Recensione – The Consultant: la serie Prime Video con Christoph Waltz

Recensione di The Consultant con Christoph Waltz

The Consultant è una serie TV inclusa sulla piattaforma di streaming Amazon Prime Video, con Christoph Waltz nei panni del protagonista; il prodotto in questione, che vede l’adattamento del romanzo omonimo di Bentley Little, è stato scritto da Tony Basgallop (Servant) e racconta – in maniera più o meno metaforica – una realtà thriller con sottofondo capitalista, per mezzo delle dinamiche di un ufficio che diventa sempre più macabro (un’analogia rispetto a Severance, dello stesso stampo). Ma sarà una serie soddisfacente sotto tutti i punti di vista? Di seguito, viene indicata la trama e la recensione della serie prodotta da MGM con Amazon Studios. 

La trama di The Consultant, serie Prime Video con Christoph Waltz protagonista

La CompWare è un’azienda che si occupa della promozione e della produzione di videogiochi indie, che vengono inclusi all’interno degli smartphone o dei device mobili, capitanata da Sang-woo, un ventenne sud-coreano che ha la passione per i videogiochi ed è riuscito, nonostante la sua giovane età, ad ottenere un incredibile successo nel mondo videoludico. Quando, in occasione di una gita scolastica, alcuni bambini entrano nel suo ufficio, Sang-woo viene ucciso da uno di questi ultimi: da questo momento in poi, per la squadra della CompWare e per Elaine (Brittany O’ Grady) e Craig (Nat Wolff) iniziano grandi problemi. 

 

A succedere a Sang-woo sarà Regus Patoff, un consulente finanziario che ha alcuni problemi nel salire le scale e un carattere incredibilmente cinico, soprattutto nell’ambiente lavorativo, ma che ha come unico obiettivo la massimizzazione dei profitti da parte della CompWare, così come da contratto avvenuto con il precedente CEO Sang-woo. Ben presto, però, Regus Patoff si rivelerà essere molto più che un semplice consulente finanziario, attraverso alcune scelte che renderanno la vita dei protagonisti di The Consultant sempre più difficile. 

The Consultant spiegazione del finale della serie con Christoph Waltz su Amazon Prime Video

La recensione di The Consultant

Inutile negare che The Consultant basa il suo grande successo sulla figura attoriale di Christoph Waltz,la cui interpretazione spicca per incredibile talento del due volte Premio Oscar, per Bastardi Senza Gloria e Django Unchained. Ancora una volta, il ruolo di antagonista rappresenta il massimo possibile per l’attore austriaco che dimostra di saper perfettamente incarnare la figura di un uomo cinico e spietato, come già Hans Landa aveva dimostrato nella storia di uno dei film migliori di Quentin Tarantino. Sulla base di questo pilastro si innesta un’intera narrazione da thriller-commedia che, pur attingendo dalla materia di un romanzo, si prende le sue libertà nell’inserimento di particolari ed elementi narrativi, al fine di conferire maggior lustro ad una trama sicuramente molto intrigante per le sue fattezze. 

 

 

Ne deriva The Consultant, una serie che si serve di elementi metaforici non sempre perfettamente riusciti ma che, nel loro insieme, riescono a restituire una caratterizzazione importante di quel capitalismo che schiaccia le persone, soprattutto all’interno di un ambiente lavorativo: nel farlo, la serie TV su Amazon Prime Video cerca di andare oltre le dicotomie che ci sono tra classe dominante e classe dominata, permettendo un inserimento di altri elementi che hanno a che fare con il desiderio di autorealizzazione personale, molto spesso sfociante nell’estenuante competizione che rende gli spazi claustrofobici e gli ambienti invivibili. Benché vivano delle situazioni problematiche, i personaggi di The Consultant non sono mai obbligati nelle loro scelte: Sang-woo potrebbe non firmare il contratto, sapendo che ciò causerà la fine della sua vita, eppure accetta di affidarsi a Regus Patoff per ottenere l’immortalità economica e sociale, attraverso il futuro successo di una CompWare ormai vicina al disfacimento. 

 

 

E ancora Elaine e Craig, che accettano compromessi assolutamente umilianti (benché inizialmente restii), pur di piacere al proprio boss, nella spasmodica volontà di scalare posizioni sociali e raggiungere i vertici di una gerarchia che non si fa più soltanto metaforica, ma anche corporale: per arrivare in cima bisogna camminare addosso agli altri, calpestarli e distruggerli, così come un elefante farebbe con una lastra di vetro. Non è un caso che il videogioco che si afferma nella gestione di Patoff si concluda con un bug, che non permette a nessuno di vincere: è il famoso elefante nella stanza, che si oppone al desiderio della persona sbarrandole la strada che la separa dalla vittoria. La vita umana diventa, dunque, quel famoso labirinto di un videogame senza fine, in cui gli esseri umani decidono di evitare ogni tentativo di libertà, immettendosi volontariamente in un sistema che li schiaccerà. Non il capitalismo che distrugge gli uomini, dunque, ma gli uomini che scelgono di farsi schiacciare dal capitalismo

 

 

In un determinato momento della stagione si osserva Craig che, in un suo incubo, sogna di trovarsi in un videogioco dove ha la possibilità di selezionare le armi e uccidere Regus Patoff: purtroppo, si tratta soltanto di una piccola evasione rispetto ad una scrittura e ad una messa in scena sostanzialmente tradizionale, per una serie che poteva offrire molto di più, puntando su quello stesso acceleratore che ha permesso di restituire alcune trovate narrative sicuramente interessanti. Con una colonna sonora che si serve anche di Prodigy e Depeche Mode, perfetti per l’epopea thriller rappresentata, The Consultant è comunque un buonissimo prodotto di intrattenimento, che si lascia guardare e con dei buoni plot twist, che giocano soprattutto sull’aspetto immateriale dell’animo umano. 

Voto:
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