziana signora sopravvissuta al terribile naufragio del transatlantico RMS Titanic nel 1912. Tornando con la sua memoria a quell’epoca, inizia la storia in cui Rose (Kate Winslet) è una diciassettenne britannica che si imbarca con la madre Ruth (Frances Fisher) e il ricco fidanzato Cal Hockley (Bill Zane), che Rose è costretta a sposare per motivi economici. Oppressa dal destino, Rose è tentata dal togliersi la vita gettandosi dal parapetto della nave. Ma Jack Dawson (Leonardo DiCaprio), che è casualmente presente sul Titanic dopo aver vinto dei biglietti a poker, riesce a dissuaderla e salvarla, e così Cal per ringraziare l’impavido giovane lo invita a cena.

 

Cal dona a Rose un gioiello appartenuto a Luigi XVI, chiamato “il Cuore dell’Oceano”, un pezzo unico ed affascinante. Tuttavia la ragazza preferisce passare il suo tempo con Jack, piuttosto che sopportare la presenza dell’arrogante futuro marito. Tra i due nasce ben presto un sincero e profondo affetto, ma Cal si accorge della relazione clandestina grazie ai servigi di quella che sembrerebbe essere la sua guardia del corpo, e la madre impone a Rose di non frequentare più Jack, per paura che il matrimonio salti e i problemi economici tornerebbe a tormentarli. Ma la ragazza, pur volendo evitare di sottrarsi al matrimonio organizzato da sua madre, non può far a meno di provare dei sentimenti per Jack e i due si dichiarano amore.

 

Il giovane dipinge un erotico ritratto dell’amata e la coppia progetta di fuggire segretamente insieme, una volta sbarcati in America. Ma durante la notte del 14 aprile, il transatlantico si schianta contro un iceberg e lo scafo è irrimediabilmente compromesso, imbarcando acqua in cinque reparti. Mentre sul ponte i passeggeri si affrettano a riempire le scialuppe, Cal cerca in tutti i modi di separare Jack e Rose, ma la ragazza è pronta a rinunciare anche alla propria salvezza pur di restare accanto all’amato. In una terribile corsa contro il tempo, la coppia deve definitivamente dirsi addio quando il Titanic si spezza in due tronchi facendoli cadere nelle acque gelide dell’oceano. Rose riesce a sopravvivere, e conserva per sempre “il Cuore dell’Oceano” come ricordo unico di una vita passata, ma dalla quale non si è mai distaccata definitivamente.

Ecco la recensione di Titanic, una storia d’amore immortale

La recensione di Titanic, un capolavoro cinematografico riproposto spesso in sala

Che sia un capolavoro dal punto di vista cinematografico, e che venga riproposto in sala con una certa frequenza, tra 3D e 2D, sono due assiomi essenziali per la descrizione di James Cameron. Il genio di questo incredibile regista sta proprio nel meraviglioso connubio tra l’autorialità e la commercialità dei suoi prodotti, dove Titanic ne è la summa. A partire dalle idee visive mai invecchiate e sempre sul punto di poter impartire lezioni a chi cerca di costruire l’epica nei kolossal moderni, le immagini presentano quasi pedagogicamente il transatlantico e le sue dimensioni mastodontiche per l’epoca. Con un’unione imprescindibile di verticalità e orizzontalità, Cameron fa comprendere sin dall’inizio la sua volontà di mettere in contrasto l’alto con il basso, sia per ciò che concerne la società che la natura posta come Dio a dispetto delle minuscole misure dell’uomo. Il linguaggio cinematografico è costantemente esaltato, perché è come se ci fosse la realtà da cui il film parte, ossia l’anziana Rose che tenta di aiutare la squadra di ricercatori a trovare il gioiello perduto, finché non immerge gli uomini nel suo racconto.

 

Ecco che attraverso un flashback, espediente narrativo antico e perennemente affascinante, si torna al 1912: Rose è giovane e sta per imbarcarsi sul Titanic. Il montaggio poi è formidabile nel legare le forme tra i due tempi narrativi, l’iride o dal deterioramento di certi elementi sono soggetti a dissolvenze, tagli morphing, e non si perde così di fluidità. Inoltre, lo spettatore che parte scettico e avido come la squadra di ricercatori intenti ad ascoltare l’anziana, in 2 ore e mezzo circa si ritroveranno cambiati nel profondo dalla significativa storia alla quale stanno prestando ascolto. Non è un caso che, ed è interessantissimo anche solo dal punto di vista cinematografico, uno dei ricercatori ricorda all’anziana Rose come è accaduto tecnicamente l’affondo del Titanic, spettacolarizzando ma allo stesso tempo banalizzando la tragedia. La signora non può che farglielo notare, e quella spiegazione durata pochi minuti si rivela un devastante evento di oltre 2 ore, in cui i tempi dilatati del film permettono allo spettatore di apprendere realmente la portata della sciagurata notte tra il 14 ed il 15 aprile 1912. La data rappresenta, ancora una volta, un esempio di come lo sviluppo tecnologico dato dall’uomo (Titanic) non può niente contro l’imprevedibilità della natura (iceberg).

Ecco la recensione di Titanic, una storia d’amore immortale

Ricchi e poveri sul Titanic

Il campo semantico di Titanic è abbondante, più complesso di quanto si creda, a partire dal contrasto annunciato tra le due classi sociali presenti sulla nave: ricchi e poveri. L’ingordigia e la superbia hanno generato la prima spaccatura, ed è quella intrinseca all’umanità stessa, divisa in base alle proprietà. Ciò viene riflesso quando i passeggeri si imbarcano, dove gli altolocati vengono addirittura serviti prima di alloggiare in appartamenti lussuosi, ed al contrario i poveri devono sottostare ai controlli sanitari prima di accomodarsi nella parte bassa della nave, contaminata anche dalla presenza dei ratti. La macchina da presa segue inesorabilmente ciò che nei dialoghi viene fatto presente, andando di pari passo, procedendo una ripida discesa negli “inferi” dei lavoratori infaticabili, per poi invertire la rotta e procedere gradualmente verso l’alto per mostrare il “paradiso” dell’azzurro, dove Jack osserva i delfini nuotare. Tale contrasto viene ripreso anche nel finale, durante l’affondo, ma i concetti di “inferno” e “paradiso” sono annullati: la disperazione colpisce tutti senza distinzioni, anche se il trattamento ricevuto è diverso. Infatti, la superficialità dell’uomo è senza limiti, siccome le scialuppe di salvataggio sono state rimosse dal transatlantico per motivi unicamente estetici. Ma i poveri sono costretti a restare in basso, rinchiusi nel loro settore dall’equipaggio, mentre i ricchi sono in alto, in attesa di essere caricati sulle poche scialuppe a disposizione, almeno donne e bambini.

 

Lo scontro tra Cal e Jack per segnare in via definitiva il cuore di Rose, dimostrano come la freddezza di un uomo che ha tutto sia in realtà vuoto dentro, tanto da scadere in eccessi melodrammatico come in tutta la scena finale. Jack, al contrario, è un ragazzo pieno di contenuti e vitalità diffondendo calore verso chi lo circonda, e Rose ne è come ammaliata sin dal primo istante, quando viene dissuasa dal giovane sul parapetto della nave. Questi contrasti verticali e orizzontali vengono mostrati a più riprese, ma non perdono mai di lucidità nella rappresentazione poiché c’è un bilanciamento per entrambi le classi sociali. I ricchi sono sì arroganti, ma non tutti, dato che alcuni membri dell’equipaggio hanno un atteggiamento propositivo e altruista, così come Molly Brown (Kathy Bates) e Thomas Andrews (Victor Garber). Tra i poveri l’unico personaggio a prendere spazio è Jack, ma i suoi amici Fabrizio e Tommy non mancano di coraggio e buon cuore. Tuttavia, nei pochi sprazzi in cui si osserva questa classe sociale, è possibile notare un equilibrio tra atteggiamenti piuttosto rozzi ed altri assolutamente genuini.

 

La demarcazione tra le due classi sociale è tutt’altro che approssimativa, e i dialoghi non fanno altro che evidenziare l’attrito. Cameron è un battutista e lo si nota alla grande in Titanic, perché ci sono dei botta e risposta indimenticabili come la conversazione su Freud a tavola, o l’annotazione di Tommy sull’affondare come un ricco, quindi ascoltando la musica classica. Ma nei 195 minuti di durata del film non si perde mai il filo conduttore, non ci sono mai discorsi retorici o superficiali, c’è un’intensità accesa in ogni elemento enfatizzato con ardore dalla comunicazione tra filmico e profilmico. Allora la rottura tra le due classi, il non volersi aiutare e comprendersi a vicenda, questa netta chiusura attualizzata come se si assistesse ad un taglio fatto con le cesoie, si concretizza con valore metaforico potente. Il Titanic sbatte contro un iceberg, e la presunzione da parte del capitano Smith e dell’imprenditore Joseph Bruce Ismay viene punita, dopo che i due avevano deciso di aumentare la velocità di navigazione per arrivare in anticipo e finire in prima pagina. Altra battuta enunciata dal capitano, a proposito di conversazioni memorabili, riguarda proprio la prima pagina che “si avrà lo stesso” ma per motivi differenti. La frattura dell’animo umano viene perfettamente rispecchiata da quella procurata al Titanic per non curanza, e a pagarne le conseguenze, come al solito, sono decisamente in troppi.

La purezza della femminilità in Rose

La gabbia claustrofobica costruita per la donna è soltanto apparenza. Ciò che luccica, è soltanto una decorazione d’orata che cela la vera ricchezza al suo esterno. Rose è oppressa dal destino e dal matrimonio combinato solo per evitare a lei e la mamma di vivere in povertà e con ingenti debiti a pesare sulle spalle. Il suo è un alto senso del dovere, nei confronti suoi e della madre, ma questa non è vita e lo sottolinea il fatto che quasi preferisce annullare la propria esistenza gettandosi dalla nave. Tale senso di chiusura e oppressione è possibile riscontrarlo nella scena in cui la madre di Rose le stringe il corsetto, mentre le ricorda con tono deciso che vivono una vita ingiusta in quanto donne.

 

Per Cameron la donna è fondamentale giustamente, e nel suo cinema non fa altro che ricordarlo prontamente con figure femminili memorabili e determinate al raggiungimento dei propri obiettivi o ideali. Rose è spinta dal romanticismo, dalla voglia catartica di riscattare la sua preziosa individualità a dispetto di una vita finta quanto vuota. I suoi gesti non sono mai banali, e addirittura è lei a guidare un timido e nervoso Jack quando si trovano a consumare fisicamente il loro amore. Dimostra di essere aperta di mente, spassionata amante della vita stessa, sinergicamente legata al sano divertimento e ai vizi quali alcol e sigarette: Rose è meravigliosamente umana.

 

La Rose anziana, invece, non si è mai veramente liberata dei ricordi vissuti sul Titanic. La sua azione di gettare “il Cuore dell’Oceano” in acqua, dalla nave dei ricercatori, è un cenno puro come quello di un addio definitivo ad una persona amata in procinto di abbracciare la morte. Nonostante sia andata avanti, si sia rifatta una vita dopo la tragedia, è come se quella terribile notte la giovane Rose fosse morte per lasciar spazio ad una nuova personalità. Ma come si evince dalle foto sul comodino accanto al letto dell’anziana signora, Rose ha vissuto appieno e con gioia, esattamente come avrebbe voluto Jack e come lei stessa desiderava da quando era ragazzina. Così la macchina da presa scivola dal sorriso della Rose diciasettenne all’anziana addormentata, e la narrazione termina in una scena onirica che lascia intendere il passaggio di Rose dalla vita terrena a quella ultraterrena: ritrova le anime rimaste sul Titanic dal 1912, riabbraccia Jack vicino l’orologio e lì resteranno in eterno.

Ecco la recensione di Titanic, una storia d’amore immortale

L’affondo del Titanic

Il momento clou di Titanic è presente nel graduale affondo del transatlantico, quando il panico si diffonde tra i passeggeri. L’umanità si prende il palcoscenico mossa dai diversi istinti, anche in questo caso lasciando trasparire un contrasto tra i diversi approcci all’imminente naufragio. Una corsa al sotterfugio per potersi rimediare un posto sulle poche scialuppe a disposizione, tentando di salvarsi la vita; un’accettazione dolorosa ma evidenziata, così come il capitano Smith che sceglie di morire al timone dopo essersi pentito dell’accaduto, o il ricco anziano che sceglie di annegare abbigliato elegantemente. Molly Brown e la madre di Rose osservano da lontano ciò che accade alla nave, offrendo un’angolazione d’osservazione più distante rispetto a quando lo sguardo è ancora alla coppia di innamorato sul Titanic. Le due donne in un certo senso appassiscono di fronte quell’orrore mai visto prima, e la signora Molly vorrebbe rendersi utile cercando di convincere le persone a bordo della scialuppa a tornare indietro per aiutare, per salvare qualcuno dal gelo dell’acqua. Purtroppo non viene assecondata, bensì minacciata.

 

Eppure su 20 scialuppe nelle vicinanze, soltanto una torna sui suoi passi per offrire riparo ai caduti nell’oceano, però l’esitazione iniziale viene pagata a caro prezzo: quando fanno ritorno ciò che si para davanti ai loro occhi è uno spettacolo raccapricciante, con cadaveri di adulti e bambini coperti dal ghiaccio dovuto all’ipotermia. L’importanza di quel gesto non va ridimensionata, poiché l’atto di coraggio del 5° ufficiale Harold Lowe (Ioan Gruffudd) ha permesso a Rose ed altre cinque persone di sopravvivere. Ben sei anime sono state salvate da un’azione umana dettata dall’altruismo e il vero amore per la vita, perché è così che ci si riempie di vitalità, dando valore alle persone con un senso di comunità.

Titanic: un film di James Cameron

Titanic è un capolavoro firmato dal maestro James Cameron. Non è mai facile mettere completamente d’accordo critica e pubblico generalista, ma lui puntualmente incassa e convince. Come già citato, non svolge soltanto un lavoro di immagini verticali e orizzontali, ma modifica le immagini a suo piacimento (sempre funzionale), segue i personaggi, ancora il loro sguardo ad una soggettiva che in realtà è una finta soggettiva, perché poi lo sguardo torna esterno. La ricostruzione drammatica di un evento terribile viene riproposta artisticamente in modo completo, sancendo in toto la potenza del cinema, macchina in grado di dar vita a ciò che normalmente non lo ha. Astrazione e concretezza vengono unite indissolubilmente passando per l’immaginario di Cameron, che prontamente lo restituisce al mondo con una consapevolezza e una sincerità cristallina.

 

Così facendo, il dolore di persone vissute cent’anni prima viene comunicato tramite empatia ai personaggi recitati, che a loro volta lo esalano agli spettatori inevitabilmente commossi ed emotivamente travolti. James Cameron è un regista che ama costruire i suoi mondi cinematografici per poi distruggerli, e non si risparmia mai dall’esporre una riflessione sull’umanità e la società regolatrice, lasciando pensare a tutte le ambiguità morali del caso. Lo concretizza anche facendo lavorare le sue inquadrature, il montaggio, la scenografia magniloquente ed imprescindibile, così come gli effetti visivi meravigliosamente moderni nonostante Titanic sia un film del 1997. Tali elementi veicolano ciò che concettualmente viene espresso dai personaggi, e non c’è niente di più grande dell’arte del cinema, in grado di ridurre il gap tra la conoscenza della storia, l’arte tout court, e l’uomo in grado di specchiarsi in sé stesso.

"Per tre anni non ho fatto altro che pensare al Titanic. Ma non l'avevo capito bene. Non l'avevo vissuto col cuore. "

Voto:
5/5
Andrea Barone
5/5
Andrea Boggione
5/5
Sarah D'Amora
5/5
Gabriele Maccauro
4/5
Alessio Minorenti
5/5
Matteo Pelli
5/5
Paola Perri
5/5
Vittorio Pigini
4.5/5
Bruno Santini
5/5
Giovanni Urgnani
5/5